Nazionale

I veleni di Taranto negano la vita e lo sport: parla l'Uisp

Fabio Mariani, presidente Uisp Taranto: "Non si può fare sport all'aperto. 'Allontanarsi da': questo è lo sport più praticato".

Siamo tutti tarantini: l'Uisp esprime solidarietà ai cittadini e agli sportivi della città pugliese. Per decenni condannata ai veleni dell'aria, da mesi si trova esposta al ricatto salute o lavoro. La vicenda, come sappiamo, è molto complessa: il piano di risanamento presentato dall'ad dell'Ilva è al vaglio del Gip Patrizia Todisco, che ha avuto la caparbietà - e il merito - di scoperchiare il pentolone. Qual è la situazione in città? Quali sono i riflessi sullo sportpertutti? Lo abbiamo chiesto al presidente Uisp Taranto Fabio Mariani: "Tra lo sport e Taranto non c'è buon feeling da molti decenni ormai. Stretta tra i due mari soffre di svariate tipologie di inquinamento, da quello siderurgico-industriale a quello chimico a quello automobilistico. Soprattutto automobilistico, perchè la città ha una forma particolare. I due mari sui quali si affaccia da tempo avrebbero potuto renderla una perla unica al mondo. Invece un'edilizia selvaggia ha generato una viabilità paradossale. Tanta industria pesante non garantisce alti livelli occupazionali. Il tarantino spesso non ha tempo di praticare uno sport perchè impegnato nella difficile arte del sopravvivere. I più giovani o gli appassionati che non vogliono rinunciare ad una sana attività si dirigono nelle zone più periferiche della città, lontane dai nuclei industriali. Più il cittadino si allontana, più leggero diventa il respiro".

"Il tarantino ama lo sport, ma istintivamente non ha voglia di farlo all'aria aperta - prosegue Mariani - A meno che non si sposti lontano. Ama il mare ma se vuole nuotare o semplicemente rinfrescarsi nel periodo estivo, deve prendere l'auto e, ancora una volta, allontanarsi dalla
città. 'Allontanarsi da': si potrebbe definire così lo sport principale, l'attività motoria più inconsciamente praticata. Un solo parco. Il verde pubblico insufficiente anche a causa dei lunghi periodi di siccità. Assenza di strutture sportive, e quelle poche pubbliche inutilizzabili e in grave stato di degrado. Una realtà difficile per uno sportivo amante della salute e dell'ambiente. Difficile come qualunque realtà caratterizzata da una presenza industriale così pesante". (I.M.)

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