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Sport e persone transgender: nuove sfide e nuovi diritti

Paolo Valerio, Università Federico II: "Il linguaggio inclusivo è faticoso, ma è la condizione per raccontare correttamente l'arcipelago delle differenze"

 

Le persone trans escluse dalla pratica sportiva sono tante, come dimostrano le numerose richieste di supporto raccolte dalle associazioni. La Uisp, pioniera nel facilitare l'accesso delle persone transgender alla pratica sportiva, con il lancio del tesseramento Alias avvenuto nel 2017, organizza con il Centro di Ateneo SInAPSi della Federico II, l’Ordine degli Psicologi della Regione Campania, la Fondazione Genere Identità Cultura ETS e l circolo Antinoo Arcigay di Napoli, giovedì 5 novembre a Napoli una tavola rotonda dal titolo “Sport e persone transgender: nuove sfide e nuovi diritti”. L'incontro è in programma in occasione della proiezione del docufilm “5 nanomoli - Il sogno di una donna trans” a Napoli, città natale di Valentina Petrillo, protagonista del documentario, e si terrà Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo, Via Concezione a Montecalvario 34, alle 19, prima della proiezione che inizierà alle 21. Il film racconta la storia di Valentina Petrillo, prima atleta transgender italiana a partecipare alle Paralimpiadi, e sarà introdotto dalla regista Elisa Mereghetti e dalla protagonista stessa.

L’incontro sarà moderato da Paolo Valerio, professore onorario di psicologia clinica, Università degli Studi di Napoli Federico II e presidente onorario del Centro di Ateneo SInAPSi della Federico II; Anna Lisa Amodeo, docente di psicologia clinica, responsabile Sezione Antidiscriminazione Centro di Ateneo SInAPSi della Federico II; Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e Diritti Uisp Nazionale. Interverranno: Carla Casapulla, vicepresidente Uisp Campania; Antonello Sannino, presidente Antinoo Arcigay Napoli; Luca De Rose, responsabile preparazione mentale squadra olimpica Italiana; Francesco Garzillo, psicologo e psicoterapeuta, componente Comitato Pari Opportunità e Cura delle Relazioni OPRC.

“Abbiamo voluto affrontare insieme questo tema perchè sappiamo che la cultura è il primo strumento per abbattere stereotipi e pregiudizi - spiega Paolo Valerio - le persone trans escluse dalla pratica sportiva sono ancora molte, come ci confermano le associazioni. Per questo apprezziamo l’impegno pionieristico dell’Uisp nell'accogliere le persone trans con il tesseramento Alias. Il nostro obiettivo è partecipare alla costruzione di una società sempre più inclusiva, un termine importante, diverso da integrazione. Con inclusione intendiamo che la società è pronta a modificarsi per accogliere una persona con le sue specificità, mentre l’integrazione prevede che sia la persona a modificarsi per poter essere accolta”. 

L’ONIG-Osservatorio Nazionale Identità di Genere, di cui Valerio è presidente, ha diffuso a settembre un comunicato su Olimpiadi e sport che chiama in causa il ruolo dei media e dei giornalisti: “E’ necessario che vengano prodotte notizie basate su fatti verificati, utilizzando un linguaggio privo di pregiudizi e stereotipi. Gli episodi di Imane Khelif e Valentina Petrillo occorsi ai Giochi di Parigi evidenziano quanta disinformazione ci sia ancora nei nostri mezzi di comunicazione, mentre sarebbe indispensabile affrontare queste vicende con rigore scientifico. Spiace notare che spesso, invece, a queste tematiche è sottesa una speculazione politica. Cittadini e cittadine, però, hanno il diritto di ottenere un'informazione corretta e rispettosa, utile a promuovere una cultura sportiva equa e inclusiva: se a un giovane viene preclusa la partecipazione all’attività sportiva secondo il suo genere di elezione si genera sofferenza e senso di esclusione. Allenatori, operatori e tutti gli adulti di riferimento, devono sostenere la riflessione su questi temi per promuovere un cambiamento negli atteggiamenti, favorendo la libertà di espressione delle persone e il diritto ad affermare la propria identità”. 

