Nazionale

Qatar 2022, i divieti diventano un boomerang per gli organizzatori

Si moltiplicano i gesti simbolici per i diritti dei protagonisti in campo. I media di tutto il mondo amplificano la protesta

 

Dopo anni di polemiche e di denunce, in Qatar è iniziato anche il calcio giocato: domenica 20 novembre fischio d’inizio per l’edizione 2022 dei Mondiali di calcio, fuori stagione, fuori orario, fuori budget e soprattutto fuori dalla civiltà sul tema dei diritti e della libertà di espressione. Temi rimandati da anni, nascosti sotto al tappeto e messi a tacere finchè è stato possibile, sono riemersi con grande intensità ora che gli occhi di tutto il mondo sono puntati sullo Stato retto da una monarchia in cui dominano gli interessi di pochi uomini d’affari che possiedono enormi giacimenti di gas e petrolio.

Il Mondiale che non si doveva fare, potrebbe rappresentare un momento di svolta, un faro acceso sulle mancanze e le criticità del sistema sportivo mondiale che troppo spesso sceglie di non vedere e di girarsi dall’altra parte.

Dopo meno di una settimana dall'inizio degli incontri si è espresso anche il Parlamento europeo, che ha approvato una risoluzione che definisce la corruzione all'interno della Fifa "dilagante, sistemica e profondamente radicata" e chiede alla Federazione internazionale e al Qatar di risarcire tutte le vittime dei preparativi per i mondiali di calcio. Nel testo, approvato per alzata di mano, gli eurodeputati hanno inoltre sottolineato che il Qatar ha vinto la procedura di gara della Coppa del mondo Fifa in un contesto di accuse credibili di corruzione e concussione, e hanno deplorato la morte e gli infortuni di migliaia di lavoratori migranti, principalmente nel settore delle costruzioni, che hanno aiutato il Paese a prepararsi per il torneo. Il Parlamento ha dunque esortato i Paesi Ue, in particolare quelli con grandi leghe nazionali di calcio, come la Germania, la Francia, l'Italia e la Spagna, a esercitare pressioni sulla Uefa e sulla Fifa affinché quest'ultima si impegni a realizzare riforme fondamentali. Tra queste, l'introduzione di procedure democratiche e trasparenti per l'assegnazione dei mondiali di calcio e la rigorosa applicazione dei diritti umani e dei criteri di sostenibilità per i Paesi ospitanti. 

“Ci sono gesti che hanno fatto la storia dello sport – scrive Riccardo Cucchi, su Articolo21.org - C’è un’altra immagine, da oggi, che potrebbe entrare nella storia. E’ quella che la regia internazionale dei Mondiali in Qatar ha negato alla platea degli spettatori ma che ha fatto il giro del web più velocemente di quanto Infantino e la Fifa potessero immaginare. Perché censurare, oggi, è molto più difficile che in passato. E’ quella della squadra tedesca immortalata prima della gara contro il Giappone. Gli 11 calciatori si fanno ritrarre nella foto di rito con la mano davanti alla bocca. Censurati dalla Fifa ma convinti che i valori siano più forti di qualunque minaccia di sanzioni”.

Infatti, dopo i divieti e le censure imposti dalla Fifa hanno preso il via i gesti simbolici, perché chi conosce il valore della libertà di pensiero e di espressione, non vuole essere messo a tacere. Così, la squadra tedesca si è fatta ritrarre simbolicamente imbavagliata, mentre in tribuna Nancy Faeser, ministra dell'Interno, ha indossato la fascia One Love incriminata mentre assiste alla sfida tra la nazionale tedesca e il Giappone. Il Ct della Germania Hansi Flick ha dichiarato: "Era un segnale, un messaggio che volevamo lanciare. Volevamo trasmettere il messaggio che la Fifa ci sta mettendo a tacere". Il gesto tedesco avrebbe potuto provocare un'azione disciplinare da parte della Fifa ai sensi dell'articolo 11 del suo codice disciplinare, ma pare che non ci sarà alcuna azione disciplinare formale da parte dell'organo di governo.

La Federazione calcistica tedesca ha comunicato che inizierà un’azione legale contro la FIFA in seguito al divieto di indossare la fascia con il logo arcobaleno della campagna “One Love”: “La FIFA ci ha impedito di usare un simbolo di inclusione e diritti umani — ha detto un portavoce della nazionale —  e la federazione ci tiene a capire se questo comportamento della FIFA sia legittimo”. La campagna One Love è iniziata a settembre e durerà un anno, ma doveva essere particolarmente significativa durante la Coppa del Mondo in Qatar, un paese in cui le relazioni tra persone dello stesso sesso sono criminalizzate.

