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Sport e sostenibilità ambientale, non solo promesse. Servono fatti

I Giochi di Parigi si sono scontrati con la realtà: la natura e il suolo sono stati sfruttatati. Lo sport può fare meglio la sua parte. Parla F. Turrà

 

Le Olimpiadi e Paralimpiadi 2024 di Parigi si sono concluse: "i Giochi olimpici più responsabili, più sostenibili, e più inclusivi della storia", come erano stati presentati come dal Comitato organizzatore ad aprile 2024, hanno mantenuto le promesse? Sport e ambiente: come rendere questo binomio davvero efficace in futuro? Abbiamo girato la domanda a Francesco Turrà, responsabile Politiche ambientali Uisp, per scoprire se l’annuncio di un evento unico nella storia della sostenibilità si è poi concretizzato.

“Questo grande evento sportivo mondiale ci conferma che tutto dipende dal grado di avanzamento dei singoli paesi sui temi della sostenibilità ambientale - commenta Turrà - la differenza tra quello che si è fatto a Parigi e quello che si sta facendo in Italia, in vista dei Giochi invernali di Milano-Cortina 2026, è dettata dall’approccio culturale dei rispettivi paesi. Quindi è indubbio che, rispetto a Milano-Cortina, Parigi abbia fatto di meglio, basta pensare alle foto impressionanti del bosco di larici centenari abbattuto sopra Cortina per realizzare la pista da bob. La maggior parte delle strutture parigine sono state solo rinnovate per adattarle alla manifestazione, ma questo è dovuto al fatto che sono più avanti nell’infrastrutturazione del territorio. Infatti, in Francia lo sport di base è veramente supportato, a cominciare dalla scuola, noi su questo siamo indietro anni luce. Quindi non si è trattato di un effettivo sforzo ma di una ottimizzazione dei costi”.

Il Comitato organizzatore di Parigi 2024 si era posto un obiettivo ambizioso: costruire poco e consapevolmente. Il 95% delle infrastrutture utilizzate per le competizioni erano già in utilizzo prima dei Giochi, il 5% restante è stato costruito seguendo criteri rigidi quali l'utilizzo di materiali riciclati e il riutilizzo per donare una seconda vita alle strutture una volta concluse le Olimpiadi. 

Diverse organizzazioni internazionali che si occupano di cambiamenti climatici segnalano che non è stato previsto un adeguato strumento di monitoraggio e misurazione, quindi al momento non ci sono dati disponibili nè strumenti adatti per verificare la concretezza delle promesse. “Sembra evidente che sia stata più che altro un’operazione commerciale, una grande operazione di green washing, in particolare in merito all’utilizzo della Senna per le gare: era impossibile affermare che fosse un ambiente adatto, sia dal punto di vista della salubrità che da quello sportivo, però c’era bisogno di lanciare un'immagine di sostenibilità e si è deciso di utilizzare il fiume cittadino come testimonial”. Lo stesso discorso vale per le competizioni di surf, tenute in Polinesia francese, a migliaia di chilometri di distanza da Parigi: circa 1200 persone hanno dovuto spostarsi scontrandosi con la promessa di riduzione delle emissioni; le strutture di supporto lungo la spiaggia per lo svolgimento delle gare, che dovevano essere realizzate in legno, sono state, invece, costruite in alluminio deturpando la costa e suscitando le reazioni degli abitanti. “Sono alcuni esempi di come questa sbandierata sostenibilità si scontri con esigenze commerciali e logistiche”.

“Per allinearsi all'obiettivo di restare sotto gli 1,5 gradi di riscaldamento globale, sono necessarie alternative trasformative che sfaldino la struttura convenzionale dei Giochi - si legge nel report di Carbon market watch - Le soluzioni includono l'impostazione di un budget di carbonio compatibile con l'accordo di Parigi, con percorsi su misura per le situazioni uniche delle città e dei paesi ospitanti. Un'altra è quella di distribuire gli eventi olimpici in diversi paesi per ridurre le dimensioni dei giochi e limitare i viaggi internazionali. Ciò incoraggerebbe la partecipazione degli spettatori locali, dando a più persone l'accesso alle Olimpiadi e riducendo allo stesso tempo il loro impatto complessivo. Questo modello alternativo mira a migliorare l'inclusività, ridurre la domanda di infrastrutture e migliorare l'esperienza complessiva dei giochi”.


Per i Giochi invernali  Milano-Cortina cosa possiamo aspettarci?
“Dopo il pasticcio della pista da bob, contestata opera in corso di realizzazione, qualsiasi auspicio sembra inutile e si scontra con la realtà: non ci sono scelte sufficientemente sostenibili alla base dei progetti. Per il futuro speriamo che si scelga un approccio diverso, ma non ci sono segnali incoraggianti e questo è dovuto al fatto che nel nostro paese questa questione non è vista come un problema che impatta quotidianamente sulla nostra vita. Nonostante sentiamo ogni giorno notizie su disastri geologici di ogni genere c'è molta disinformazione: la scelta è sempre quella di addossare colpe politiche alimentando la disinformazione senza entrare nel merito. La realtà è che stiamo sfruttando la natura e il suolo in modi che non sono sostenibili: abbiamo livelli di cementificazione tra i più alti in Europa; non ci sono alberi e radici per trattenere terra e acqua, tutto queste non permette di mantenere un equilibrio accettabile. E' evidente che in Italia siamo molto indietro a livello culturale su queste tematiche”. (A cura di Elena Fiorani)