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"Giro di boa": l'editoriale di Tiziano Pesce al Vademecum Uisp 2021-22

Presentiamo l'editoriale di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, che apre il Vademecum dell'associazione per la stagione 2021-2022

 

Iniziamo insieme una nuova stagione. Nell’immagine della tessera Uisp c’è la gioia dei visi e dei gesti delle bambine e dei bambini, che ritornano a giocare insieme e a socializzare, in un contesto colorato e vivo. Questo vuole essere il nostro auspicio per superare presto la pandemia, in un delicato periodo storico in cui c’è assoluto bisogno di nuove e concrete attenzioni da riservare alle persone. L’emergenza sanitaria ci consegna senza dubbio come punto fortemente critico il rapporto con la prossimità. Si è parlato molto, ad esempio, della insufficienza della medicina territoriale, della necessità di ricostruire i legami sociali valorizzando le reti associative e, più in generale, di quel vasto mondo del terzo settore italiano, che tanto ha fatto dal febbraio 2020 ad oggi, dimostrando una grande capacità resiliente, frutto di una storia che ha radici profonde nel rapporto con le istituzioni e il territorio.
Altro punto del dibattito di questi mesi è stato il ruolo che ha assunto l’Europa nel dare risposte e sostegni per  fronteggiare l’emergenza. Finalmente abbiamo vissuto una fase nella quale il vecchio continente ha rimesso nei giusti binari i valori fondanti che sono stati il presupposto per la costruzione dei sistemi di welfare e di mutuo aiuto, sui quali poggiano le democrazie liberali.

Prossimità, terzo settore, Europa: la Uisp vuole ripartire da qui e ai decisori pubblici e alla politica dice con forza che non c’è assolutamente più tempo! Chiediamo allora di abbandonare i tatticismi di palazzo e di affrontare con uno sforzo consapevole i temi che riguardano l’associazionismo sportivo di base. Il sistema sportivo italiano va ammodernato, le modifiche legislative vanno completate, la disparità delle risorse tra organismi sportivi va superata con un riequilibrio che risponda anche a nuovi parametri di valutazione. Le associazioni e le società sportive dilettantistiche siano messe nelle condizioni di diventare un vero motore della ripresa.
Lo sport di alto livello sta offrendo segnali di forte ripartenza. Non si lasci però che tutto questo resti esclusiva prerogativa del vertice, si approfitti del momento per lanciare il segnale forte a tutto il Paese: l’attività fisica e lo sport
devono diventare patrimonio di tutte e di tutti. L’associazionismo sportivo è alle corde ed i dati relativi ai contagi lasciano intendere che avremo ancora a che fare con sacrifici e protocolli restrittivi, per cui è facile prevedere il rischio di ulteriori maggiori costi per garantire l’attività. Questo ambito, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria, va sostenuto non con interventi spot.
Ci si faccia carico di prendere in esame la possibilità di un Piano Nazionale per una nuova cultura motoria e sportiva che metta al centro il benessere della persona, promuovendo attività fisica e sport a partire dal rapporto con la salute pubblica e la scuola, contrastando la sedentarietà, favorendo sani e attivi stili di vita, per garantire benessere, qualità della vita alle cittadine e ai cittadini di ogni età. Riconoscere l’effetto rigenerativo e attrattivo dello sport di base nel rapporto con il territorio, poiché generativo di processi di inclusione e di coesione sociale, non potrà che rafforzare anche le capacità formative delle persone e produrre occupazione. Apriamoci al futuro. Abbiamo il dovere di dare risposte ai nuovi bisogni emergenti, ridurre la forbice delle disuguaglianze, di opportunità, di risorse, che la pandemia sta rendendo sempre più evidenti. Città, periferie, aree interne, impianti sportivi destrutturati oltre a quelli tradizionali, diventino luoghi attivi ed accessibili dove poter praticare attività sportiva e motoria e contribuire anche a costruire una società più sostenibile.

Ci sarà bisogno di una svolta decisiva quindi, tale da determinare nuovi rapporti di forza, un nuovo patto sociale tra istituzioni, cittadini e organizzazioni sociali, ognuno nei rispettivi ruoli. Un vero e proprio giro di boa che dovrà ancora una volta vedere protagonista la Uisp, verso un necessario cambio di passo che metta davvero al centro la persona nelle politiche pubbliche e nell’economia. Tocca ancora una volta a noi farcene carico, nella consapevolezza di essere coloro  che credono fino in fondo al bisogno trasformativo e di emancipazione che la promozione dello sport sociale merita, oggi e soprattutto nel prossimo futuro, per rendere migliore la qualità della vita delle nostre comunità. Il vento è già cambiato e il giro di boa non è più rinviabile!

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