Anche il presidente della federcalcio danese Jesper Møller ha preso una dura posizione contro la Fifa: "Siamo costernati dalla decisione di non poter partecipare all'iniziativa di One Love e manifestare con un semplice gesto a favore dei diritti umani. Ci sono le elezioni presidenziali della FIFA. Ci sono 211 paesi nella FIFA e l'attuale presidente ha dichiarazioni di sostegno da 207 paesi. La Danimarca non è tra quei paesi". Quindi, la minaccia di uscire dalla Fifa: "Non è certo una decisione presa in queste ultime ore, bensì da agosto - ha sottolineato Møller - Tutte le volte che abbiamo chiesto di discutere riguardo il tema della fascia di capitano da indossare ai Mondiali siamo stati ignorati. Stiamo discutendo dell'eventualità di uscire dalla Fifa tra paesi nordici: se rimanessimo da soli temiamo ripercussioni. Il fatto è che, in caso di nostra permanenza, va comunque studiato un modo per ricostituire i rapporti di fiducia, che ad oggi non ci sono più".

L’Inghilterra, dopo aver dovuto rinunciare alla fascia arcobaleno, ha scelto di tornare a inginocchiarsi prima dell’inizio dell’incontro con l’Iran. I giocatori inglesi, spiega la Bbc, sono soliti compiere il gesto antirazzista – nato per sostegno alla causa Black Lives Matter dopo la morte di George Floyd – prima dei loro incontri, e hanno deciso di continuare anche in Qatar. “È ciò che sentiamo come squadra e lo abbiamo fatto per un lungo periodo di tempo – le parole del Ct inglese - Pensiamo che sia una dichiarazione forte che farà il giro del mondo per i giovani, in particolare, per dimostrare che l’inclusività è molto importante”.

Proprio in occasione della partita contro l’Inghilterra anche la nazionale dell’Iran ha scelto di fare un gesto molto importante: durante l’esecuzione dell’inno nazionale tutti i giocatori sono rimasti abbracciati ma a rigorosamente a bocca chiusa, per dimostrare l’opposizione a un Governo che continua ad arrestare ed uccidere i manifestanti che chiedono ormai da mesi libertà e diritti per tutti, in particolare per le donne. Nei giorni seguenti al debutto dell'Iran in Qatar, le autorità iraniane hanno arrestato il celebre calciatore Voria Ghafouri con l'accusa di aver "insultato e infangato la reputazione della squadra nazionale e di aver fatto propaganda" contro lo Stato, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa iraniana Fars. Negli anni passati, Ghafouri ha giocato nella nazionale iraniana, ma non risulta tra i convocati
della squadra per i Mondiali in corso in Qatar. Per la seconda partita dell'Iran, giocata e vinta per 2-0 sul Galles venerdì 25 novembre, Gornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i calciatori hanno scelto di cantare l'inno, anche se quasi a labbra serrate, mentre dagli spalti arrivavano i fischi e le immagini raccontano di tifosi in lacrime. Inoltre, a diversi tifosi sono state sequestrate le maglie simbolo della protesta per i diritti delle donne in Iran, da parte delle autorità di polizia e dagli addetti alla sicurezzam fuori dall’impianto Bin Ali di Al Rayyan prima del match Galles–Iran. Alcuni video mostrano gli steward che sequestrano bandiere e magliette anche all’interno  dell’impianto, sugli spalti, mentre è in corso la partita.

L'Uisp è intervenuta sul tema alla vigilia dell'inaugurazione dei Mondiali di calcio, con un comunicato diffuso insieme ad Arci: "Senza diritti non chiamatelo Gioco. E neppure sport". "Dove non c’è garanzia di diritti umani e civili, di attenzione alla salute del pianeta, di libertà di informazione non può esserci spazio per  lo sport messaggero di pace, libertà e convivenza tra i popoli - scrivono i firmatari- Facciamo appello alla Fifa e al Cio affinchè si aprano davvero ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale, alle libertà democratiche. Facciamo appello ai governi e alle istituzioni sovranazionali affinchè sia alta l’attenzione ad evitare l’uso strumentale dei grandi eventi sportivi".

Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, interverrà sabato 26 novembre a Radio InBlu proprio per ribadire questi temi e ricordare il forte valore inclusivo e di accoglienza che lo sport può rappresentare per tutte e tutti. (Elena Fiorani)

UISPRESS

PAGINE UISP

AVVISO CONTRIBUTI ASD/SSD

BILANCIO SOCIALE UISP

FOTO

bozza_foto

VIDEO

bozza_ video

Podcast

SELEZIONE STAMPA

BIBLIOTECA UISP