ROMA – Il professor Antonio Spataro, medico, è presidente della Commissione nata nel 2007 in seno al Comitato italiano paralimpico per controllare e contrastare il fenomeno, crescente, dell’uso di sostanze dopanti tra gli atleti paralimpici. Con lui parliamo di doping nello sport paralimpico a partire da un caso di attualità, quello che in queste ore tocca Roberto La Barbera, atleta di punta della nazionale paralimpica azzurra di atletica leggera, campione di corsa e salto in lungo. La Barbera è stato trovato ‘non negativo’ ai controlli dopo gli Europei disputati a giugno in Olanda, dove ha conquistato due ori e un argento. Aspettando le controanalisi, si sa che la sostanza trovata nelle sue urine è lo stanozololo. “Si tratta di uno steroide sintetico in commercio dal 1962, tra i più usati nello sport – spiega Antonio Spataro -. Lo si usa per l’accrescimento muscolare e in medicina è usato per combattere forti anemie e per deficit di accrescimento muscolare; ha infatti proprietà anabolizzanti e un buon rapporto tra queste e l’effetto androgeno, quegli effetti collaterali – peluria, mascolinizzazione nelle donne – che caratterizzano altre sostanze analoghe”.
La Barbera ha somministrato un farmaco a base di stanozololo dal nome Stargate ai suoi cani e ipotizza una contaminazione che poi l’avrebbe fatto risultare positivo ai controlli. E’ possibile?
Questo steroide è usato molto in veterinaria perché riabilita. Ora, se usato sotto forma di creme, in via teorica può essere assorbito, ma dovrei parlare con La Barbera e sapere come lo ha manipolato per poter essere più preciso.
Facendo una panoramica dell’uso del doping nello sport paralimpico, qual’è la situazione?
Il doping paralimpico sta cominciando ad affacciarsi. Sono stati riscontrati casi di positività a Sidney (14) e ad Atene (10), poi il numero è andato a scendere. Il fenomeno, comunque, al di là dei controlli durante le manifestazioni ufficiali, esiste e sta crescendo perché stanno crescendo i guadagni legati alle prestazioni. A mio avviso il fenomeno è sottostimato, anche perché dei casi di doping non si parla molto, i mass media si interessano poco allo sport paralimpico e quindi anche al doping all’interno di esso.
Quali contromisure mette in atto la Commissione del Cip da lei presieduta?
Facciamo controlli a tappeto a tutti gli atleti e per mia decisione vengono fatti a sorpresa perché, se si vuole sconfiggere il fenomeno, gli atleti vanno colti di sorpresa, visto che spesso si sospende la somministrazione di dopanti prima della gara. Per questo andiamo agli allenamenti e a casa. Negli anni di lavoro della Commissione, a partire dal 2005 quando operava sotto il controllo del Coni, abbiamo scoperto 5 casi italiani, nell’atletica, nel ciclismo, nello sci. Sembrano pochi perché siamo una realtà paralimpica piccola, ma anche un caso all’anno è cosa significativa per me. Il fenomeno esiste e va tenuto fermamente sotto controllo.
Fin qui ci siamo riferiti ad atleti paralimpici. Esiste il doping anche nello sport per disabili non agonistico?
Io credo che si tratti di un fenomeno di élite che viene fuori quando gli atleti cominciano a guadagnare. Anche tra i normodotati, a parte qualche caso nel ciclismo non è pratica frequente.
(da Redattore Sociale)