Raccontare la disabilità con un linguaggio autentico. È la formula di “Visioni di gioco”, documentario del 1995 delle registe Nicoletta Nesler e Marilisa Piga, nato quasi per caso dall'idea di raccontare un torneo di calcio per ciechi organizzato dall’Uisp. La loro chiave per entrare in quel mondo è stata l’autenticità. , spiega Nesler. Un approccio che ha permesso di superare la barriera della telecamera e di cogliere l’emozione pura, trasformando l’atmosfera dello spogliatoio in un racconto di .
Il risultato è un’opera che fa piazza pulita degli stereotipi. Le voci dei giocatori esprimono passione, negli spogliatoi si scherza, l’ingresso in campo è una coreografia di mani sulle spalle, mentre i corpi in gioco seguono una loro grazia invisibile. Perché il calcio? , rispondono gli atleti. Il torneo diventa così un confronto con gli altri e un modo per orientarsi, smentendo i luoghi comuni e dimostrando che la comunicazione sociale non è un genere, ma un modo per svelare la realtà.