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La crisi aiuta la vendita di bici: "Uno stimolo a cambiare"

Non accadeva dal Dopoguerra, nell’Italia pre-boom economico, quando possedere una macchina era un lusso e la bici era fedele compagna, sulle strade sterrate di campagna così come sui sampietrini. Nel 2011, in Italia sono state vendute più biciclette che automobili: 1.750.000 contro 1.748.143. Uno scarto minimo, ma la cifra simbolica è importante: “Dobbiamo guardare le due facce della medaglia – commenta Santino Cannavò, responsabile Ambiente Uisp – Da un lato è una conseguenza evidente della profonda crisi economica nella quale versa non solo il nostro paese: il dato ci dice che le persone fanno fatica a continuare la loro vita quotidiana come sempre, lo stile di vita è forzatamente messo in discussione. Dall’altro, questo cambiamento nello stile di vita può avere delle conseguenze positive. Sicuramente nei prossimi anni vedremo un impatto significativo sugli indicatori che riguardano la sedentarietà, così come su quegli relativi all’inquinamento atmosferico e acustico delle nostre città. Ma credo che la sempre maggiore diffusione delle bicicletta potrà anche stimolare una diversa è qualitativamente migliore socializzazione e conoscenza del territorio. Andare in bici e a piedi sono manifestazioni di cittadinanza attiva”

Secondo i dati riportati oggi da Repubblica, sono 6,5 milioni gli italiani che vanno al lavoro in bici, mentre sono oltre 10 milioni quelli che usano la bici occasionalmente. Un esercito di pedalatori che però fatica a trovare spazi dove poter muoversi in sicurezza: l’ultimo finanziamento specifico per le piste ciclabile risale a 13 anni fa, mentre la nostra rete della mobilità sostenibile, con i suoi 4.000 km è lontana anni luce dagli standard più elevati (40.000 chilometri in Germania, 17.000 in Inghilterra)
“Da questi dati - prosegue - dobbiamo trovare nuovi stimoli per provare ad incidere sul modello di mobilità che fino ad oggi ha governato gli investimenti infrastrutturali e lo sviluppo delle nostre aree urbane. Dovremmo capovolgere completamente il modello, mettendo al centro la bici e relegando ai margini le automobili: la bici dovrebbe essere la normalità e l’auto l’eccezione. Ciò comporta non solo il sostegno a diverse politiche per la mobilità, ma anche investimenti in sicurezza e formazione. Associazioni come l’Uisp, da questo punto di vista possono ricoprire un ruolo strategico, lavorando con i bambini per una precoce alfabetizzazione all’utilizzo del mezzo in sicurezza”.
Insomma, guardiamo il bicchiere mezzo pieno: è vero, la crisi c’è ma possiamo approfittarne per ottenerne benefici, per la salute, l’ambiente, la vivibilità delle nostre città. “La bici è bella – conclude Santino Cannavò – ecologica, economica e pure democratica: non c’è che da guadagnarci”. (F.Se.)

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