Nazionale

“Mai minimizzare”. Il basket italiano risponde al razzismo con l’oro

Dalla vittoria di David Torresani e dei suoi compagni al lavoro quotidiano Uisp sui territori con il progetto SIC contro le discriminazioni

 

David Torresani ha 19 anni, gioca a Treviso, ed è uno dei volti dell’Italia Under 20 di basket che ha appena vinto l’Europeo. Ma, per lui e i suoi compagni, il torneo è diventato presto qualcosa di più. Dopo la pubblicazione della foto ufficiale della squadra, i canali social della Nazionale sono stati presi di mira da decine di commenti a sfondo razzista: “Troppi neri”, “ma è davvero l’Italia?”, “italiani neri?”. Frasi brevi, anonime, ripetute. La FIP-Federazione Italiana Pallacanestro ha dovuto moderare la chat live per l’ondata di insulti ricevuti.

È in questo contesto che, al termine della finale vinta contro la Lituania, Torresani ha pubblicato una storia su Instagram: "Grazie mille a tutti i commenti negativi e razzisti sotto i vari post, ci avete dato la carica".  Anche il profilo ufficiale della Federazione ha rilanciato quel messaggio e così hanno fatto anche compagni e membri dello staff tecnico trasformandolo una risposta corale, spontanea. "Sono cose incivili, fatte da persone arretrate e senza cultura - ha poi detto Gianni Petrucci, presidente della Federbasket - I giocatori hanno dimostrato, anche nella risposta, di essere ragazzi maturi".

Questa infatti è la storia di una squadra che ha scelto di reagire, compatta. Un gruppo che racconta un’Italia diversa: ragazzi cresciuti nelle scuole italiane, nei quartieri, nei centri sportivi di provincia. Ragazzi che spesso hanno un background migratorio, giovani che hanno trovato nello sport uno spazio per esprimersi e per essere riconosciuti. In un’intervista del 21 luglio a La Repubblica, firmata da Cosimo Cito, Torresani ha raccontato la sua esperienza con lucidità: 

"Mia madre è originaria del Benin, mio padre è milanese. Sono nato a Milano, poi mi sono trasferito in Belgio con mia madre, mia sorella e mio fratello più piccoli, poi in Lussemburgo. Diversi nella nostra Under 20 sono italiani di seconda generazione. È qualcosa di importante per l’evoluzione del nostro basket, del nostro sport in generale, della nostra società. E poi, indipendentemente dal colore della pelle, se uno merita di stare in Nazionale, è quello il suo posto”.

Per le nazionali è già successo nell’atletica, nella pallavolo nel calcio, nel nuoto. Ora sta accadendo anche nel basket. E, invece di restare in silenzio, questa Nazionale ha deciso di parlare. Non solo per rispondere agli insulti, ma per affermare una nuova idea di appartenenza. A chi gli domanda se l’Italia sia un paese razzista, Torresani risponde: “Non lo so ma è incredibile che in Italia ci sia ancora tutto questo. È qualcosa che rimane, aumenta, diminuisce, va a ondate. Ma temo non si esaurirà mai". 

Il razzismo nello sport non è un’eccezione: è una realtà quotidiana. E non si ferma al professionismo. Secondo il rapporto dell’Osservatorio UNAR–Uisp, oltre il 78% delle segnalazioni di discriminazione nello sport riguarda motivi etnici o razziali. Sono storie che parlano di tesseramenti negati, battute razziste, esclusione, insulti. Ma anche di allenatori, atlete e dirigenti che scelgono di non girarsi dall’altra parte. Di non accettare che l’odio sia normale. In molti casi, chi subisce resta in silenzio, per sfiducia, per paura, per abitudine. Ma quel silenzio, oggi, comincia a rompersi.

Proprio da qui nasce il lavoro del progetto SIC! – Sport, Integrazione, Coesione, promosso da Uisp Nazionale in collaborazione con UNAR e Lega Serie A, con il sostegno del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In 17 città italiane, da nord a sud, SIC sostiene esperienze che promuovono l’accesso equo alla pratica sportiva e il contrasto a ogni forma di discriminazione. Tornei inclusivi, laboratori scolastici, incontri pubblici, formazione per dirigenti, attività di comunicazione. Perché “mai minimizzare” non è uno slogan, è una postura. È la scelta di esserci, insieme, con la testa alta. Come hanno fatto Torresani, e i suoi compagni. E come continuano a fare, ogni giorno, tante squadre senza trofei ma con molta più storia di quanto sembri. (Lorenzo Boffa)

Foto: pagina Facebook Italbasket