"Questo inconto è un'importante occasione di riflessione, soprattutto in un momento di transizione, per governare in maniera consapevoli questi passaggi - ha detto Vanessa Pallucchi, portavoce Forum terzo settore - La riforma del terzo settore deve ancora essere completata, anche se è a buon punto. Un tema ancora in campo è quello fiscale: non possiamo rispettare che al terzo settore venga messo un abito fiscale inadeguato a liberare le energie sociali che ha. L'iperburocrazia e veste fiscale non propria possono generare grandi difficoltà, questa è una base di ragionamento che già abbiamo aperto con il nuovo Governo: vogliamo che sia riconosciuto il ruolo di interesse generale del terzo settore. Abbiamo bisogno di meno burocrazia, di semplificare, di tutelare le realtà più piccole, che caratterizzano l'esperienza italiana, molto di prossimità. Come accade con le società sportive, che permettono l’accesso allo sport in modo capillare a puro scopo sociale, non economico. La riforma deve potenziare questa spinta aggregativa di coesione che appartiene al terzo settore con una serie di regole praticabili per un soggetto non profit".
"La riforma può cambire il passo nel ruolo del terzo settore attraverso l'amministrazione condivisa: dobbiamo fare un cambio culturale, insieme a tanti altri soggetti, mettendo al centro la trasparenza e l’impatto che le organizzazioni hanno a livello sociale. Per fare questo ci sono indicatori che raccontano il nostro mondo, come inclusione, sostenibilità. Il terzo settore rinnova il concetto di sussidiarietà nel rapporto con le istituzioni, partendo dalla coprogrammazione, fondamentale ma non semplice, accanto alla coprogettazione: nelle aree meno infrastrutturate del Paese coprogrammare azioni condivise tra amministrazioni e corpi intermedi è un'opportunità che può generare valore aggiunto, che le istituzioni da sole non raggiungerebbero. Ma è una novità che deve passare anche un vaglio culturale, e questo è il lavoro che dovremo fare insieme".
"Il Forum del Terzo Settore è un luogo d'incontro in cui costruire piattaforme politiche e valoriali, che rappresenta un patrimonio da connettere in progetti comuni. Il Pnrr nasce con un difetto originario: risponde a una programmazione europea su punti e indicatori per colmare le disuguaglianze esistenti, non da una coprogrammazione nata dal basso. Non è la panacea di tutti i mali, ma è un’opportunità: ci sono risorse, che però rischiano di andare a chi già ha. Devono essere promossi strumenti perequativi in modo che l'opportunità venga data dove c’è maggiore carenza".