Pregiudizi e stereotipi sono ancora prevalenti anche tra cittadine e cittadini?
“E’ difficile fare un discorso generale, il nostro Paese è un arcipelago di differenze, legate ai vari contesti: città e periferie, fasce d’età, cultura, sono tutti fattori che influiscono sulle prospettive. Quello che vedo, come docente e formatore, è la diffusione tra i giovanissimi di identità fluide e non binarie, cioè di ragazzi e ragazze che non si riconoscono nelle identità di genere che ricadono nelle categorie tipicamente adottate della cultura occidentale, che vede il genere rigidamente diviso tra due distinte polarità maschio/femmina. In questo caso il problema principale può essere quello di non sentirsi accolti dai propri insegnanti, quando chiedono di essere appellati con un nome diverso da quello assegnato alla nascita e non vedono riconosciuta la propria identità quando la percepiscono diversa da quella anagrafica".

Con identità fluide o non binarie (in inglese genderqueer oppure nonbinary, non-binary, o enby dall'abbreviazione) si definiscono quelle identità di genere che sono al di fuori del cosiddetto binarismo di genere, ovvero non strettamente e completamente maschili o femminili. Le identità non binarie talvolta possono rientrare nel termine ombrello transgender, poiché le persone non binarie si identificano tipicamente con un genere diverso dal genere assegnato alla nascita, ma possono anche essere soltanto non conformi a tale genere. Le persone non binarie, pertanto, possono identificarsi come appartenenti a più di un genere (bigenere, in inglese bigender), a nessun genere (agenere, in inglese agender), o oscillanti tra generi (in inglese genderfluid).

"Le giovani generazioni sono molto più inclusive sui temi delle diversità e sono pronti ad accogliere compagni non binari, è un cambiamento che sta avvenendo ancora oggi e in cui si inserisce il percorso intrapreso dall’Uisp con la carriera alias, come accade in molte università. Stiamo lentamente abbandonando la rigidità dei codici binari e sono sempre più diffuse identità non binarie. Ma questi cambiamenti possono spaventare le vecchie generazioni e portare a resistenze, chiusure. Per evitare che ciò avvenga la cultura è sempre il mezzo migliore per abbattere questi muri e superare il binarismo di genere, ovvero quella rigida distinzione tra maschile e femminile, uomo e donna, da cui deriva una altrettanto rigida aspettativa su quali debbano essere i comportamenti, gli atteggiamenti, l'aspetto, l'abbigliamento, i compiti di uomini e donne, chi debbano amare".

"Ad oggi scuole e università non sono in grado di formare gli insegnanti su queste tematiche, è un problema che riguarda anche medici e infermieri: parteciperò a breve a un corso per futuri infermieri sul tema delle discriminazioni nei confronti delle persone transgender, se saremo capaci di aprire nuovi canali attraverso la cultura e la formazione avremo sempre più persone capaci di accogliere e gestire le necessità delle persone, come accade nella Uisp nei confronti di dirigenti, allenatori e operatori sportivi. Se non incontriamo nella nostra esperienza qualcuno che ci propone nuovi linguaggi, nuovi approcci, nuove prospettive, le cose non cambieranno mai”. 

Cosa può fare ognuno di noi per agevolare e promuovere questo cambiamento?
“Per iniziare è importante utilizzare i termini corretti, come trasngender e cisgender, usando il primo per indicare una persona che non si riconosce nel genere assegnato alla nascita, il secondo per le persone che si identificano con il genere assegnato alla nascita, per permettere ad ognuno di noi di definirsi e presentarsi senza causare imbarazzi, favorendo quindi la comunicazione e lo scambio tra persone diverse. Utilizzare un linguaggio inclusivo è un lavoro faticoso perchè implica un cambiamento che, di norma, necessita di più di una generazione per concretizzarsi. E non dobbiamo dimenticare che il clima politico può influenzare questi processi. Noi siamo ottimisti sul fatto che le nuove generazioni riusciranno a portare avanti una lotta per l’affermazione dei diritti e delle pari opportunità per tutte e tutti indipendemente da sesso e identià di genere”. (Elena Fiorani)