La piscina al femminile di Figline Valdarno, gestita da Uisp Firenze, affonda le radici nella cultura delle differenze e del rispetto che l’Uisp ha sempre portato avanti. L’obiettivo, come ha spiegato l’Uisp Firenze, è quello di offrire spazi per la pratica sportiva dedicati e attenti alle diverse esigenze e ai tempi di donne di tutte le età e di diverse culture. Non si tratta di spazi riservati con esclusività alle donne musulmane, come hanno dichiarato polemicamente alcuni esponenti politici, gridando allo scandalo. Si tratta, inoltre, di spazi ricavati in orari abitualmente non utilizzati per i corsi che, in questo modo, grazie anche alla disponibilità di operatrici qualificate, vanno ad ampliare il ventaglio di proposte sportive della piscina.
Con questi presupposti, ad esempio, nella primavera del 2007 Uisp Torino ha promosso un progetto dal titolo "Lo sport quotidiano delle donne”. “In quel periodo un gruppo di ragazze del Marocco chiese all’assessora alle pari opportunità del Comune di Torino, Ilda Curti, uno spazio riservato per praticare nuoto – ricorda Patrizia Alfano, allora presidente Uisp Torino ed oggi vicepresidente nazionale Uisp - Fu individuato il progetto “La piscina al femminile” e venne spiegato alle ragazze che potevano unirsi alle tante altre donne coinvolte nelle attività in corso”.
“In questi 17 anni in quella piscina sono passate tante donne con precetti religiosi diversi: egiziane e marocchine che portavano il velo per scelta religiosa, ma anche donne iraniane senza velo, studentesse universitarie, professioniste con incarichi importanti. Anche un gruppo di donne siriane, coinvolte dalla chiesa valdese. Insieme a tutte loro, anche un gruppo di donne somale con gravi problemi alla schiena per le quali il nuoto era consigliato dai medici”.
“Per molte donne di religione musulmana abbiamo riscontrato che proprio lo sport è un primo passo per uscire di casa: stare con altre donne, imparare a nuotare. Questo significa dare concretezza al valore dell’inclusione e dell’interazione attraverso lo sport. Molte di loro negli anni sono cambiate, alcune adesso frequentano i corsi misti con i loro costumi e il velo, altre non lo portano più e combattono contro l’imposizione del velo là dove è ancora esistente. Molte altre ragazze hanno iniziato a frequentare la piscina da bambine con le loro mamme e, diventate adulte, hanno scelto di indossare il velo, altre no. E vivono in famiglie dove esiste la libertà di scegliere. La piscina al femminile è un luogo per le donne dove si discute, ci si confronta, si parla di lotta al patriarcato e di difesa e affermazione dei diritti delle donne”.
Patrizia Alfano ricorda che durante la pandemia una donna ha usato la chat della piscina per chiedere aiuto: era chiusa in casa con un uomo violento. Le mamme arrivano con i bambini e con loro vengono anche le nonne, di tanti paesi.
“A Torino – conclude Patrizia Alfano - abbiamo incontrato altri Comitati Uisp come Rovigo, Venezia e Ferrara impegnati a promuovere le piscine al femminile e a breve incontreremo Firenze per confrontarci e formare istruttrici capaci di rapportarsi a diverse culture senza tralasciare la qualità dell’aspetto tecnico e socializzante”.
"Le piscine al femminile, partite una quindicina d’anni fa con l’esperienza di Torino, si sono diffuse in varie città e concorrono a dare risposte a richieste specifiche che arrivano dalle donne – dice Manuela Claysset, responsabile nazionale Uisp Politiche di genere e diritti - l’obiettivo è quello di dilatare le opportunità di pratica sportiva. Se ci sono argomenti che riguardano la riservatezza, vanno affrontati a beneficio di tutte le donne perché significa che alcune di loro non hanno piacere di mostrare parti del loro corpo. Pensiamo che tutte le donne vadano messe a loro agio, vadano ascoltate e accompagnate in un percorso in cui si sentano più libere, più comprese".
"Penso che questo discorso valga anche per le donne musulmane, occorre comprendere come possano essere coinvolte in percorsi di questo tipo, senza strappi né forzature. Si tratta di percorsi che, attraverso l’avvicinamento alla pratica sportiva, possono consentire a queste donne, insieme ad altre donne, di creare occasioni di incontro, di dialogo, di apertura. Dal lavoro che abbiamo avviato insieme ai Centri Antiviolenza abbiamo imparato ad applicare queste modalità di ascolto: ci sono momenti nella vita di alcune donne nei quali rifiutano il rapporto con gli uomini”.
“Il tema degli spazi va trattato con molta attenzione – prosegue Claysset - gli spazi, anche quelli per la pratica sportiva, vanno scelti dalle donne sulla base delle loro esigenze. Nostro dovere è quello di metterle a loro agio, senza preconcetti. Il tema degli spazi riservati è complesso e va affrontato caso per caso, senza forzature ideologiche, e va inquadrato all’interno dell’attenzione che va rivolta alla pratica sportiva femminile nel suo complesso”.
“La piscina delle donne di Torino, come è stata chiamata dalla stampa, è stata dichiarata buona pratica all'interno della Carta europea dei diritti delle donne nello sport – dice Daniela Conti, responsabile Politiche per l'interculturalità e la cooperazione Uisp - e in vari altri progetti europei realizzati in collaborazione con associazioni che operano nel campo del rispetto dei diritti delle donne, associazioni sportive ed enti locali ed europei. Recentemente, nel 2024, all'interno del progetto Sentry Sport è stato validato come progetto di successo e presentato al Congresso internazionale a Saint Denis, una delle sedi dei Giochi Olimpici e Paralimpici”.
“Questa metodologia non vuole esser ghettizzante – prosegue Daniela Conti - né tanto meno escludente, ma vuole essere un luogo in cui ogni donna si senta a proprio agio, donne con storie personali di violenza fisica e psicologica, donne con problemi di disturbi alimentari, donne con disabilità e anche donne con fedi religiose differenziate o con culture di origine diverse. Come Uisp ci siamo sempre battuti per dare alle donne, a tutte le donne, pari opportunità nel mondo dello sport, ma dobbiamo farlo anche nel rispetto che si deve a culture, sensibilità personale e fedi religiose differenti, come sancito anche nella nostra Costituzione". (a cura di I.M. e E.F.)
Foto: fonte Uisp Torino