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L'Uisp sulla Rai con le parole di Giorgia da Torre Annunziata

Radio 1 Rai ha dedicato un approfondimento al progetto Differenze, giunto all'evento finale. Intervengono M. Claysset, M. Zanni e G. Cirillo

 

Parola ai protagonisti: con il via all'evento finale di Differenze, prendono parola le ragazze e i ragazzi che ne sono stati i destinatari ma anche il motore, con le loro domande, la loro curiosità e le loro opinioni. Una di queste l'abbiamo potuta ascoltare dalle frequenze di Radio 1 Rai, nella mattinata di venerdì 10 giugno, intervistata dalla trasmissione "Che giorno è".

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Giorgia Cirillo frequenta il liceo artistico Giorgio de Chirico di Torre Annunziata (Na), e con i suoi compagni di classe ha realizzato come prodotto finale del progetto un video che racconta l'amore tossico di una ragazza che non è libera di fare ciò che vuole perché il suo ragazzo la tiene molto sotto controllo. Maria Teresa Bisogno ha raccolto la sua testimonianza: "Io personalmente non mi ci riconosco  - racconta Giorgia - però mi hanno raccontato storie così, ho visto ragazze subire queste cose, il fidanzato che le offendeva perché secondo lui erano vestite in modo provocante, oppure mi hanno raccontato che semplicemente il fidanzato non le faceva uscire per andare in discoteca".

"Differenze è stata davvero una bella sfida - racconta Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e diritti Uisp ai microfoni di Radio 1 Rai - è un progetto che abbiamo realizzato in 14 città e che ci vede collaborare con Dire. Noi siamo consapevoli del ruolo fondamentale che ha lo sport, una centrale educativa molto importante insieme alla scuola e alla famiglia. Il progetto è stata un'occasione per entrare nelle scuole e parlare della violenza sulle donne ma anche degli stereotipi e delle discriminazioni di genere. Abbiamo lavorato con varie tecniche, dai laboratoti sportivi al role playing, oltre a momenti di confronto con vari specialisti, per dare ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per dire la propria su questi temi. Ne sono nati 14 lavori diversi che oggi presenteremo e che ci danno l'opportunità di scoprire cose nuove e di capire che tipo di linguaggio dobbiamo usare. Un linguaggio che deve essere fatto di concretezza, per riuscire a far capire bene cos'è la violenza: non è solamente qualcosa di fisico, ma è anche fatta di atteggiamenti, parole e linguaggio, quella cultura che ancora ci attraversa. Dobbiamo lavorare per promuovere una cultura e una sensibilità diverse. Questo è il compito che abbiamo cercato di portare avanti con questo progetto e su cui continueremo a lavorare".

Cosa può fare lo sport per superare queste discriminazioni? "Lo sport non è di genere, è aperto a tutti - risponde Giorgia Cirillo - in uno sport di gruppo la squadra diventa una famiglia con cui parlare, a cui esporre i propri problemi e anche un modo per sfogarsi quando non si riesce a parlare, quindi può aiutare. Noi abbiamo sperimentato danza e calcio, sia per i ragazzi che per le ragazze, è stato molto divertente. Abbiamo scoperto brave calciatrici mentre i ragazzi di fronte alla danza si tiravano indietro, però siamo riusciti a portarli con noi".

Lo sport può essere anche lo spazio in cui si trasmettono valori, si insegna il rispetto di sè stessi e degli altri: "Credo che il fatto che per fare sport usiamo il nostro corpo sia utile per ragionare di rispetto, di consapevolezza, di conoscenza di sè e dell'altro - aggiunge Manuela Claysset - Per fare questo è fondamentale la formazione di educatori ed educatrici dello sport, perché c'è un linguaggio verbale ma c'è anche quello del corpo che ci dice moltissime cose, quindi questo è un lavoro che proseguiremo e una sfida molto importante per noi come associazione, da portare avanti attraverso le alleanze che abbiamo costruito, anche sul territorio. E' necessario superare quegli stereotipi e quei modelli che ancora ci dicono che le donne devono fare questo mentre gli uomini fanno, una disuguaglianza che in questa società non possiamo più permetterci". 

Giorgia racconta che anche in famiglia maschi e femmine spesso non vengono trattati allo stesso modo, alle ragazze viene chiesto di dedicarsi esclusivamente ai lavori di casa mentre i ragazzi sono liberi di fare ciò che vogliono, in particolare uscire liberamente, cosa che non è concessa ad esempio alle sorelle. "Siamo uguali, siamo persone, vogliamo tutti la nostra libertà. Sentiamo le notizie sui femminicidi, le violenze, e non è giusto. Conosco tante ragazze che hanno paura, che sono sempre sul chi vive, per la paura che possa capitare anche a loro".

"Sicuramente nei luoghi dello sport si può prevenire il fenomeno della violenza e se ne può parlare - commenta Mariangela Zanni, di Dire - gli allenatori possono essere delle figure di riferimento, sia nel riconoscere i segnali che nel sostenere ragazze e ragazzi che si trovano in questa situazione. E' importante insegnare loro a riconoscere i segnali di controllo e di potere che la persona violenta utilizza sull'altra. Quindi dobbiamo parlarne nelle scuole, affrontare il tema degli stereotipi, dei ruoli di genere che la società ci impone ma anche dei segnali che fanno nascere le relazioni violente. Non possiamo pensare che riguardi solo gli adulti, lo vediamo nel nostro lavoro: sempre più donne giovani ci chiedono sostegno e chiamano i centri per denunciare queste situazioni che poi, se continuano nel tempo, diventano sempre più gravi. La prevenzione è proprio questo, arrivare prima, arrivare subito".

Nel pomeriggio di venerdì 10 giugno il TgSport di RaiDue ha trasmesso un servizio su Differenze, con gli interventi di Tiziano Pesce, presidente Uisp, e Anna Pia e Francesco, parte della rappresentativa di studenti e studentesse presenti a Roma per l'evento finale del progetto. GUARDA IL VIDEO

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