Il 1 aprile 1984 l’aria nel nostro Paese era decisamente diversa rispetto a quella che respiriamo oggi. E lo era a Roma e nelle 20 città che alle 10.30 di mattina si preparavano a dare il via alla prima edizione di Vivicittà. Su via dei Fori Imperiali il sole di primavera stava per benedire un esperimento mai fatto prima: l’Uisp allineava al via venti città e migliaia di persone. Città in competizione tra di loro, sportivi di ogni età e in ogni latitudine avvicinati dalla classifica unica compensata, da Palermo ad Aosta. In corsa anche loro, ognuno alla sua velocità. Erano gli anni ’80, l’Italia scopriva le stracittadine di massa e Vivicittà scrisse la storia.
Sono passati 36 anni, l’edizione 2020 si sarebbe dovuta correre domenica 19 aprile. E invece no, rinviata come tutto a causa dell’emergenza sanitaria a causa del Coronavirus.
Eppure il profumo di quel 1 aprile di tanti anni fa ci è ancora accanto a farci compagnia, ad incoraggiarci: andrà tutto bene!
E allora proviamo a raccontarla quella domenica speciale. “Il via venne dato per radio da Sandro Ciotti: incredibile, ma nessuno partì in anticipo! – ricorda Vanni Loriga in un articolo di sette anni fa, in occasione del trentennale - E De Luca, che veniva dal “Calcio minuto per minuto”, che aveva inventato “Tuttobasket” e che avrebbe condotto la “Domenica Sportiva” mise in onda dalle varie sedi i commenti dei suoi famosi radiocronisti. Non posso chiudere questi cari ricordi senza rammentare che uno dei fautori della corsa che fa rivivere ed unisce le città di tutto il mondo fu Franco Fava, ancora fortemente sulla breccia. E visto che firmo in prima persona, mio successore quale capo-rubrica di atletica al Corriere dello Sport”.
Che cosa successe quel 1 aprile 1984? Proviamo a mettere in fila qualche ricordo. "Italia, pronti via!", titolò il Corriere dello sport diretto all'epoca da Giorgio Tosatti. Partì così la "corsa più grande del mondo", ideata e organizzata dall’Uisp insieme all'Ellesse, marchio sportivo di Leonardo Servadio che, proprio a Perugia, sede dell'azienda, qualche mese prima, insieme all'Uisp, nel settembre 1983 aveva lanciato l'idea nel corso di un prologo piuttosto ardito per l'epoca.
Migliaia di sportivi con maglie azzurre, gialle e bianche, per differenziare la durata delle rispettive prove: mezzamaratona, dieci chilometri e non competitiva. Con l'Uisp una serie di partner diedero vita ad un evento sportivo nuovissimo: sport per tutti (all'epoca ancora non si chiamava così, l'Uisp era ancora Unione Italiana Sport Popolare) e tecnologia, grazie all'Arci media che incominciava a parlare il linguaggio strano dei computer. E poi l'Istituto di scienza dello sport del Coni che col professor Dal Monte rielaborava gli studi sul dispendio energetico e riusciva a "compensare" i vari percorsi, sulla base del profilo altimetrico. E poi la Fidal di Primo Nebiolo, attenta all'atletica spettacolo ma anche alla popolarizzazione di un'attività sportiva che davvero poteva essere alla portata di tutti. Infine il Gr1 Rai, che sposava l'innovazione e la rilanciava via etere: via simultaneo in diretta, alle 10.30. E la classifica unica compensata che in quella prima edizione fu vinta dai bielorussi Vladimir Kotov e Paulina Grigorienko, che tagliarono per primi il traguardo romano, sotto il Colosseo. Tra i primi cinque, atleti fortissimi come Totò Antibo (che corse a Palermo) e Anna Villani (che corse a Napoli). Da quella prima edizione Vivicittà iniziò a collezionare un albo d'oro tuttora ineguagliato: Pizzolato, Bordin, Laura Fogli, Robertà Brunet, Cova, Mei e gli imprendibili keniani...
Nel 1984, insieme a Legambiente, l'Uisp lanciò una sfida: fare dei centri storici dei luoghi da vivere e da rilanciare. Quella sfida è ancora oggi valida. Così come quella della solidarietà internazionale: nel corso degli anni Vivicittà si è corsa ovunque il suo messaggio di pace fosse necessario. Lo sport che guarda a quello che gli succede intorno, che si volta e si ferma, perchè non è vero che "lo spettacolo" deve continuare, sempre e comunque. Vivicittà si è corsa a Sarejevo, sotto le bombe, si è corsa nella Berlino del crollo del muro, si è corsas a Baghdad e a Korogocho, in Kenya, nella discarica del mondo.
Questo VIDEO ne ripercorre in maniera rapidissima tre decenni di storia, fu realizzato per l'edizione del 2013, quella del trentennale.
Vivicittà si è rinnovata nel corso degli anni, ha mutato orario di partenza e lunghezza del percorso. Ma le caratteristiche identitarie sono le stesse: libertà di correre e di sentirsi parte di un unico grande evento sportivo, non dipende dalla tua andatura e nemmeno dall’abitare in una grande o piccola città, del nord o del Sud del nostro Paese. Uniti si vince, tutti insieme, anche nello sport. E questo messaggio risuona ancora, Vivicittà è ferma, solo momentaneamente, per tornare al più presto nelle strade e nelle piazze delle città, negli istituti penitenziari di tutta Italia e nei campi profughi palestinesi in Libano. Niente e nessuno fermerà la “Corsa più grande del mondo”: la V di Vivicittà sconfiggerà la V del virus, con una Vittoria di tutti. (di Ivano Maiorella)