Nazionale

A 55 anni dal pugno di Smith e Carlos contro il razzismo

16 ottobre 1968, erano in corso i Giochi di Città del Messico: Il Discobolo, la rivista dell'Uisp, gli dedicò la copertina. Da allora nulla fu come prima

 

Un pugno contro le discriminazioni, un gesto che ha segnato una svolta nello sport e nella lotta contro il razzismo. Sport che da quel momento non è stato più a guardare, grazie alle iniziative inidividuali di molti suoi protagonisti, contro il razzismo, per la pace e per i diritti. Iniziative che continuarono, e continuano, ad essere malviste e osteggiate dal Cio e dall'intero establishment sportivo. 

Tommie Smith vince ai Giochi olimpici di Città del Messico del 1968 la medaglia d’oro nei 200 metri, stabilendo il record del mondo in 19’’83, con il connazionale John Carlos medaglia di bronzo. Al momento della premiazione, nel pieno della solennità dell’inno statunitense, Smith e Carlos si presentano sul podio con il pugno alzato, il destro Smith, il sinistro Carlos, avvolto in un guanto nero per dire no al razzismo.

Anche l’australiano Peter Norman, medaglia d’argento, manifesta in favore dei due neri americani. La protesta gli costerà l’ostracismo a vita da parte del suo Comitato olimpico.

«Non avevamo pianificato niente in particolare. Dopo avere parlato un po’, avevamo deciso di seguire l’ispirazione del momento e allo stesso tempo di esprimerci nel modo che credevamo più adatto a noi, da individui liberi» ricorda Tommie Smith. 

La foto della protesta fa il giro del mondo ed il poster della trasgressiva premiazione diventa un simbolo della protesta studentesca. La foto è scelta per la copertina de Il Discobolo  n. 42 (novembre-dicembre 1968). La rivista dell’Uisp coglie l’occasione per approfondire analisi e giudizi sui giochi olimpici e le questioni razziali.

Le XIX Olimpiadi di Città del Messico del 1968 sono contagiate dalla contestazione studentesca in atto negli Stati Uniti, il 3 ottobre le strade di Città del Messico divengono un campo di battaglia. “Non vogliamo le Olimpiadi, vogliamo la rivoluzione” è lo slogan ritmato dagli universitari messicani quando in piazza delle Tre culture i granaderos aprono il fuoco contro i dimostranti, provocando una strage. (I.M.)

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