Dall’assistenza agli anziani alla cura del verde pubblico, dagli interventi a seguito di alluvioni o terremoti all’aiuto ai senzatetto, dalla gestione di spazi di socialità alla realizzazione di opportunità sportive e culturali accessibili a tutti. Donando tempo e competenze, i volontari sopperiscono spesso a lacune istituzionali e rafforzano la coesione di intere comunità, creando o rinsaldando legami sociali infragiliti dall’esplosione di nuove solitudini e dallo sgretolamento del tessuto socio-economico.
È l’ “Italia che ricuce e che ridà fiducia”, come l’ha definita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che è rappresentata da 4,6 milioni di persone, secondo gli ultimi dati Istat. Un motore inarrestabile di sviluppo sociale e solidarietà, che negli anni è evoluto e cambiato, adattandosi alla trasformazione degli stili di vita per continuare a costruire risposte.
Anche quest’anno, per il 5 dicembre sono state varie le iniziative in tutto il Paese per accendere i riflettori sul volontariato con conferenze, laboratori e iniziative simboliche.
“La spinta naturale alla partecipazione, la gratuità dell’impegno, la cura del prossimo sono valori inestimabili in particolare in questa fase storica che vede sempre più spesso prevalere diffidenza, egoismi e scarsa fiducia nelle persone. Il volontariato rappresenta sempre più spesso un faro a cui piccole e grandi comunità guardano, trovando speranza per il futuro. È quindi fondamentale coltivare un terreno di crescita per il volontariato, anche alla luce delle trasformazioni sociali ed economiche in atto, che veda collaborare le istituzioni e tutto il Terzo settore in modo da non disperdere le energie positive di questo Paese ma, al contrario, farne leva anche per lo sviluppo della cittadinanza attiva e della responsabilità collettiva”. Così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore.
“Il volontariato italiano e le sue associazioni dimostrano una straordinaria capacità di adattarsi ai tempi, reinventandosi per affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali del nostro Paese - dichiara Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale dei 49 Centri di servizio per il volontariato attivi in Italia - La spinta naturale verso la partecipazione, la solidarietà e la costruzione di legami autentici è un antidoto potente contro la disgregazione sociale. È sempre più importante, quindi, promuovere forme di partecipazione capaci di rispondere ai bisogni emergenti, creando reti e alleanze che rafforzino il ruolo delle associazioni nel costruire comunità più coese e resilienti. Solo collaborando possiamo trasformare le energie positive del volontariato in risorse durature per il futuro del nostro Paese”, conclude Tommasini.
I volontari italiani vogliono essere agenti di cambiamento, secondo quanto emerge dalla ricerca “NOI+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato”, promossa da Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre. Dopo aver indagato, lo scorso anno, le principali competenze agite dai volontari italiani su un campione di circa 10mila persone, l’impegno è proseguito con l’analisi qualitativa di oltre duemila risposte aperte date dai partecipanti. Le forme del volontariato sono variegate e, accanto ai fondamentali interventi in caso di calamità e a quelli occasionali presenti da sempre nel nostro Paese, c’è un impegno, anche continuativo e a lungo termine, che punta a cambiare in profondità le cose. A cominciare da sè stessi.
I dati parlano chiaro: i volontari percepiscono la loro azione come un importante fattore di cambiamento, tanto a livello sociale quanto personale. Il 54% del campione è convinto che la propria azione volontaria contribuisca a rendere migliori la cultura, gli stili relazionali, i modelli sociali e anche l’organizzazione dei servizi, per costruire comunità più giuste, inclusive e umane. In che modo? Innanzitutto attraverso l’aiuto concreto e l’ascolto, ma anche attraverso l’innovazione sociale, l’attivazione di processi partecipativi, la promozione della cultura della solidarietà.
La trasformazione, peraltro, riguarda anche se stessi: 3 volontari su 4 (il 76%) sono convinti che fare volontariato abbia cambiato profondamente il proprio modo di pensare.
Nelle prossime settimane tutti i risultati saranno presentati e discussi dagli enti promotori, con l’obiettivo di comprendere le traiettorie di sviluppo del volontariato e realizzare una sempre maggiore valorizzazione delle competenze.
In base ai dati di NOI+, la motivazione principale che spinge a fare volontariato è il voler dare un contributo alla propria comunità (considerata la più importante dal 63,7% del campione) seguita, con notevole distacco, dall’urgenza di far fronte ai bisogni (8,4%) e dall’aderire alla causa sostenuta dal proprio gruppo (7,3%). Tra i giovani assumono valori molto maggiori la possibilità di esplorare i propri punti di forza e mettersi alla prova (+18,2%) e l’opportunità di arricchimento professionale (+17,4%) mentre è percepita con meno intensità l’urgenza di far fronte ai bisogni (-10,6%). I giovani volontari, inoltre, sono maggiormente convinti, rispetto alla media, che fare volontariato contribuisca a cambiare la realtà (+6,5%) e che il volontariato cambi il loro modo di pensare (+4,6%). (Fonte: Ufficio stampa Forum terzo settore)