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Dalla parità alla varietà di genere: quali riflessi nello sport?

Proseguiamo il nostro approfondimento sui temi dei diritti LGBTQI+ nello sport con la psicologa e psicoterapeuta funzionale Roberta Rosin

 

Con le Olimpiadi e le Paraolimpiadi di Parigi si è data visibilità ai diritti delle persone Lgbti+. Dopo l'articolo di apertura  “Parità formale o sostanziale? Lo sport è un banco di prova globale”, di Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e diritti Uisp, e dopo quello della sociologa Alessia Tuselli dal titolo "Parità di genere e diritto a competere, servono nuove regole" proseguiamo con gli approfondimenti.

Questa settimana interviene Roberta Rosin psicologa psicoterapeuta funzionale, docente e supervisore SEF (Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale). In quanto membro del CD ONIG-Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere- (referente commissione sport con Gianmarco Pulcini), Roberta Rosin è intervenuta sul caso Imame Khelif.

Dalla parità di genere alla varietà di genere: quali possono essere i riflessi sugli attuali regolamenti sportivi?

"Rispondo a questa domanda con Francesca Masserdotti, socia ONIG, psicoterapeuta e attivista sportiva. Premesso che la parità di genere nello sport in Italia non è raggiunta: visto il dilettantismo sportivo, il gap relativo agli stipendi tra uomini e donne e il diritto alla maternità non sempre garantito, esiste la necessità di aggiornare i regolamenti sportivi per permettere a chiunque faccia sport – a qualsiasi livello - un trattamento equo. Ricordiamo che, come stabilito dalla Carta Olimpica nel 2020 e dalle dichiarazioni delle Nazioni Unite del 2011, Io sport è un diritto umano fondamentale che appartiene a tutte le persone indipendentemente da genere, orientamento sessuale, identità di genere o caratteristiche fisiche. Deve essere un mezzo di inclusione, uguaglianza e miglioramento della qualità della vita, non un ambito in cui discriminazioni e pregiudizi trovano spazio. Il censimento più recente del CONI “I numeri dello sport 2021-2022”, ci dice che tra tutte le persone tesserate in Federazioni Sportive Nazionali e Discipline Sportive Associate, le donne sono il 31.3 per cento, sono inoltre il 19.6% all’interno della dirigenza delle società, il 20.7% nei ruoli tecnici, il 19.6% tra gli ufficiali di gara e il 14.3% nella dirigenza federale. Questo ci mostra come la parità di genere sia ancora lontana.

La riforma sportiva entrata in vigore il 1° luglio 2023 dà maggiore dignità al lavoro sportivo e introduce la figura del Safeguarding e dei Codici di Condotta, mettendo in primo piano la prevenzione di discriminazioni, abusi e violenza nello sport, ma non parla di persone TGD-Transgender Gender Diverse non portando l’attenzione su una fascia di popolazione che concretamente ha moltissime difficoltà di accesso allo sport di base".

"Noi genitori di ragazzi transgender": questo è il titolo di un libro di cui è curatrice. Partiamo dal libro per parlare di allenatori, operatori e educatori sportivi: quali consigli fornire loro?

"Il consiglio principale è l’ascolto delle necessità che le persone aprono nel percorso psicologico e non solo, sostenere fattivamente azioni inclusive, comprendendo che i vissuti di disforia non sono un capriccio ma un vero stato di malessere.  Lo sguardo di un adulto che sappia tenere in considerazione la persona nella sua totalità e non solo per il ruolo a cui è vocato, è fondamentale per poter comprendere le richieste e le paure di chi abbandona l’ambiente sportivo non sentendosi accolto o accolta o più semplicemente nel non potersi tesserare con la squadra che corrisponde al genere percepito e vissuto.  A tal proposito desidero portare l’esperienza di Alex, giovane AFAB-Assigned Female At Birth, scritta dalla madre. Alex è riuscito a trasformare la sua frustrazione senza spegnersi nell’annullamento: 'Alex (attualmente ha 16 anni) inizia a giocare a pallacanestro all' età di 6 anni nella squadra di minibasket mista maschi e femmine (come da regolamento), il primo anno ai Giants di Marghera, i successivi al BCM di Malcontenta a Mira. Dopo lo stop di un anno dovuto al Covid, rientra ai Giants con i suoi compagni del BCM assorbito da Marghera nel 2021, ma non può continuare a giocare con loro in squadra mista: deve essere inserito in una squadra femminile.

La squadra fatica a formarsi per mancanza di giocatrici in tutto il territorio di Mestre/Marghera e Alex fa due allenamenti insieme a ragazze tre anni più grandi, per poi desistere. A settembre 2021 ci trasferiamo a Bassano del Grappa e veniamo a sapere che si sta creando, dopo anni di assenza, una squadra femminile cittadina nel club MBA di Bassano del Grappa. Alex, che ha appena fatto il suo coming out a casa e nella nuova scuola, dove è stato trasferito per frequentare la terza media, ne fa subito parte e gioca tre anni nei campionati giovanili femminili. Verso i 16 anni iniziamo il percorso per l'affermazione di genere sapendo che molto presto Alex sarà costretto a rinunciare alla sua passione per il basket, non appena i primi effetti della Terapia Ormonale Mascolinizzante saranno visibili, infatti, sarà molto difficile ignorare la sua condizione e, in una mancanza di norme che regolino la pratica sportiva agonistica di questi ragazzi, sarà praticamente impossibile partecipare ad un campionato sia femminile che maschile, anche a causa dell'irregolarità che rappresenterebbe l' assunzione di farmaci, nel caso di eventuali esami antidoping.

