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Soncin: “Perchè mi esprimo al femminile quando si parla di squadra”

Andrea Soncin, Ct della nazionale femminile di calcio è intervenuto al corso OdG che si è svolto a Roma il 7 novembre

 

Venerdì 7 novembre si è svolto nella sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti, a Roma, il corso di formazione per giornalisti “Donne, media, sport: genere e informazione sportiva”, organizzato da Giulia Giornaliste e Ordine dei giornalisti. Tra gli ospiti era presente Andrea Soncin, ex calciatore e allenatore della Nazionale italiana di calcio femminile, che ha affrontato dei temi cruciali legati allo sport femminile.

Al termine del Campionato europeo femminile di calcio del 2025, la Nazionale italiana ha fatto visita al Presidente Sergio Mattarella al Quirinale; quel giorno ha suscitato scalpore il discorso di Soncin, che ha utilizzato il femminile plurale sovraesteso per parlare a nome della squadra. All'inizio del suo intervento nella sede dell'Ordine dei giornalisti nazionale ha raccontato un aneddoto su com'è nata questa abitudine: "Un giorno ho disegnato, durante la riunione, un grande cuore azzurro che ci rappresentava. In quel momento mi sono trovato di fronte a 30 atlete - afferma Soncin - comunicando al plurale avrei dovuto parlare di 'voi donne' e 'noi staff', o dovevo essere io a stringere un po' il mio spazio all'interno di quel cuore per dare il giusto spazio a loro. Da quel momento in poi ho iniziato ad esprimermi al femminile quando si parlava di squadra, perché la maggioranza delle componenti era prevalentemente femminile. Era giusto fare un passo verso di loro, e non il contrario, anche dal punto di vista del linguaggio. Sappiamo bene che la lingua italiana ha una storia, delle regole grammaticali fondate nel tempo, però è anche vero che le regole si possono cambiare. Questo richiede tempo, generazioni e attenzione verso le persone, mettendole sempre al centro. Da qui è venuta la necessità di parlare al femminile per essere coerenti con il messaggio di insieme che all'interno della Nazionale ho sempre cercato di portare avanti".

Ovviamente il commissario tecnico si è detto d'accordo con l'uso delle parole declinate al femminile in campo, ma sempre a discrezione delle atlete: "In questo caso le regole grammaticali non aiutano perché nella nostra lingua non esiste il genere neutro. Comunicazione è assumersi la responsabilità del linguaggio che si usa. Ho cercato di condividere questo aspetto con le ragazze per capire le loro preferenze e ho trovato molta disomogeneità: alcune preferiscono essere chiamate al maschile, altre al femminile. Con il tempo penso che i ruoli in campo potranno essere declinati al femminile".

Il report annuale della Figc del 2025 riporta una crescita importante del numero di calciatrici tesserate; Soncin, in merito, ha parlato dell'importanza di guardare oltre per contribuire ulteriormente alla crescita del movimento: "Questi dati sono in linea sia con le campagne culturali e di sviluppo che stanno portando avanti in fFederazione, sia con gli investimenti che stanno facendo i club. Ovviamente la Nazionale con le sue atlete e in generale le atlete di altissimo livello hanno un ruolo importante a livello di promozione o di creazione di miti a cui aspirare. Tuttavia, la campagna culturale va fatta cercando di allargare il più possibile la base, cosa che sta effettivamente avvenendo. Penso che, prendendo spunto da altri Paesi, che hanno una visione culturale differente, si possa intervenire anche con la scuola. In tanti altri Paesi le bambine a scuola fanno molta più attività sportiva, provano molti più sport, i genitori accompagnano le bambine nelle loro passioni, magari anche in attività molto diverse, senza classificazione di sport maschili o sport femminili. Poi sta a noi addetti ai lavori comprendere le specificità del gruppo che alleniamo, prestando massima attenzione a tutti quegli aspetti a cui una formatrice o un formatore importanti per l'accompagnamento delle bambine nel loro percorso. Questo cambiamento richiede tempo e i risultati della Nazionale possono incentivare l’inserimento di partner commerciali necessari al miglioramento di alcune componenti che portano alla crescita delle atlete".

Sollecitato dalle domande poste da Mimma Caligaris, vicepresidente vicaria Ussi e Alessandra Mancuso, moderatrice dell'evento e giornalista Rai, Soncin ha detto la sua sul ruolo dei media nella percezione e nella narrazione dello sport femminile, parlando anche di come venga interpretato dalle sportive secondo la sua esperienza: "È normale che spesso si tenda a lasciare maggior spazio a quegli sport che catturano maggiormente, l'attenzione anche a livello commerciale, però abbiamo visto recentemente che anche altri sport meno seguiti, come basket, pallavolo, noi stessi all’Europeo, hanno saputo attirare l’attenzione del pubblico. I media sicuramente hanno un ruolo, anche nel calcio, nell'avvicinare le bambine a uno sport che può essere considerato maschile, ma in realtà in ogni sport le bambine devono avere le stesse possibilità dei maschi di seguire la loro passione. Inoltre, spesso si tende a non concentrarsi su aspetti tecnici, tattici, su quello che le atlete realizzano in campo ma più su fattori estetici ed esterni; questo sicuramente è un aspetto sul quale le ragazze sono molto sensibili. L’approccio di cronisti e croniste sta cambiando, stanno iniziando a conoscere le nostre atlete, quindi possono entrare un po' più nel dettaglio di a quello che stanno facendo in campo. Soprattutto nel calcio il percorso è lungo perché ci sono pochi cronisti e croniste che conoscono profondamente tutto il movimento. Le donne non solo sanno fare calcio, oltre a far emozionare sanno emozionarsi, portano avanti percorsi di studio e attività secondarie importanti. Sono storie belle da raccontare che avvicinano ancora di più le atlete a noi, a tutte le persone che le guardano, e mostrano che oltre l'atleta c'è tanto altro da poter raccontare".

Il commissario tecnico della Nazionale ha parlato anche del cambiamento di atteggiamento nel corso degli anni nella percezione degli sport declinati al maschile e al femminile: "Ho due figlie che fanno danza classica e ricordo che venti anni fa i pochi bambini che la praticavano venivano sbeffeggiati dalle persone intorno a loro. Anche questa cosa oggi sta cambiando. Per quanto riguarda il calcio sono stati fatti molti passi avanti; oggi le persone abituate al calcio maschile guardano il calcio femminile con altri occhi e ci sono stati dei passaggi di figure dal calcio maschile al calcio femminile".

Per concludere, è stato chiesto a Soncin di parlare del soffitto di cristallo nello sport: "Posso parlare per quanto riguarda il settore calcio. Negli ultimi anni, le atlete della nazionale stanno frequentando corsi per ottenere un primo patentino abilitativo alle attività tecniche. Questo è in linea con la nostra campagna culturale. Bisogna affidarsi alle competenze senza parlare di genere. Nel percorso di Club Italia c’è l’obiettivo di inserire allenatrici anche nelle nazionali maschili, in base alle loro disponibilità a fare un percorso differente da quello fatto da loro negli ultimi anni. Io, ad esempio, ho un’assistente che penso abbia tutte le capacità per poter gestire qualsiasi squadra, a conferma di quanto detto prima riguardo le competenze". (a cura di Federico Cherubini)

(Foto: Facebook Figc-Federazione italiana giuoco calcio)