Francesco Oddi, giornalista de Il Romanista, ha fatto un viaggio nella periferia romana e nelle esperienze di inclusione attraverso lo sport, visitando il campo "XXV aprile" di Via Marica, tra le case popolari di Pietralata, dove è nata e cresciuta la squadra dei Liberi Nantes, affiliata all'Uisp Roma, grazie al lavoro di Alberto Urbinati, presidente dell'associazione sportiva, e di molti altri dirigenti volontari e ragazzi del quartiere. La squadra, anche attraverso la partecipazione alle attività organizzate dall'Uisp Roma a livello territoriale e ai Mondiali Antirazzisti, una delle manifestazioni nazionali Uisp dedicate a combattere pregiudizi e discriminazioni, ha acquisito esperienza e coscienza dei propri mezzi, collegandosi con altre esperienze simili in giro per l'Italia.
La terra battuta dai Liberi Nantes è quella da cui è partita anche l'avventura di Joseph Perfection, il centrocampista camerunese a cui si è fermato il cuore a 21 anni lo scorso 25 maggio, e che ha fatto in tempo ad indossare la maglia della Roma.
"Le formiche hanno scavato profondi solchi sulla terra battuta del campo dei Liberi Nantes, squadra di soli migranti che il lockdown ha reso esuli anche dal calcio - scrive Oddi - Da tre mesi non si gioca, e le erbacce hanno preso possesso del terreno, sfarinando il gesso delle linee laterali, colonizzando le porte e le aree di rigore. Anni di sole hanno cotto la plastica dei sedili delle panchine, che dà l'impressione di aver cominciato a disgregarsi già prima del Covid, e scolorito gli striscioni appesi in modo da essere ben visibili per i pochi spettatori che assistono alle gare di Terza categoria, quasi tutti legati da parentela o profonda amicizia ai ragazzi in campo: quello con il nome della società, quello con lo slogan nato cinque anni fa per sostenerla ("oltre il gioco #iocisono"), "verità per Giulio Regeni", con il logo di Amnesty International, il link al sito (non più attivo) di un ristorante etnico che "promuove l'integrazione di rifugiati e migranti attraverso la cucina" e in fondo, vicino a dove un tempo ci doveva essere la bandierina del calcio d'angolo, 'Roma Cares'".
"...il campo sportivo "XXV aprile" di Via Marica 80, tra le case popolari di Pietralata, versante Est della Capitale, ben più vicino al Raccordo che al centro, è diverso dagli altri, ormai quasi tutti riconvertiti a un costoso e redditizio fondo in sintetico, qualcuno con tribune nuove, e spogliatoi con le piastrelle sul muro. Qui ci si spoglia in stanzoni intonacati alla meglio, calce bianca neppure troppo spianata, come in certe costruzioni che puoi trovare in avamposti solitari del terzo mondo, ringhiere fatte con ferro di recupero, saldando cancellate sottratte alla discarica, gittate di cemento grezzo sui piazzali. Un posto di frontiera, carico di fascino, poesia e fatica. Quando arriviamo il presidente della Liberi Nantes, Alberto Urbinati, sta parlando con tre ragazzi della zona, vent'anni o poco più, seduti su due panchine di legno ben diverse tra loro, sull'orlo della vecchia tribuna, con le erbacce che si intrufolano e sgretolano i mattoni di tufo. «Quando siamo entrati qui per la prima volta, sembrava fosse scoppiata una guerra – spiega Urbinati – cadeva tutto a pezzi, non c'erano luce e acqua calda negli spogliatoi, il bar aveva un tetto che minacciava di crollare, la recinzione era da rifare. Un lavoro colossale, che ci siamo sobbarcati con dei volontari e alcuni migranti, arrivati da tutta Roma per aiutarci»".
"La Liberi Nantes nasce nel 2007 - prosegue Urbinati - e dopo un paio d'anni già aveva fatto parlare molto: in un certo senso il progetto ci è come esploso in mano, non ci aspettavamo neppure noi che diventasse così grande. Nel 2008-09 abbiamo cominciato a giocare in Terza categoria. Fuori classifica, perché non era possibile tesserare i ragazzi che giocavano con noi: era richiesto un domicilio, ma ben pochi lo avevano. Abbiamo fatto una battaglia per lanciare il domicilio sportivo, dando come residenza dei ragazzi questo campo, ma ci siamo riusciti solo in parte. Ci avevano proposto un tesseramento amatoriale semplificato, quest'anno abbiamo risolto tutto e iniziato a giocare in classifica. Poi se qualcuno trova una squadra in Promozione che gli offre un minimo di rimborso spese, è libero di andarci, lo svincoliamo con piacere». Quello dei tesseramenti non sarà stato l'unico problema... «Ovviamente no. Qui è tutto complicato, a partire dalle questioni logistiche: nelle altre squadre, quelle composte da ragazzi di Roma, per le trasferte ci si vede direttamente al campo. Noi ogni volta dobbiamo dare appuntamento qui, e organizzarci con le nostre macchine per portare i giocatori al campo. Senza contare, ovviamente, l'accoglienza che spesso viene riservata a una squadra di rifugiati e richiedenti asilo in certe periferie di Roma...»".
"Come tirate avanti? «Con i contributi dei soci: una trentina, che sottoscrivono una quota. Con il cinque per mille. E con alcuni progetti, legati all'inclusione: siamo partner della Fondazione dell'Uefa, avremmo dovuto organizzare un evento all'Olimpico, con più di 150 ragazzi, legato all'Europeo. Tutto rinviato al 2021. Devo dire che cominciano a conoscerci, anche se, paradossalmente, più all'estero che in Italia. A un premio internazionale sullo sport sostenibile abbiamo conosciuto i dirigenti del Barcellona, mi hanno anche invitato al Camp Nou. Siamo in contatto, prima o poi riusciremo a organizzare qualcosa con loro»".
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