Prosegue l'impegno dell'Uisp in Libano, attraverso i progetti di cooperazione e la formazione agli operatori locali. Il 27 novembre scorso duecentocinquanta bambini dei campi profughi palestinesi in Libano avrebbero dovuto giocare e divertirsi nello Stadio di Saida. Una grande attesa andata tristemente delusa dai recenti attacchi terroristici che hanno costretto l’ambasciata ad annullare l’evento.
Nonostante la paura, la voglia di voltare pagina del popolo libanese è sempre tanta. Per questo i due operatori dell’Uisp Sassari, Loredana Barra e Alessandro Dessì, hanno scelto di andare ugualmente. Al posto dell’evento, infatti, è stato organizzato un corso per i docenti della Ghassan Kanafani Cultural Foundation, che operano in diversi campi profughi palestinesi con bambini di diverse fasce d’età, e i genitori dei bambini che vivono nei campi stessi.
“La nostra è stata una scelta vincente che è stata molto apprezzata – afferma Alessandro Dessì – ci siamo sentiti di andare nonostante le grandi difficoltà e non certo per fare gli eroi, bensì per continuare a fare il nostro lavoro”.
Per quanto riguarda i docenti della GKCF, il corso aveva l’intento di formare operatori del luogo che possano sposare il modello metodologico dello sportpertutti, utilizzando l’attività motoria e sportiva come strumento di integrazione nei processi educativi.
“Sin dai primi passaggi – raccontano i due operatori sardi - è emersa la necessità da parte degli operatori di coinvolgere ufficialmente i genitori dei bambini, inclusi quelli con disabilità, per via dell’effettiva mancanza di strategie educative condivise e di metodi e finalità omogenei, rafforzando in questo modo il diritto all’educazione, all’informazione e alla cultura per tutti”.
“Con i genitori si è cercato, in particolare, di evidenziare le caratteristiche di ogni persona e la specificità del bambino - spiega Loredana Barra - di mobilitare il potenziale educativo di ogni persona facilitando la crescita degli adulti e di conseguenza la loro capacità di rispondere alle esigenze dei bambini”.
“Certo, non è semplice parlare di rispetto e di regole in un luogo dove il problema principale è sopravvivere – confessa Alessandro Dessì - e non è stato semplice neanche per me inserirmi nelle attività, non sapevo fino a che punto le mamme mi avrebbero accettato in quel contesto, ma le tante domande e il confronto nato dall'incontro ci hanno dato prova che hanno una gran voglia di fare il percorso da noi proposto”.
“Spiegare che gestire le emozioni significa esternarle aiutando i bambini a capire le modalità giuste, in un contesto in cui le emozioni tendono ad essere represse è stato complicato – fa notare Loredana Barra - E’ stato però molto bello notare che la riflessione avvenuta in seguito ai giochi proposti ha fatto in modo che si formasse un gruppo di genitori unito, curioso, disposto a sperimentare nuove strategie, propenso a diventare una comunità educante nel centro di riferimento”.
“Le mamme ci hanno riportato la loro delusione e quella dei bambini – concludono i due operatori - per aver visto annullato l’evento del 27 novembre, confidando nel fatto che possa essere rimandato a periodi più favorevoli dal punto di vista della sicurezza. Questa è, senza dubbio, una motivazione forte per andare avanti nelle nostre attività in Libano”. (Fonte: Uisp Sardegna)