Matti per il calcio è così, nasce dal territorio, da Torino, Roma, Genova, Bologna, Ancona e via via in Puglia e Sicilia. Una trentina d’anni fa, in maniera spontanea, allo stesso modo in cui la psichiatria ha incontrato il calcio. Un po’ per caso, partendo dall’esperienza e dalla constatazione che lo sport è nei fatti un percorso che crea autonomia e identità, abbatte barriere e pregiudizi.
Qual è il valore aggiunto che crea l’incontro tra calcio sociale e psichiatria, tra un’associazione di promozione sportiva e le istituzioni di salute mentale? Italo Dosio, psichiatra del CSM-Centro di salute mentale di Susa, in un convegno Uisp di alcuni anni fa, spiegò che “L’Uisp fa psichiatria attraverso lo sport, inventa e sperimenta regole adattate ma condivise e rispettate da tutti”. Richiamando uno degli insegnamenti più importanti di Franco Basaglia negli anni ‘70, “quando scriveva che la psichiatria dovremmo incontrarla fuori dalle istituzioni, con la possibilità di mettere al centro le persone e di valorizzare le differenze”.
In questa XVII edizione di Matti per il calcio (San Benedetto del Tronto, 25-27 settembre) ci sarà anche Italo Dosio, uno degli psichiatri pionieri dell’iniziativa sin dagli anni ’90. Dosio parteciperà alla tavola rotonda nazionale del progetto Sic!Sport Integrazione Coesione, dopo un anno di attività che ha visto in prima fila Uisp, Unar-Ufficio Antidiscriminazionali Razziali e Lega Serie A: si terrà giovedi 25 settembre a San Benedetto del Tronto (Ap), con inizio alle ore 11 presso la Sala Stampa dello Stadio Riviera delle Palme. Il titolo è “Pregiudizi in fuorigioco: sport e integrazione contro le discriminazioni”. Sarà importante intervistarlo sull’attualità del “metodo Uisp” e di Matti per il Calcio, nella duplice valenza di terapia di inclusione e di frantumazione dei pregiudizi.
"L’altro valore aggiunto – aggiungeve Dosio nel suo intervento – è che l’Uisp sa mantenere una distinzione di ruoli e in un quadro di collaborazione dove si procede uniti. Ovvero: i DSM-Dipartimenti salute mentale si occupano della cura, l’associazione sportiva si occupa della funzione di rendere accessibile lo sport, di rendere la pratica vicina ai cittadini, di espanderne in qualche modo il bisogno, proteggendo chi fa sport dal rischio di anonimato. Lo sport insegna a riconoscere il valore dell’altro".
Dosio e gli altri psichiatri che diedero vita alle prime scintille di Matti per il calcio si ispiravano direttamente a Basaglia e alla necessità di portare la psichiatria nella società, frantumando i ruoli che ne imprigionavano i principali attori: “La situazione cui ci si è trovati di fronte alla nostra istituzione si presentava altamente istituzionalizzata in tutti i suoi settori: malati, infermieri, medici – scriveva Basaglia nel suo libro "Istituzione negata” (Einaudi, edizione 1971, pag 131) – si cercò quindi di provocare una situazione di rottura che potesse far uscire i tre poli dalla vita ospedaliera dai loro ruoli cristallizzati, ponendoli in un gioco di tensione e controtensione in cui tutti si sarebbero trovati coinvolti e responsabili. Significava entrare nel rischio, il quale solo poteva mettere allo stesso livello medici e malati, malati e staff, uniti nella stessa causa”. E uniti dallo stesso campo di gioco e da un pallone: "Matti per il calcio" parte proprio da lì. (di Ivano Maiorella)