Nazionale

Addio a Bruno Pizzul, maestro di giornalismo e di rispetto

Garbo e utilizzo di un linguaggio mai sopra le righe. L'incontro con l'Uisp in due occasioni: il calcio camminato e un corso Odg a Roma

 

"Capisco le mode ma non riesco a giustificare un linguaggio urlato, sopra le righe, frenetico. Qualcuno mi rimprovera di usare un lessico troppo ricercato ma io sono così, bisogna stare attenti all'evoluzione del mezzo senza cedere all'aggressione dei rumori". Paole di Bruno Pizzul, perle di un giornalismo della dignità che faceva della telecronaca sportiva un genere quasi letterario.

Era il giugno del 2015 e lo invitammo come relatore in un corso nazionale sulla comunicazione all'Università Roma Tre, organizzato con l'Ordine dei Giornalisti, insieme a Carlo Paris, Darwin Pastorin, Gianni Cerqueti, Pierluigi Pardo. Lezioni di un giornalismo sportivo che ci manca. Ascoltate Bruno Pizzul mentre apre il corso e approfondisce il fulcro della telecronaca, la simbiosi tra immagini e commento. Il corso, non a caso, si intitolava: "Le parole dello sport, il sociale, il linguaggio dei media".

"Il linguaggio un pò urlato, se può trovare una qualche giustificazione nello sport, che è soprattutto emotività, non si capisce perchè venga adottato anche nei telegiornali" dice aprendo quel corso organizzato da Uisp, Giornale Radio Sociale, Forum terzo settore e Fondazione con il Sud.

Ed oggi, dieci anni dopo, siamo ancora a chiederci perchè questa mania di urlare tutto e sempre, con la voce ma anche con la scrittura, sia diventata una specie di dittatura della comunicazione politica e di cronaca e non solo sportiva. Con la frizione che slitta non solo nei toni, ma anche nella scelta delle parole che spesso dimenticano di essere rispettose degli altri e diventano discriminatorie, aggressive, corrosive. L'avvento dei social ha dato la stura agli istinti, anche i peggiori, che qualcuno spaccia per libertà di espressione.

La lezione di Bruno Pizzul può sembrare controcorrente ma va letta, e studiata come esempio, perchè rappresenta la rivincita della dignità. Dal microfono al campo, il passo è sempre stato breve per un telecronista. L'Uisp coinvolse Pizzul anche l'anno successivo, era il marzo 2016, in occasione del lancio del calcio camminato a Firenze, insieme ad un altro mostro sacro del giornalismo che ci ha lasciati cinque anni fa, Gianni Mura.

E, tra gli altri, c'era anche Eraldo Pecci, che scese in campo e in quell'occasione Bruno Pizzul, ovviamente al microfono, coniò una battuta scherzosa e fulminante: "Lui il calcio camminato lo aveva inventato già qualche anno fa, ma nessuno se n’era accorto!”

Addio Bruno Pizzul, ti ricordiamo così: capace di entrare nelle case di tutti con delicatezza e garbo. Lo sport per anni e anni è stato il benvenuto anche per questo motivo, il tuo commento capace di di accompagnare i fatti senza sovrastarli, senza enfasi di maniera, nè frenesie inutili. (di Ivano Maiorella)