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“Sport e scienze sociali, il grande gioco del mondo globale”

Il sociologo Nicola Porro interviene sullo sport come narrazione della modernità, all'interno del suo blog "Spazio libero"
 
Il sociologo Nicola Porro, nel corso della sua produzione pubblicistica, ci ha abituato a letture oblique della società partendo dallo sport, in quanto indicatore (anzi, precursore) di tendenze sociali in atto. E ci ha indicato una strada inconsueta, almeno nella cultura italiana: il pregiudizio antisportivo è inattuale e antiscientifico. Detta così può sembrare una considerazione ovvia, per uno che ha deciso di essere un precursore della sociologia dello sport in Italia. Ma a giudicare dai due post pubblicati su Spazio Libero Blog c’è da ricredersi.

Lo sport ne esce come il fenomeno più pop del nostro tempo. Nel primo dei due contributi (leggi la prima parte) Porro parte da questa considerazione: “Se c’è un fenomeno sociale che esprime, interpreta e racchiude in sé la modernità industriale e i suoi transiti verso quello che le ha fatto seguito (Modernità liquida? Tarda modernità? Seconda modernità? Postmodernità? Ipermodernità? La fantasia lessicale dei sociologi ci lascia solo l’imbarazzo della scelta), questo è lo sport”. Si parte dalla metà dell’Ottocento e si passa attraverso Verne e Mr Foggs, al positivismo e al cinema di Méliès sino ad arrivare al colonialismo. Lo sport nella “traiettoria della globalizzazione” ha i suoi miti e i suoi eroi, dal Barone De Coubertin a Dorando Pietri. La prosa di Porro è dotta ma riesce a sedurre grazie ai continui rimandi multidisciplinari.

Nella seconda parte del suo intervento sul blog “spazio libero”, Nicola Porro riprende il racconto dalle prime Olimpiadi, non quelle del 1896 di Atene (“un evento simbolico”) ma quelle di Parigi, “uno dei tanti eventi di contorno dell’Expo”: le prove dei giochi olimpici si sarebbero disputate nei soli giorni festivi, spalmati nell’arco di sei mesi, concentrate nel XII arrondissement, periferia orientale di Parigi dove i palazzinari dell’epoca avevano previsto lucrosi investimenti immobiliari. Chi sta pensando ad accostamenti con l’attualità odierna aggiunga anche questo particolare: l’Italia si piazzò ottava nel medagliere, più o meno quello che è successo a Rio 2016.

Da questo momento in poi comincia un’altra storia, “nell’Ottocento i ceti borghesi iniziano a trasformare in sport le antiche abilità aristocratiche come cavalcare, cacciare, tirare di scherma”. Dal 1900 i Giochi olimpici aprono la strada ai grandi eventi globali. Una storia di “Bari e guastafeste”, definizione coniata da Johan Huizinga come ricorda Porro, che nel 1998 è stata ripresa da Gianmario Missaglia, pedagogo dello sportpertutti, e utilizzata come titolo del suo libro-manifesto. La lettura di questi due saggi brevi di Nicola Porro, ai quali supponiamo seguiranno altre puntate, suscita questa domanda: da una parte i “Giochi olimpici”, evento globale e onnivoro, dall'altra parte la nascita degli "sport". Quale di questi due fenomeni, ha ingabbiato lo spirito libero e dirompente dal quale entrambi sono stati generati? E ancora: perché il sostantivo "Giochi" con il tempo è stato ridotto a semplice aggettivo e nulla più? (I. M.)