Nazionale

La salute al centro della Giornata dell'infanzia e dell'adolescenza

Presentato a Roma il XIII Atlante dell'infanzia a rischio di Save the children. "Durante la pandemia bambini e adolescenti trascurati", dice L. Barra

 

Nonostante il crollo demografico, con meno di 400mila nati nel 2021, in Italia mancano all’appello sui territori ben 1.400 pediatri di base e la media di bambini under 14 assistiti per pediatra è pari a 883, sebbene vi sia un limite stabilito per legge di massimo 800 assistiti per pediatra. A metterlo in evidenza è la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo ‘Come stai?’, presentato mercoledì 16 novembre, a Roma, in vista della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il documento di Save the Children sottolinea come nella ripartizione dei fondi pubblici per la salute, solo il 12% sia impiegato nella prevenzione e nella medicina di base “che sono invece fondamentali per la salute dei bambini nel medio e lungo periodo”, evidenzia l’Atlante. La quota principale (44%) è impiegata per l’assistenza ospedaliera, ma solo il 6% di queste risorse sono destinate ai minorenni, a fronte di una percentuale di questi sul totale della popolazione del 15,6%, e nel 2020 i posti letto in degenza ordinaria nei reparti pediatrici erano solo il 4,1% del totale.

“I dati contenuti nell’Atlante, nella loro criticità, confermano l’approccio di lavoro impostato dall’Uisp - commenta Loredana Barra, responsabile Politiche educative e per l’inclusione Uisp - i dati in nostro possesso sulla salute dei minorenni in seguito al periodo della pandemia ci hanno allarmato, portandoci a lavorare sulla promozione del benessere e dei sani stili di vita per bambini e adolescenti”. 

La XIII edizione dell’Atlante, infatti, si concentra sulla salute, sul sistema sanitario e sull’accesso alle cure: “Noi abbiamo un canale preferenziale per osservare i nostri bambini grazie ai Centri estivi multisport Uisp - continua Barra - che ci mettono in contatto con un numero molto grande di bambini e ragazzi: in tempi non sospetti abbiamo capito che dovevamo concentrare le nostre azioni su benessere e sani stili di vita, abbiamo prodotto materiali confrontandoci con l’associazione dei pediatri, per intervenire in un processo che sta velocemente degenerando. Aumentano i disordini alimentari, che coinvolgono i bambini in età più precoce rispetto al passato; il 17% dei bambini tra i 5 e 9 anni sono obesi; l’attività sportiva di bambine e bambini è calata dal 54% al 36%; il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti. La salute mentale è un dato che ci preoccupa molto: “Come stai?”, è questa la domanda che avrebbero voluto sentire i nostri giovani in questo periodo, gliela dovevamo fare e non l’abbiamo fatto e solo ora ci stiamo accorgendo che qualcosa non è andato. L’Uisp aveva colto queste difficoltà, ha messo in campo azioni per coinvolgere gli adolescenti e ora i risultati si cominciano a vedere”.

In questi anni l’Uisp ha affrontato queste problematiche con i suoi partner e sotto diversi punti di vista: con la ricerca sulle disuguaglianze tra nord e sud realizzata insieme a Svimez, con il lavoro sui Centri estivi al fianco di Alce nero e Marsh. “L’Atlante mette nero su bianco che un bambino nato in Calabria ha 12 anni di aspettativa di vita in meno rispetto a uno che nasce a Bolzano: su questo tema deve aprirsi una riflessione generale perchè tutto il terzo settore si ponga l’obiettivo di migliorare la salute dei bambini, parliamo di un diritto fondamentale di bambini e adolescenti”. 

Nel suo lavoro al fianco di Save the children, l’Uisp è parte del progetto Fiocchi in ospedale a Sassari e Genova, che interviene sui primi 1000 giorni di vita: “Se si cambia l’inizio della storia forse si riesce a cambiare tutta la storia, intervenire sugli adolescenti che hanno già respirato tutta la povertà, economica, educativa, relazionale in cui sono immersi, è troppo tardi. Ora siamo più sensibili nel dire che ce ne dobbiamo occupare prima, intervenendo nelle famiglie per garantire azioni di screening e prevenzione. E’ necessario guardare in faccia il problema per acquisire maggiore consapevolezza su dove andare a incidere con le nostre politiche”.

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