Il rapporto tra Renata Ferraroni e il calcio è una “storia d’amore” che ha trovato il suo suggello nel 1974. Anche se lo sport più bello del mondo è sempre stato parte della vita di Renata, in quell’anno lei ha dato vita a una realtà che ha consentito alle bambine e ai bambini del suo quartiere di Milano di poter giocare al pallone. Giocare e divertirsi sul campo da calcio: un’attività davvero “senza prezzo” per le ragazze e per i ragazzi che partecipavano. Il tutto è stato possibile grazie ai fondi che Renata riusciva a recuperare con la raccolta e la vendita della carta alla Cartiera Binda. “Passavamo per il quartiere con un camion a raccogliere giornali e carta da tutti i cittadini che volevano partecipare, - spiega Renata Ferraroni – poi la consegnavamo alla cartiera; al tempo la RAI annunciava il nostro passaggio nel Gazzettino Padano. Con il ricavato riuscivamo a comprare le divise e i palloni per far giocare tutti i nostri piccoli calciatori e calciatrici.” Per permettere a questi ultimi di giocare venivano organizzate anche feste di quartiere presso la sede del centro sportivo “Ho perso il conto delle migliaia di salamelle che ho cucinato e servito per riuscire a non far pagare nulla ai bambini e alle bambine che volevano giocare con noi.” Una realtà che presto diventò un punto di riferimento per la zona e per tutta la città di Milano.
Ma la passione per il calcio di Renata non si è fermata qui, la sua volontà infatti era anche quella di giocare. “Non appena ho trovato il tempo, ho organizzato una squadra con le amiche e colleghe del Comune di Milano, – Renata al tempo lavorava nel settore sport turismo e tempo libero del Comune di Milano, per 10 anni ha lavorato con la direzione dello Stadio Meazza – giocavo in porta, anche se all’occorrenza potevo ricoprire altri ruoli.” E Renata ha sempre giocato nella squadra del Comune, fino a quando è diventata anche presidente della squadra. Un team nato per la passione e la voglia di divertirsi tra amiche che è diventato la squadra di rappresentanza del Comune di Milano.
Intanto la sua passione per lo sport la ha portata a conoscere Uisp. “Quando mi avvicinai a quella che tutt’ora è la mia casa, la Uisp non aveva una lega calcio femminile, ma io avevo già una squadra. Una squadra che ho portato in Uisp e che fu la prima a Milano e in Lombardia a indossare i colori del nostro ente nel calcio femminile. Partecipavamo a tornei in tutta la regione e le calciatrici erano brave. Alcune di loro sono andate in FIGC a giocare con l’ACF Milano o l’ACF Monza altre hanno raggiunto la serie B. Negli anni abbiamo giocato contro molte squadre, anche contro le professioniste. Ho ancora nelle orecchie le grida di gioia delle ragazze quando abbiamo battuto l’ACF Milan, un gruppo di ragazze che giocava per volontariato e passione che vince sulle professioniste del Milan: una giornata meravigliosa.”
Il calcio accompagna ancora la vita di Renata, come responsabile del progetto carceri di Uisp, la sua passione per il pallone viene portata e trasmessa agli ospiti delle case circondariali di Milano dove lavora con il suo team. “Vorrei tornare a organizzare dei grandi tornei, questi anni di emergenza non mi hanno permesso di fare quello che avrei voluto. Ma presto potremo riprendere.” Quando le si chiede cosa direbbe a una ragazza che oggi volesse avvicinarsi al calcio Renata ha le idee chiare “le direi di farlo!”. Non si risparmia nemmeno se le si chiede cosa ne pensa del calcio femminile italiano contemporaneo “Mi piace come stanno giocando. Vorrei solo dire alle calciatrici di farsi valere di più, senza lamentele, sono convinta che la competenza e la bravura non abbiano sesso."
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