Nazionale

Politiche sociali e giovanili Uisp: ecco il programma 2015

Fabrizio De Meo, responsabile nazionale Uisp: "Attraverso lo sport per i diritti di cittadinanza, contro le disuguaglianze"
Questa settimana proseguiamo l’approfondimento sulle politiche Uisp parlando con Fabrizio De Meo, responsabile politiche sociali, educative e giovanili Uisp, che ci ha tratteggiato il quadro delle priorità per il 2015.

“La nostra idea è organizzare una serie di proposte politiche che si leghino alle attività intorno a due nuclei fondamentali: diritti di cittadinanza e interventi sulle diseguaglianze. Si tratta di linee guida condivise a tutti i livelli e in particolare con le altre politiche dell’associazione, con cui stiamo costruendo percorsi convergenti. Da qui partiamo per individuare i nostri campi di azione principali, uno tra tutti quello dello spazio pubblico, che è il luogo in cui si concretizzano le politiche dell’Uisp. Rivendichiamo con forza l’esigenza di allargare lo spazio di ciò che è comune, rendere le città spazio dell’uguaglianza, mentre la direzione che sta prendendo il nostro vivere sociale va in tutt’altra direzione, sia in senso fisico che immateriale: lo spazio della condivisione e della socialità è, infatti, sempre più eroso a favore di alienazione e isolamento”.

“Un tema importante, che ha a che fare proprio con diseguaglianze e città da costruire è il gioco d’azzardo. Dopo il lavoro dello scorso anno, all’interno della campagna nazionale Mettiamoci in gioco, sul territorio e all’interno dell’associazione, abbiamo deciso di lanciare il bando di quest’anno, inserito in un ragionamento più ampio: che tipo di spazi comuni propongono le nostre città? I presidi di socialità vengono abbandonati, i luoghi del gioco relazionale chiusi per aprire sale slot, alienazione e impoverimento invece di relazione e arricchimento. Lo stesso tema lo vogliamo declinare parlando di carcere. Proseguono sui territori le nostre attività, ormai decennali, che si sono confrontate nel seminario nazionale del marzo scorso. Ne è emersa la volontà di creare un rapporto tra territorio e carcere, che non rimanga un luogo isolato dal resto del territorio: la nostra attività deve contribuire ad abbattere il muro dell’isolamento e creare relazioni di solidarietà tra carcere e città. Su questo evidenziamo una differenza importante rispetto agli altri che fanno attività nelle carceri: molti hanno accordi protocolli d’intesa ma noi abbiamo un’ottica più ambiziosa, non ci limitiamo a fare attività, ma la inseriamo in un contesto di obiettivi e strategie politiche e cerchiamo di coinvolgere la cittadinanza”.

“Le nostre azioni vogliono abbattere anche i muri invisibili, come quelli esistenti tra chi ha un disagio mentale e il resto della cittadinanza. In primavera realizzeremo un seminario nazionale su sport e salute mentale, sarà l’evoluzione di un percorso che ha vissuto un momento significativo durante la scorsa edizione di Matti per il calcio, con il primo incontro tra operatori, squadre, tecnici, volontari, operatori. Il seminario servirà per costruire una mappatura delle esigenze e delle priorità, in base alle quali richiameremo tutto il copro associativo a maggiore consapevolezza e responsabilità e soprattutto all'innovazione".

“Dal punto di vista delle politiche educative, abbiamo una lunga storia che mette in evidenza quanto la nostra azione non si limiti a qualche ora di attività nelle scuole, noi puntiamo a trasformare i comportamenti e produrre benessere collettivo per la comunità, che è il filo conduttore di tutte le nostre politiche. Puntiamo a mantenere la nostra presenza in questo mondo anche con nuove campagne, che abbiano questa caratteristica di intermediazione tra scuola e territorio, aperte alle esigenze ed ai fabbisogni educativi e sociali del territorio, mettendo in comunicazione anche le altre agenzia sul territorio, avendo come riferimento la comunità educante. L’Unione europea sta stimolando i paesi a investire sull’infanzia e sull’adolescenza per spezzare il circolo vizioso della crisi, ma in Italia il richiamo è rimasto inascoltato, c’è bisogno di investimenti e di tenere insieme i vari aspetti delle politiche per l’infanzia, non ragionare a settori e per emergenze. Noi cerchiamo di agire in maniera integrata da tempo e sollecitiamo le istituzioni a tutti i livelli a fare lo stesso, anche se la crisi spinge ad un atteggiamento contrario. Ci deve essere un rafforzamento delle politiche pubbliche per la scuola, ogni tentativo di privatizzazione per noi è un passo indietro: la giusta scuola, parafrasando qualcuno, è quella pubblica aperta a tutti e al territorio”. (E.F.)

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