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N.4 - Sport disabili, intervista a Pancalli: 'L'Italia è un modello seguito in Europa'

Firenze - "Negli ultimi anni l'Italia ha colmato un grande gap nello sport per disabili e adesso, attraverso una vera rivoluzione culturale, siamo una delle realtà più avanzate a livello europeo tanto che paesi come Inghilterra e Spagna studiano il nostro modello". Così Luca Pancalli, vicepresidente nazionale del Coni e presidente del comitato italiano paralimpico, è intervenuto al riguardo dello sport per disabili in Italia a margine del convegno 'Sport insieme. Lo sport per tutte le abilità' che si è tenuto questa mattina al Nelson Mandela Forum di Firenze. "Naturalmente - ha aggiunto Pancalli - c'è ancora tanto da fare ed esistono ancora grandi lacune. Purtroppo non esiste una vera cultura sportiva, bensì una cultura del tifo, della medaglia, della vittoria. In ogni caso, lo sport ultimamente ha mostrato grande rispetto e tolleranza delle diversità ed è stato uno degli strumenti con maggior capacità unificanti a livello sociale".

Pancalli ha individuato tre problemi principali che lo sport per disabili deve affrontare. "Innanzitutto - ha spiegato il presidente del comitato paralimpico - c'è grande difficoltà nel trovare strutture ricettive per colmare la domanda sportiva dei disabili soprattutto perché c'è carenza di operatori sportivi specializzati. In secondo luogo, esistono difficoltà di tipo informativo: molto spesso il disabile che intende fare sport non sa proprio dove andare. Infine c'è il problema nel mondo della scuola, dove lo sport è sottovalutato e viene concepito come una sorta di ricreazione allargata. Lo sport deve essere uno strumento educativo e questo fattore è stato sottovalutato per troppo tempo in Italia con la conseguenza che anche lo sport per disabili ne ha risentito".

Pancalli è intervenuto anche al riguardo dei cori razzisti negli stadi. "Io noto un peggioramento nella società - ha detto - non un peggioramento negli stadi. Basta girare per le nostre città e vedere gli atteggiamenti che ci sono, spesso anche nelle scuole, dove ragazzi di colore sono vittime di sfottò. Non accade solo negli stadi: lo stadio è il concentrato del nostro vivere".

"Lo sfottò - ha aggiunto Pancalli - non può mai cadere nel razzismo: questa è una cosa che va sempre condannata. In passato, da disabile, anch'io sono stato oggetto di sfottò per via della disabilità: bisogna fare qualcosa e va fatta tutti insieme. E' evidente che deve essere fatta qualsiasi cosa si può fare per evitare questi fenomeni che certamente non rendono onore al mondo dello sport, ma anzi sono condannabili e deprecabili. Bisogna però sfuggire dalla facile demagogia e dalla facile retorica: il problema non si risolve con atteggiamenti troppo semplicistici: non c'è una sola soluzione, una sola ricetta".

 

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