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Gaza nella morsa: la missione di Aoi e terzo settore a Rafah

Monta la protesta contro il genocidio a Gaza. Aoi-Cooperazione e solidarietà internazionale chiede di attivare tutti i canali diplomatici

 

Gaza è stretta in una morsa che non lascia scampo: nelle ultime 48 ore l’esercito israeliano ha aumentato l’intensità dei bombardamenti su varie zone della Striscia e sta portando avanti anche una serie di attacchi di terra. Si parla di duecento vittime. Oltre 45 bambini sono stati uccisi: “A Gaza nessun luogo è sicuro per i bambini. Questo orrore deve finire”, scrive la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell che aggiunge: “più di 1 milione di bambini a Gaza rischiano la fame.

Ieri a Roma c’è stata una manifestazione promossa da Amnesty International (nella foto): un drappo rosso che spunta ai piedi di una culla in segno di protesta contro le morti dei bambini uccisi a Gaza e cartelli in aria nel silenzio, nel 77º anniversario della Nakba per chiedere la fine dell'invio di armi a Israele e il riconoscimento dello stato di Palestina.

Una delegazione composta da AOI, ARCI, Assopace Palestina, insieme a parlamentari, giornalisti ed esperti di diritto internazionaleè partita ieri dall’Italia per raggiungere Rafah e la Striscia di Gaza. Nel corso del viaggio sono previsti incontri con attivisti palestinesi, operatori umanitari, agenzie internazionali e delle Nazioni Unite.

“I giornalisti “stanno pagando un prezzo altissimo per raccontare al mondo il genocidio a Gaza: la loro stessa vita”. E questo sia perché le bombe non li risparmiano, sia perché non hanno equipaggiamenti di protezione adeguati. È la testimonianza resa da Abdul Nasser Abu Aoun e da Ahmed Jad, il primo giornalista freelance, il secondo direttore della testata palestinese Al-Ayyam, entrambi profughi in Egitto. Sono stati loro ad accogliere, al Cairo, la delegazione di parlamentari, eurodeputati, giornalisti ed esponenti della società civile giunti dall’Italia per la carovana solidale ‘Gaza oltre confine’, che punta a raggiungere il valico di Rafah per invocare la fine del “genocidio” e del blocco totale agli aiuti umanitari. 

Ancora Abu Aoun: “Sappiamo che parte dei politici e dei giornalisti europei ci sostengono, ma dal 7 ottobre 2023 Israele non lascia entrare i media internazionali mentre dal 2 marzo non entrano più acqua o cibo e la gente non ce la fa più”. Rivolgendosi ai parlamentari e ai giornalisti presenti, lancia un appello: “Sappiamo che parte dei politici e dei media europei ci sostengono ma non basta. È ora di azioni incisive affinché il mondo spinga Israele a fermare il genocidio e il blocco all’ingresso di aiuti umanitari”.

Sabato scorso il Giornale Radio Sociale ha dedicato uno speciale alla situazione di Gaza, mettendo insieme le voci di Silvia Stilli (Aoi), Vittorio Di Trapani (Fnsi), Carlo Paris (per anni corrispondente Rai da Gerusalemme) e Andrea Iacomini (Unicef).

La terza guerra mondiale di cui parlò Francesco è la prima preoccupazione: pace invoca  papa Leone XIV appena eletto. Ci sono luoghi della terra dove la terza guerra mondiale non è una previsione, ma è già presente. Gaza prima di tutto.

“Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire”. Noi, italiani, europei, umani. E’ questo il senso degli appelli che si condensano in questi giorni dalle organizzazioni umanitarie, dalle istituzioni internazionali, dal mondo dell’informazione.

Qual è la situazione? Lo chiediamo a Silvia Stilli, portavoce di Aoi-Cooperazione e solidarietà internazionale che spiega che il Gabinetto di guerra israeliano e il governo Netanyahu hanno deciso di rendere praticamente impossibili gli appovigionamenti di aiuti umanitari alle popolazioni.

Verità su Gaza significa anche informare su quella che è l’aria che si respira quotidianamente nella Striscia, anche prima dell’inasprimento dell’occupazione. Ascoltiamo Carlo Paris, per alcuni anni corrispondente Rai da Gerusalemme: “Già da anni i rifornimenti arrivano con grande difficoltà, da anni c’è un razionamento dell’energia elettrica, negli ospedali la situazione è gravissima così come per le attività economiche, commerciali, artigianali. In questo anno e mezzo la situazione è peggiorata in maniera moltissimo”.

Se questa è la situazione, drammatica per tutti c’è chi è sottoposto a soffrenze più gravi, come i bambini. Ascoltiamo Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia: “Diciotto mesi di guerra, il blocco degli aiuti stanno spingendo i bambini al limite, l’accesso all’acqua è peggiorata. La situazione dei bambini è gravissima, i bombardamenti sono incessanti”

Perché non si dà voce a chi si ribella a questa situazione? Ascoltiamo ancora Carlo Paris: “Sono molto importanti alcuni movimenti pacifisti sia israeliani, sia palestinesi. Ci sono madri israeliane e palestinesi che sfilano chiedendo la pace. Eppure nessuno dà voce loro come se non si possa sentir dire vogliamo stare insieme”.

217 giornalisti e giornaliste uccisi, molti dei quali indossavano il giubbotto con la scritta PRESS. Per rompere un silenzio che rischia di diventare connivenza con la guerra sono scese in campo Fnsi, Ordine dei Giornalisti e associazioni di giornalisti e cittadini come Articolo 21 e No Bavaglio. Ascoltiamo Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi: “La Fnsi ha lanciato da mesi un appello affinchè si consenta finalmente ai giornalisti occidentali di entrare a Gaza. E’ inaccettabile che chi critica lo stato di Israele venga bollato come antisemita. Quello che conta oggi è permettere ai giornalisti di raccontare quello che succede”.

Come uscirne? Ascoltiamo ancora Silvia Stilli, alla vigilia della partenza della Carovana della Pacepromossa da Aoi, Arci, Acli, Assopalestina e altre organizzazioni sociali per chiedere a governo italiano e Comunità europea di attivare tutti i canali diplomaticiper porre fine agli eccidi a Gaza e in altre zone martoriate come l’Ucraina: “Chiediamo al Governo italiano e alla Commissione Europea di attivare tutti i canali diplomatici per porre fine agli eccidi che si stanno consumando a Gaza e in Ucraina”. (a cura di Ivano Maiorella)