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N.9 - Tesseramento negato a un togolese: Figc condannata per discriminazione

ROMA - La Federazione italiana gioco calcio (Figc) è stata condannata dal Tribunale di Lodi per aver discriminato un giovane calciatore originario del Togo, negandogli il tesseramento nel torneo dilettantistico. Shaib Idrissuou Biyao Kolou, ex giocatore professionista con alcune partite anche in nazionale, è arrivato in Italia nel dicembre del 2008 e da allora ha un permesso di soggiorno di cinque mesi, che viene di volta in volta rinnovato in attesa che gli venga riconosciuto lo status di rifugiato politico o la protezione umanitaria. Per la Figc questo permesso di soggiorno non era sufficiente per tesserarlo, perché il regolamento della Federazione prevede, all'articolo 40, che debba essere "valido almeno fino al termine della stagione sportiva". Shaib però non si è dato per vinto e, sostenuto dall'Asgi (associazione studi giuridici sull'immigrazione) e dall'associazione Lodi per Mostar, ha fatto ricorso per discriminazione al Tribunale di Lodi che gli ha dato ragione. Il regolamento della Figc è in "contrasto con l'articolo 3 della Costituzione", scrive il giudice Federico Salmeri nella sentenza depositata oggi nella cancelleria del Tribunale, e la pretesa che il permesso di soggiorno duri quanto la stagione calcistica è "illogica, irragionevole, non giustificata, incoerente e contraria ai principi di parità di trattamento a parità di condizione". 

La Figc dovrà tesserare Shaib e pubblicare un estratto della sentenza sulla Gazzetta dello Sport. "È una vittoria che ci aspettavamo - afferma Alberto Guariso, uno dei legali di Shaib -, perché il nostro assistito ha un regolare permesso di soggiorno. Solo nel momento in cui scade e non viene rinnovato la Figc può eventualmente impedirgli di giocare e non a priori come è accaduto". 

Nella memoria difensiva la Figc aveva sostenuto che il regolamento sul tesseramento ha anche l'obiettivo di "tutelare i vivai nostrani". Per il giudice Federico Salmeri questa frase è la prova della discriminazione: "La Figc pretende di volere illegittimamente tutelare i vivai nostrani onde evitare evidentemente che giocatori extracomunitari, di maggiore preparazione atletica e talento, possano essere preferiti a giocatori italiani". 

Lo sport, sostiene il giudice, può inoltre essere uno strumento di integrazione e sviluppo psicofisico delle persone. Un'opportunità di crescita negata a Shaib, che per la sua storia personale ne avrebbe invece proprio bisogno. "Le vicende umane (di Shaib, ndr) ben avrebbero meritato da parte della Federazione una maggiore considerazione", si legge nella sentenza (da Redattore Sociale)

 

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