Nazionale

Le città del sud spendono poco per lo sport, come invertire la rotta?

Le amministrazioni possono fare molto per la promozione dello sport, se inserito tra le politiche pubbliche del territorio. Parla M. Di Gioia

 

Sempre più persone praticano una qualche attività fisica nel tempo libero: secondo l’Istat si parla di più di un milione e mezzo tra chi ha più di tre anni. Con la pandemia sono però diminuite le persone che fanno sport in modo continuativo, se nel 2020 lo faceva il 27,1% degli italiani, l’anno successivo questa quota è scesa di quasi 4 punti percentuali, attestandosi al 23,6%. L’attività motoria e sportiva porta evidenti, e scientificamente dimostrati, benefici per la salute degli individui, ma per praticare sport sono fondamentali infrastrutture dedicate ma anche associazioni, che vanno amministrate con continuità: queste e altre funzioni possono essere coperte dai comuni che contabilizzano le relative uscite nei bilanci. Openpolis ha analizzato la spesa dei comuni italiani per lo sport e il tempo libero: quello che emerge è che le città del Sud spendono poco per lo sport, confermando una disparità che esiste in molti campi della gestione del territorio, in particolare modo nell’ambito dello sport e delle opportunità di accesso. 

“Dai dati di Openpolis emerge una difficoltà oggettiva - commenta Michele Di Gioia, responsabile politiche per i beni comuni e le periferie Uisp - una differente velocità che mette in evidenza la disparità di investimenti sul tema sport a seconda di dove si abiti. Una disuguaglianza intollerabile che si verifica anche nelle grandi città. Sono dati che si legano a quanto emerso dalla ricerca condotta dall’Uisp con Svimez, che ha evidenziato i diversi numeri della pratica sportiva e il conseguente costo economico e sociale della sedentarietà nel Sud del nostro Paese. Se i Comuni non investono nell’attività sportiva, con contributi alle associazioni, investimenti nell’impiantistica, voucher per permettere l’accesso a tutte e tutti, il tasso di sedentarietà non può che salire”. 

Le prime città che riportano la spesa maggiore sono tutti capoluoghi del centro-nord: Padova (55,58 euro pro capite), Trieste (41,52), Firenze (31,99) e Venezia (27,81). Sono quattro i grandi comuni che riportano uscite inferiori ai dieci euro a persona, tre di questi sono del sud: Bari (9,05), Napoli (8,88), Roma (5,98) e Messina (5,60).

L’attuale stato dell’economia potrebbe penalizzare ulteriormente chi ha meno risorse e la ripresa dell’attività sportiva potrebbe non essere uniforme sul territorio, a discapito del meridione e dei piccoli comuni. Gli interventi delle amministrazioni sono quindi fondamentali per garantire l’accesso all’attività fisica e il supporto alle istituzioni sportive, spesso realtà molto giovani e radicate nel territorio. I comuni iscrivono a bilancio le spese relative a questo ambito in una voce dedicata, sono comprese al suo interno tutte le uscite per società e associazioni sportive. Si includono sia le spese per le manifestazioni e le iniziative da loro promosse che la formazione del personale adibito a queste attività. Ma si contabilizzano anche le uscite per la gestione delle strutture legate alla pratica sportiva, quelle per attività ricreative e le iniziative di promozione dello sport.

L’attività fisica e sportiva rappresenta una potenzialità inespressa dei nostri territori sui temi del benessere e della qualità della vita - prosegue Di Gioia - sarebbe ora di iniziare a prospettare pratiche più puntali di coprogrammazione e coprogettazione, coinvolgendo le comunità nelle scelte. Molto spesso le scelte dei comuni virtuosi dipendono dal fatto di vivere in un ambiente sociale in cui è già forte un senso condiviso di comunità. Per il futuro è necessario sviluppare un dialogo con le amministrazioni, affinchè le scelte non vengano imposte ai cittadini, ma nascano da tavoli di concertazione in cui tutti gli attori interessati contribuiscono alle scelte in tema di sport. In Italia manca ancora, evidentemente, la consapevolezza che lo sport è una voce delle politiche pubbliche: siamo davanti agli investimenti previsti dal Pnrr, la giusta occasione per creare sullo sport, quale politica pubblica dei nostri territori, una nuova buona pratica di coprogrammazione e coprogettazione”.

Se si prendono in considerazione tutte le amministrazioni italiane, la spesa media ammonta a 32,12 euro pro capite. I comuni che spendono di più si trovano tutti in territori a statuto speciale: la Valle d’Aosta (157,6) la provincia autonoma di Bolzano (128,17) e quella di Trento (66,39). Al contrario, si riportano mediamente le uscite minori in Puglia (14,96), Calabria (13,04) e Campania (11,78). Argentera, comune del cuneese, è l’amministrazione italiana che spende di più per lo sport e il tempo libero, con uscite pari a 3.416,1 euro pro capite. Seguono il già citato Rhemes-Notre-Dame, Fortezza (Bolzano, 1348,47) e Forni di Sopra (Udine, 1.312,62). Sono dieci le amministrazioni in cui le spese superano i mille euro pro capite.

(I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Openpolis estrae i dati, li elabora e li rende disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Openbilanci svolge un’attività di monitoraggio civico dei dati, con l’obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche).

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE
UISPRESS

PAGINE UISP

AVVISO CONTRIBUTI ASD/SSD

BILANCIO SOCIALE UISP

FOTO

bozza_foto

VIDEO

bozza_ video

Podcast

SELEZIONE STAMPA

BIBLIOTECA UISP