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Pasolini: "Lo sport fa parte del bagaglio di ogni uomo libero"

Ricordiamo il rapporto tra Pier Paolo Pasolini e lo sport, nel centenario della nascita del poeta, scrittore, regista italiano

 

Di Pasolini regista e scrittore della strada sappiamo tutto e abbiamo imparato molto. Anche perché, in quelle strade di periferia c’era, e c’è, molto sport e molta Uisp. E Pasolini, uno che odiava la faccia patinata di tutto, quello sport lo ha raccontato e praticato, ogni volta che gli capitava.

A cento anni dalla nascita, a Bologna, il 5 marzo 1922, la penna e la macchina da presa di PPP continuano ad essere corsare e ad influenzare i modi di guardare la realtà. Lo sport, il calcio, l’atletica e il ciclismo sono lenti per guardare la realtà del suo tempo. “Pasolini è un’olimpiade ambulante a Bologna, lo testimoniano le sue lettere, in cui lo sport figura sempre negli ambiziosi menù giornalieri che il giovane poeta si prefigge di divorare  – scrive Valerio Piccioni in “Quando giocava Pasolini” (Ed. Limina, 1996) – grandi letture, impegni universitari, uscite con gli amici. ‘A parte tutto questo, scrive all’amico Farolfi nel 1941, altre ragioni mi hanno assillato e tolto quasi il respiro: alcune manie iniziali, imparare a suonare il banjio, darmi all’atletica, iscrivermi alla Virtus…la cosa più bella di tutte: il torneo di calcio tra le Facoltà. Io ero il capitano della squadra di Lettere”.

Nel 1960 seguì i Giochi olimpici di Roma per i settimanale “Vie Nuove”, e scriveva: "La gara atletica pura è una lirica più o meno breve: i cento metri un endecasillabo, i duecento un emistichio, i quattrocento un quartino”. Lo sport non è una Pandora imbalsamata dal tempo, è un pezzo del racconto che va in scena dentro al Raccordo Anulare: “Scendiamo dalla macchina, nel piazzale circondato dalle casette degli sfrattati, chiuse nel loro miserabile orticello... Lontanissime, splendono le luci della Roma olimpica”.

Tifava Bologna, detestava Nino Benvenuti, ammirava Gigi Riva, che definiva “molto simpatico. Lo capisco dalla rabbia che mi fa, che è la rabbia che fanno glia amici” diceva nel 1975 in un’intervista di Claudio Sabattini sul Guerin Sportivo.

E’ rimasta epica la partita di calcio 900 contro 120, ovvero la partita tra due troupe, con tanto di attori e di maestranze, che si gioca il 16 marzo 1975. Da una parte Pasolini, con la troupe che stava girando “Salò” nei dintorni di Mantova, con maglia rossoblù, come quella del Bologna. Dall’altra Bertolucci, che festeggiava il trentaquattresimo compleanno, con la sua troupe che lavorava a “Novecento”, con maglie viola. Finì 5-2 per Bertolucci.

“Per me sport e cultura non sono in antitesi, anzi si integrano, lo sport fa parte del bagaglio di ogni uomo libero”, dice in una delle sue ultime interviste. (di Ivano Maiorella)

Anche Uisp Monza Brianza ha realizzato un articolo di approfondimento per celebrare i cento anni dlala nascita di Pier Paolo Pasolini. LEGGI L'ARTICOLO