Per non restare fuori dal mondo della pallacanestro, il ragazzo, di sua iniziativa, chiede di frequentare un corso per mini-arbitro federale, avendo già collaborato con la società arbitrando in tornei e amichevoli di minibasket. La sua intenzione è di intraprendere la carriera di arbitro federale, possibilmente con il nome maschile.

Nel frattempo, a scuola, dove è attiva la carriera alias per Alex, un docente gli ha proposto, l'anno scorso, di prendere parte al torneo scolastico di Baskin, una disciplina altamente inclusiva, dove possono giocare persone abili e disabili ambo i sessi, con ruoli e regole diverse. Prima dell'inizio del campionato, Alex ha la possibilità e il piacere di scegliere di indossare il numero e la maglia destinati ai maschi, coronando per la prima volta il sogno di calpestare il parterre di gioco da uomo, seppur nei limiti di questa disciplina che prevede un numero stabilito di maschi e di femmine e delle regole diverse per ciascun genere di giocatore (ad esempio i giocatori abili non possono marcare quelli disabili, ma questi possono marcare tutti, tirare in tutti i canestri, compresi quelli ad hoc bassi a metà campo e con diverse palle, allo stesso modo ci sono limiti fra i generi m/f nel gioco)'. Questo mi sembra un esempio illuminante ma di certo non sufficiente nel rispondere con pienezza ad un diritto inequivocabile".

Ritrovare sé stessi attraverso lo sport: è possibile? Quali condizioni sociali occorre costruire per creare un ambiente sportivo accogliente e rispettoso?

Il 26 settembre 2023 la Camera dei deputati italiana ha terminato l'iter legislativo n. 715-B, modificando l'art. 33 della Costituzione italiana e introducendo un nuovo comma in cui viene riconosciuto il valore educativo, sociale e di promozione del benessere dello sport. Per creare un ambiente maggiormente rispettoso e accogliente sarebbe importante creare informazione e formazione per chi “gestisce” lo sport, creando spazi di ascolto con chi dallo sport si sente escluso, incrementare la ricerca sullo sport e le minoranze e aggiornare gli impianti sportivi per una tutelante ed universale accessibilità".

Sono in molti a pensare che Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi abbiano segnato uno spartiacque: la lunga marcia dei diritti ha fatto realmente passi in avanti? Perché?

"Le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Parigi hanno dato la possibilità di parlare di temi che troppo spesso non vengono affrontati e sovente fucina di speculazioni che avvantaggiano luoghi comuni. Nonostante la disinformazione e le informazioni non corrette condivise su social e giornali, si è data la possibilità ad atleti ed atlete non conformi di mostrarsi ed esprimere il loro punto di vista. La vicenda di Valentina Petrìllo, atleta transgender a competere ai Giochi Paralimpici nel suo genere di elezione, ha sollevato polemiche infondate sui presunti vantaggi fisici delle atlete transgender nelle competizioni sportive. Le prove scientifiche in questo campo sono ancora estremamente limitate per l’esiguo numero di quest3 atlet3, che non costituisce un campione sufficientemente rappresentativo per studi di rilevanza statistica. Eric Vilain (2019), genetista e consulente del CIO-Comitato Olimpico Internazionale, afferma che i presunti vantaggi degli atleti e delle atlete TGD non sono necessariamente da considerare ingiusti, poiché vantaggi biologici possono verificarsi anche tra gli atIet3 cisgender.

Come affermare i diritti per tutte le persone del “pluriverso identitario” attraverso lo sport?

"Il primo passo potrebbe essere garantire, anche attraverso politiche di genere, l’accesso allo sport di base per tutte le persone, indipendentemente da genere, sesso, cittadinanza o altro. Le persone TGD, a partire da quelle più giovani, abbandonano lo sport per una carenza di attenzioni come: la mancanza di spogliatoi adeguati, la difficoltà o impossibilità di tesseramento Alias, non sempre garantito per la non formazione di chi propone lo sport e lo gestisce. Le società e associazioni sportive andrebbero formate e informate ed è necessario parlare in ogni contesto possibile del diritto all’accesso sportivo e delle difficoltà che esistono per alcune fasce della popolazione a far valere un proprio diritto.

L’associazione CON-TE-STARE Sportello Attivo Transgender, Centro ONIG di Padova, in collaborazione con la Polisportiva San Precario, ha recentemente creato un progetto pilota: aprendo la squadra mista di touch rugby alle persone queer, proponendo così uno spazio inclusivo in cui tutt3 possano accedere allo sport di base, anche grazie all’iscrizione della squadra all'Uisp, che permette il tesseramento Alias. È una scommessa necessaria per garantire un diritto fondamentale a tutte le persone". (a cura di I.M. e M.C.)

Roberta Rosin psicologa psicoterapeuta funzionale, docente e supervisore SEF (Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale), è presidente dell'Associazione Con-Te-Stare, Sportello attivo Transgender (Padova), membro del CD ONIG-Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere- (referente commissione sport con Gianmarco Pulcini). Scrittrice e saggista, Roberta Rosin è autrici di alcuni libri su questo tema: "Sconvolti. Viaggio nella realtà transgender (con Chiara Dalle Luche 2017); Spunti di vista (2019); Io non sono un trans (2023); Noi genitori di ragazzi transgender (a cura di con Valentina Cincotto, 2024).

 

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