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"Quando gioco, cambio faccia". Intervista a Roberto Scagnoli

Roberto gioca a basket in carrozzina con l'Uisp. Quello che ci ha colpito? Il suo sorriso e la forza d’animo. "Lo sport mi ha cambiato la vita"

 

“A volte mi fermo a riflettere e penso che alla mia età dovrei smettere di giocare, ma la verità è che non ce la faccio. Ogni tanto qualcuno, quando mi vede giocare, mi dice: quando giochi cambi faccia”.

Inizia così la nostra chiacchierata con Roberto Scagnoli, giocatore di basket in carrozzina della squadra NPiC di Rieti Uisp. Un uomo sulla quarantina, con barba e capelli brizzolati, una voce decisa e un sorriso di chi nella vita ha deciso di essere un vincente.

"Ho iniziato nel 2002-2003 dopo un incidente stradale, avevo solo 20 anni – ci dice Roberto - Ho fatto anche scherma in carrozzina e tiro con l’arco, poi però ho provato il basket ed è questo lo sport che mi gratifica di più. Lo sport mi dà carica, mi ha cambiato la vita. Lo spirito di squadra è il valore di fondo che cerco di insegnare anche ai ragazzi che giocano con me”.

Scagnoli è stato tra i protagonisti della tappa romana di Summerbasket, a fine settembre, sui campi dell'impianto sportivo Uisp Roma Fulvio Bernardini.
“Nel basket in carrozzina ci sono vari ruoli, io sono un pivot. Essendo molto alto dovrei giocare sotto canestro. I ruoli sono più o meno come quelli del basket in piedi, cambia soltanto una cosa: noi nel basket in carrozzina non possiamo schiacciare, ma perché il canestro è troppo in alto, altrimenti faremmo anche quello”, scherza.

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Poi, tra una partita e l’altra Roberto ci spiega: “Gli atleti sono divisi in base al grado di disabilità: il rosso identifica una disabilità molto alta, poi c’è l’arancione, il giallo e il verde. Il colore che identifica il mio grado di disabilità, essendo amputato sotto al ginocchio, è il verde: ho una mobilità di busto completa. Il giallo ha delle piccole difficoltà nello spostamento. L’arancione ha delle difficoltà nel movimento della carrozzina e anche nel tiro, per cui il canestro vale 3 punti e se tocca ferro 1 punto. Il rosso può giocare come sesto uomo nell’area del tiro libero e se blocca la palla fa guadagnare 2 punti alla squadra. La nostra carrozzina ha delle ruote “campanate”, perché hanno una obliquità che ci permette di non cadere ed essere più stabili. Le rotelline posteriori sono antiribaltamento e poi abbiamo un archetto davanti che ci aiuta a prevenire eventuali colpi sui piedi. Più sono campanate le ruote, più sono veloci le carrozzine”.

Ad un certo punto della chiacchierata, Roberto ci fa entrare nella sfera più personale: “Mio fratello è spastico dalla nascita, io ho avuto un incidente a 20 anni e mio padre ha avuto un ictus due anni dopo il mio incidente. Vengo da una famiglia maltrattata dalla vita, ma cerchiamo di avere sempre il sorriso sulle labbra. La famiglia, la scuola e lo sport sono i tre elementi fondamentali che permettono ad una persona di crescere. Mi batto su queste cose da una vita. È necessario che le istituzioni investano nei comuni e nelle province per trovare qualcuno che insegni nelle scuole cos’è la disabilità. Noi a Rieti ci impegniamo nelle scuole con un progetto che si chiama “Un’ora per disabili”: andiamo nelle scuole, facciamo vedere un video con un incidente stradale e un video delle Paralimpiadi, cosa c’è prima e dopo un incidente, poi portiamo i ragazzi in palestra e li facciamo sedere in carrozzina per provare un’esperienza diretta. Quando parlo con i ragazzi dico sempre: voi per giocare a pallacanestro, a calcio o a qualsiasi altra cosa usate gli scarpini, il mio mezzo per arrivare a canestro, invece, è la carrozzina. Questa è la differenza”. (A cura di Miriam Palma)

"Quando gioco, cambio faccia". Cesto in carrozzina: intervista a Roberto Scagnoli NPiC Rieti

Intervista a Roberto Scagnoli, cestista della squadra NPiC Rieti.