Nazionale

Convegno Uisp Firenze sui danni del doping

L'incontro in programma venerdì 27 gennaio a Firenze, parteciperà Sandro Donati. Il suo ultimo libro diventerà una docuserie tv

 

Venerdì 27 gennaio alle 20.30, presso il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, si terrà il convegno "I pericoli del doping nello sport dilettantistico", organizzato da U.S. Nave in collaborazione con Uisp Firenze. All’incontro parteciperanno: Alessandro Donati, autore del libro “I signori del doping”; Cosimo Guccione, assessore allo Sport, Comune di Firenze; Nicola Armentano, consigliere delegato allo Sport, Città Metropolitana di Firenze; Fabio Giorgetti, delegato CONI Firenze; Marco Ceccantini, presidente Uisp Firenze; Marco Tavanti, medico specialista in Medicina dello sport; Clementina Colucci, dottoressa di ricerca in diritto penale. Modera Massimo Cervelli, di Radio Toscana.

Donati, che molti ricorderanno al fianco del marciatore Alex Schwazer, presenterà a Firenze il libro “I signori del doping”. Il tema del doping e dei rischi per la salute degli sportivi, amatoriali o professionisti, è tornato tristemente d’attualità in questi giorni a causa della morte prematura per malattia di due famosi calciatori: Gianluca Vialli e Sinisa Mihaijlovic. Il convegno della Uisp sarà l’occasione per fare il punto su un fenomeno che ha assunto ormai dimensioni preoccupanti. Non si limita più al mondo dell’agonismo ma è diffuso a tutti i livelli nel mondo dello sport, dilettantistico e pure amatoriale. Dalla viva voce di Donati si potrà quindi comprendere come individuare nuovi sistemi di rilevazione e controllo degli atleti e come
intervenire nell’opera di prevenzione tra i giovani.

In vista del convegno Uisp Firenze ha interpellato Sandro Donati su alcuni aspetti specifici del contrasto e della prevenzione al doping nello sport dilettantistico. ASCOLTA L'INTERVISTA

Sandro Donati ed il suo lavoro al fianco di Alex Schwazer, torneranno agli onori della cronaca grazie ad una docuserie di Netflix, “Il caso Alex Schwazer”, dedicata all’intricata vicenda che ha portato alla fine della carriera del marciatore altoatesino, campione olimpico a Pechino nel 2008. La serie, realizzata da Indigo Film e Lungta Film, è tratta da un accurato lavoro investigativo svolto attraverso varie fonti, in primis Alex Schwazer ed il suo allenatore Sandro Donati, ma anche molti altre figure: doveva uscire nel 2022, ma è invece attesa nei prossimi mesi.

Il 18 febbraio 2021 il Gip del tribunale di Bolzano ha disposto l’archiviazione del procedimento penale nei confronti del marciatore italiano, per «non aver commesso il fatto», ritenendo «accertato con alto grado di credibilità razionale» che i campioni di urina prelevati il 1 gennaio 2016 «siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi». Stando a questi esiti giudiziari (non riconosciuti però dalla giustizia sportiva internazionale), la serie sostiene l’ipotesi che Schwazer sia stato protagonista di un complotto da parte di un sistema corrotto che aveva già denunciato quando fu accusato di doping nel 2012, attirando le polemiche del Cio (Comitato Olimpico Internazionale) e della Wada (World Anti-Doping Agency). In quel 2012 l’atleta fu costretto alla sospensione per quattro anni. Fu poi sorpreso da un controllo antidoping il primo gennaio del 2016, per tornare a vincere ai Mondiali di marcia di Roma nel maggio dello stesso anno. Il 22 giugno 2016 fu nuovamente accusato e poi squalificato, iniziando una battaglia durata ben cinque anni. Tutta la vicenda è stata approfondita da Sandro Donati nel suo ultimo libro “I signori del doping. Il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer”, che arriva dopo altri due volumi: Campioni senza valore (1989) e Lo sport del doping (2012), che sono insieme saggi e spy stories, in cui l’allenatore, paladino internazionale della lotta al doping, smaschera vittorie, campioni e presunti eroi.

La docuserie è stata ideata e diretta da Massimo Cappello, ex autore sul caso Schwazer di un istant movie con Attilio Bolzoni “Alex Schwazer, le trame dei signori del doping” per Repubblica. Nella docuserie di 4 episodi i protagonisti di uno dei più complessi casi politico-giudiziari nella storia dello sport italiano si mettono a nudo per provare a raccontare ciascuno la propria verità.

Il tema del doping e dei rischi per la salute degli sportivi, amatoriali o professionisti, è emerso in questi giorni anche sulla stampa, in seguito alla morte prematura per malattia di due famosi calciatori come Gianluca Vialli e Sinisa Mihaijlovic. Dopo questi due episodi sono cominciate ad uscire denunce e interviste preoccupate di ex-calciatori che ammettono di sapere che nelle proprie società di calcio si utilizzassero fin troppi medicinali e ora cominciano a temere perla propria salute. Dino Baggio, ad esempio, dopo la morte di Gianluca Vialli ha dichiarato in un’intervista alla rete locale Tv7. “Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo. Il doping c’è sempre stato – ha aggiunto - Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori”. Successivamente Baggio ha corretto il suo intervento dalle pagine della Gazzetta dello sport: "Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire ‘antidoping’, e non ‘doping’. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c'erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: ‘Anche stavolta mi tocca il doping…'. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…".

L’ex-calciatore ha poi aggiunto: “Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c'entrano nulla, magari si scopre qualcosa… Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un'indagine seria andrebbe condotta". Timori legittimi che si stanno facendo sempre più largo negli animi di una generazione di giocatori che ora ha intorno ai 50 anni, come Florin Raducioiu, oggi 52enne, che ha giocato in Italia con le maglie di Bari, Verona, Brescia e Milan negli anni '90. L'ex attaccante della nazionale rumena ha commentato le dichiarazioni di Baggio esprimendo gli stessi interrogativi e paure: "Lo ammetto, ho preso anche farmaci. Sono sincero, chiamerò anche il medico a Brescia. Avrò una conversazione con lui domani (oggi, ndr) per scoprire cosa ci veniva dato. Che medicine ho preso a Milano, Brescia, Verona".

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