Nazionale

Uisp Matera: lo sport sociale al fianco dei braccianti migranti

L’esperienza di un’associazione vicina all’Uisp che è intervenuta nelle baraccopoli del Metapontino, al fianco di Medici senza frontiere. Parla G. De Ruggieri

 

‘Vite a giornata. Precarietà ed esclusione nelle campagne lucane’ è il rapporto di Medici Senza Frontiere presentato martedì 21 gennaio in un evento pubblico a Matera. Uno spaccato della situazione precaria di 2mila persone che lavorano raccogliendo la frutta in Basilicata: una realtà fatta di continui sgomberi, notti trascorse nelle baraccopoli, organizzate in aree industriali dismesse e casolari fatiscenti, senza acqua potabile. Tra luglio e novembre 2019 l’organizzazione internazionale ha offerto cure mediche, da cui queste persone sono escluse, e orientamento socio-sanitario in sette insediamenti informali, tra cui l'ex-Felandina. A dicembre 2019 l'organizzazione ha passato il testimone all'associazione locale Loe-Uisp, in cui operano anche medici volontari, a cui sono stati donati il camper dell'unità mobile, le attrezzature mediche e le scorte di farmaci.

“Il nostro primo intervento rivolto ai braccianti risale all’anno scorso – racconta Giuseppe De Ruggieri, dirigente Uisp Matera e fondatore insieme ad altri volontari dell'associazione Loe – Da trent’anni con la nostra associazione studiamo le disuguaglianze tra nord e sud del mondo, collaborando con l’Uisp e con le scuole del territorio. L’anno scorso siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di questo ghetto a 30 minuti di macchina da Matera, con centinaia di persone africane che lavorano nel metapontino. In queste zone la presenza di manodopera nelle campagne è comune, vivono sparsi nelle campagne e le relazioni con le comunità locali sono molto scarse, restano quindi ai margini della società. Noi abbiamo deciso di andare a verificare le condizioni di vita di queste persone e abbiamo trovato una situazione assurda: un’area industriale sotto sequestro sulla litoranea ionica, i cui capannoni erano utilizzati come riparo, senza elettricità, bagni nè acqua”.
L’Uisp è da sempre impegnata nello promozione dell’inclusione, attraverso lo sport e la socializzazione: a Matera si svolgono numerosi tornei antirazzisti e l’associazione dello sportpertutti collabora con associazioni locali per favorire l’incontro e il dialogo tra persone di diverse provenienze. “Da marzo a maggio siamo andati tutte le domeniche nel ‘ghetto’ con un gruppo di volontari, tra cui anche dei medici, per svolgere visite mediche - continua De Ruggieri - Ne abbiamo effettuate circa 400: sono stati interventi faticosi ed impegnativi, realizzati anche grazie alla collaborazione della cooperativa Il Sicomoro che ci ha messo a disposizione un camper, e alle farmacie che ci hanno sostenuto per l’approvvigionamento dei medicinali indispensabili. In una di queste visite abbiamo incrociato un’equipe di Medici senza frontiere, che aveva saputo del ghetto e voleva rendersi conto della situazione: da maggio hanno iniziato ad occuparsi loro dei braccianti, in modo più organizzato e sicuramente meglio attrezzati”.

L'intervento di MSF, in collaborazione con le Aziende Sanitarie Locali, è stato realizzato mediante una clinica mobile che in cinque mesi ha effettuato 910 visite mediche, identificando in 785 casi condizioni mediche legate alle difficili condizioni di lavoro e di vita. In 1 paziente su 3 sono state riscontrate infiammazioni muscoloscheletriche, mentre 1 su 4 ha manifestato disturbi riconducibili alla situazione insalubre negli insediamenti informali, come problemi gastrointestinali e respiratori, dermatiti e reazioni allergiche.
“Dopo la tragedia della ragazza nigeriana morta in un incendio il ghetto di Felandina è stato chiuso e le persone si sono disperse – conclude De Ruggieri - Msf ha chiuso la missione a novembre e ha donato alla nostra associazione un camper con medicinali e attrezzature. Prima di Natale, abbiamo ricominciato ad andare a trovare le persone che si sono stabilite a Borgo di Metaponto. Per il futuro vorremmo continuare ad aiutare queste persone che vivono condizioni tanto difficili e, insieme ad alcuni insegnanti, organizzare anche una scuola di italiano”. (Elena Fiorani)