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L’Uisp su Corriere della Sera-Buone notizie con l'articolo di Tiziano Pesce

“Lavoro sportivo, quel diritto irrinunciabile”: riforma dello sport, tra lavoro, ingresso dello sport in Costituzione, sostenibilità e transizione sportiva
 
Un diritto costituzionale, il lavoro, entra nello sport. E  lo sport sta per entrare in Costituzione. Si tratta di modifiche storiche che stanno vedendo la luce in questo luglio 2023. Lo sport è il fenomeno sociale del nostro tempo e non può più essere considerato un corpo separato, come è stato per decenni nel nostro Paese. L’Europa ha aperto la strada nel 2009 con il Trattato di Lisbona, che ha dato impulso alle potenzialità dello sport in materia di crescita, occupazione, inclusione. Per l’Uisp è il riconoscimento di una storia che parte da lontano: lo sport è un sistema aperto e democratico. Non soltanto per i più dotati o per le élite più ricche, ma per tutti e tutte. Il valore sociale dello sport si fa strada anche così, attraverso il riconoscimento della dignità del lavoro sportivo, introdotto dalla riforma del 2019 e dal successivo decreto attuativo entrato in vigore il 1 luglio.
 
Per questo l’attuale fase è delicatissima e c’è bisogno del contributo proattivo di tutte le forze in campo: governo, parlamento, sistema sportivo, terzo settore, sindacati. Il complesso sistema delle associazioni e società sportive di base non può essere lasciato da solo a gestire il nuovo assetto del lavoro sportivo. Pensiamo soprattutto alle più piccole che si reggono sul volontariato, senza tralasciare il fondamentale aspetto delle semplificazioni per assicurare stabilità, sostenibilità economica e amministrativa.
Sicuramente si tratta di una riforma che avrà bisogno di un “rilascio progressivo”, così come prefigurato dal ministro Abodi, e di una continua manutenzione, così come di idonei interventi di sostegno economico.
 
C’è bisogno di coerenti misure che attutiscano il carico economico relativo alla previdenza in capo a lavoratori, lavoratrici, associazioni e società sportive, nonché agli stessi organismi affilianti. Su questo punto si è parlato molto, nei mesi scorsi, di misure che sarebbero state previste da uno specifico decreto, addirittura per abbattere totalmente i costi dell’impatto della contribuzione, misure che oggi parrebbero però non essere più presenti nell’agenda del governo. Su questo punto abbiamo manifestato preoccupazione nel corso dell’audizione in Senato lo scorso martedì.
La ricerca della sostenibilità economica dei costi del lavoro sportivo, all’interno di una filiera tremendamente colpita dalla pandemia e dalle ulteriori emergenze e crisi (energetica e non solo), non può ridursi all’applicazione di aliquote previdenziali e relative riduzioni.
 
Riteniamo sia necessario attivare una vera e propria transizione sportiva che apra un processo di piena emancipazione dello sport di base come diritto di cittadinanza, che lo legittimi nella promozione dei valori europei e accompagna una ripresa intelligente, sostenibile, inclusiva.

di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp
 

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