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Sognando un'altra Europa: il cinema che racconta l'emigrazione

Le storie de Seydou e Moussa, protagonisti di "Io capitano", così vicine a quelle di Mustafa e Farhan, del documentario "Riace" prodotto da Uisp

 

Storie di speranze, storie di progetti, storie di incontri e di condivisione. Storie che viaggiano fino a noi attraverso il documentario, attraverso il cinema.

E’ nelle sale cinematografiche il nuovo film di Matteo Garrone “Io capitano”, emigrazione vista dal di dentro, come il sogno di due giovani che hanno solo tanta voglia di scappare dal loro paese per arrivare in Europa. Nel trailer il viaggio pieno di ostacoli di questi due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar e le rispettive famiglie per raggiungere l'Europa. Ma prima di questo il loro impegno nel trovare i soldi per il viaggio, pieni di entusiasmo non solo all'idea di approdare nel vecchio continente, ma anche di sognare un improbabile successo come musicisti. Una volta partiti li aspetta un deserto dove sono solo due corpi che hanno pagato un biglietto su un furgone, guidato da un uomo che non guarda per il sottile se qualcuno cade durante la corsa.

Il film di Matteo Garrone, presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, ha ottenuto il Leone d'argento alla regia e il premio come miglior attore per il protagonista Seydou Sarr. Ma ora le prospettive di questa pellicola sono internazionali: il titolo infatti è stato scelto per rappresentare l'Italia ai prossimi Oscar. Ora Io capitano concorrerà con tutti gli altri selezionati da oltre 50 paesi per ottenere un posto nella cinquina dei nominati. 

Storie di emigrazione, storie vere, storie di sogni. Nel 2019 l’Uisp Nazionale ha prodotto il documentario “Riace: i Mondiali Antirazzisti nella terra dell'accoglienza”. Due storie di sport e inclusione, di addii e ricongiungimenti. "Riace" racconta i tanti viaggi della speranza ai quali assistiamo da anni, che dall'Africa portano in Europa attraverso il nostro Paese.

GUARDA IL DOCUMENTARIO "RIACE" 

Mustafa e Farhan raccontano di aver lasciato le loro famiglie, i loro amici e di essersi incamminati insieme verso quell’orizzonte lontano. Si sono aiutati durante quel viaggio che è partito dalla Somalia ed è proseguito nel deserto, sino all'odissea in mare, sui barconi. Arrivati in Italia hanno seguito percorsi diversi e si sono rincontrati per caso sui campi dei Mondiali Antirazzisti organizzati dall'Uisp a Riace nel luglio 2019, "per correre dietro ad un pallone e divertirsi, non per scappare”. La loro storia si intreccia con quella di Ali, un ragazzo del Gambia da alcuni anni in Italia, a Matera, dove ha iniziato a lavorare come mediatore culturale in una cooperativa sociale. Nel documentario, si incrociano voci, suoni e speranze di circa trecento ragazzi che per tre giorni hanno dato un calcio al razzismo e a ogni forma di discriminazione.

Alla pellicola cinematografica, dunque, il compito di fare emergere le storie di chi con speranza e coraggio intraprende vere e proprie odissee per raggiungere la tanto sognata Europa. Nel film di Garrone, Seydou dovrà scoprire che cosa comporta mettersi al timone della propria e altrui vita in circostanze ingestibili. Lo vedremo sul ponte di un barcone strapieno di migranti rivendicare con orgoglio il fatto di essere proprio lui il capitano di quella nave di disperati.

A noi che ci occupiamo di comunicazione sociale, il compito di ascoltare, di portare alla luce la narrazione di chi non viene mai interpellato. Buona fortuna a Seydou, Moussa, Mustafa e Farahan (di Francesca Spanò)