Amnesty International dichiara apprezzamento per la decisione del presidente francese Macron di ospitare una conferenza umanitaria internazionale per coordinare gli aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza occupata, che continua a subire le conseguenze di una devastante operazione militare e la contemporanea intensificazione del blocco illegale israeliano, in vigore da 16 anni, che la sta privando di beni essenziali per la sopravvivenza, come acqua e carburante. Sul sito di Amnesty è stato pubblicato l'appello alla conferenza di Parigi che sollecita gli organizzatori e i partecipanti a spingere e insistere per un immediato ed effettivo cessate il fuoco umanitario e a esercitare tutta la pressione necessaria su Israele e su Hamas affinché aderiscano a tale appello. Tra le richieste un cessate il fuoco su tutta la Striscia di Gaza, la fine del blocco e delle recenti aumentate restrizioni sono necessari per la fornitura di aiuti che abbiano un effettivo impatto sulla popolazione di Gaza.
"Sia consentito pieno accesso alla Striscia di Gaza a osservatori indipendenti, - si legge nell'appello - tra i quali lo staff dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, la Commissione d’inchiesta su Israele e i Territori palestinesi occupati, la relatrice speciale Onu sui Territori palestinesi occupati, la Corte penale internazionale e le organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, allo scopo di condurre indagini sul posto, anche sugli attacchi indiscriminati e sproporzionali dal cielo e da terra e su altre violazioni del diritto internazionale umanitario da chiunque commesse".
Amnesty International chiede poi ai partecipanti alla conferenza di Parigi e alle agenzie internazionali di impegnarsi nella ricostruzione e nel sostegno a coloro che hanno perso casa, lavoro e mezzi di sopravvivenza, in modo finanziariamente concreto e non limitandosi a dichiarazioni; riconoscere il diritto della popolazione di Gaza a tornare nelle case e nei luoghi dove viveva prima dei recenti attacchi israeliani e assicurare che i palestinesi possano tornare in ogni zona della Striscia di Gaza.
Ma l’attivismo di Amnesty non si ferma. Il 9 novembre si è tenuto a Roma il seminario dal titolo ‘Denunciare le violazioni dei diritti umani nelle aree di crisi: tra attivismo e racconto giornalistico’. Il corso di formazione è stato realizzato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana in collaborazione con Amnesty International. Si è partiti dalla testimonianza di Mohamed Dihani che ha documentato in Marocco le violazioni subite dal popolo saharawi per poi affrontare il ruolo dei media nella copertura delle aree di crisi, sul ruolo delle fonti e sul rischio di diffusione di disinformazioni.
Tra i relatori è intervenuto Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi che ha definito come “strategica la collaborazione avviata dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana con Amnesty International”.
“Il ruolo del sindacato - prosegue Di Trapani - non può in alcun modo limitarsi semplicemente ad avere una funzione di tipo vertenziale e di contrattazione. Il sindacato deve avere una presenza politico-sociale. Con Amnesty ci siamo ritrovati svariate volte insieme in molte iniziative poiché abbiamo la stessa missione: stare dalla parte degli ultimi, dalla parte delle vittime, dalla parte di chi non ha voce. Amnesty lo fa sul campo tutelando e reclamando quei diritti ovunque nel mondo, noi lo facciamo tentando di raccontare tentando di raccontare chi si vede violati quei diritti”.
“Il nostro lavoro è ancorato strettamente ai valori costituzionali dell'articolo 21 sulla libertà di espressione e sul diritto dei cittadini ad essere informati. Ma è legato anche all'articolo 11 di ripudio della guerra. Non si costruisce pace se non c’è giustizia. Dedico questo seminario ai quasi 40 giornalisti che sono stati uccisi a Gaza perché erano lì a raccontare la guerra dalla parte più difficile. Se sono stati ammazzati è perché qualcuno si è dimenticato che il racconto giornalistico fa parte dei diritti umani e che il giornalismo non è e non può mai essere un crimine” conclude Di Trapani. (qui il video integrale del seminario)
La situazione di caos impedisce anche di svolgere in sicurezza le missioni umanitarie che operano a Gaza. Pertanto molti operatori si sono trovati costretti a uscire dalla Striscia. Tra le tante storie spicca quella di Jacopo Intini, cooperante della ong Ciss-Cooperazione Internazionale Sud Sud, tornato in Italia da pochi giorni. Nel corso della conferenza stampa tenutasi mercoledì 8 novembre alla Camera dei Deputati e organizzata da AOI-Associazione delle ong italiane, ha risposto alle numerose domande dei cronisti ed ha raccontato la tragica situazione a Gaza.
“Sono stati momenti terribili, di grande incertezza – ha esordito – non eravamo tanto preoccupati per noi stessi ma più per il contesto in generale. Abbiamo visto tanta distruzione. Non è la prima volta che io mi ritrovo in un contesto di questo tipo, ma è sicuramente senza precedenti in termini di dimensione della distruzione. Gli effetti di ora, ma anche quelli a lungo termine, sono molto preoccupanti. È una catastrofe umanitaria – ha aggiunto Jacopo Intini – gli aiuti umanitari non sono sufficienti, gli ospedali sono al collasso, non c’è acqua, non c’è più pane. Le persone che sopravvivono lo fanno a rischio di morire di fame”.
“La popolazione civile deve essere protetta in qualsiasi situazione, è diritto internazionale. Le scuole ospitano i rifugiati, molte di queste sono state danneggiate, la situazione è molto preoccupante – ha proseguito – gli ospedali hanno pazienti e sfollati. Non tutta la popolazione di Gaza è Hamas, non va identificata tutta la popolazione di Gaza come appartenente di Hamas, questo è un errore intellettuale. La popolazione di Gaza vuole vivere e tutti hanno il diritto di avere una vita dignitosa e in sicurezza nel pieno rispetto dei diritti civili e umani”. (Fonti: redattoresociale.it; notizie.com; amnesty.it; fnsi.it)