Nazionale

Slitta la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari

"Sono in discussione le garanzie di cittadinanza e i diritti fondamentali dell'uomo". Il commento di G. Bellezza, Uisp

La legge aveva fissato al 1° febbraio 2013 il termine ultimo per completare il processo di superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, e invece si registra una situazione di grave stallo.

I dati sulla popolazione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) segnalano una situazione gravissima nel processo di dismissione di tali strutture: al 15 gennaio erano esattamente 1.073, tra uomini e donne, le persone internate (secondo una ricerca di Psichiatria democratica).

“La legge non viene applicata perchè non risponde ancora giustamente al problema che gli OPG rappresentano nel nostro paese. – commenta Giuliano Bellezza, responsabile settore diritti sociali Uisp - Auspichiamo che il nuovo parlamento affronti questo tema con estrema urgenza, perchè sono in discussione le garanzie di cittadinanza e i diritti fondamentali dell’uomo. Non è una questione di nicchia. E qual è la reazione nel nostro Paese? Si prende atto che non ci sono le condizioni per chiuderle, “si fanno spallucce”, come su tante altre cose in Italia".

“Gli OPG sono, in tutta Europa, tra le poche realtà dove la società civile, ma soprattutto l’opinione pubblica, non mette naso – spiega Giuliano Bellezza - Oggi nell’ospedale psichiatrico giudiziario è detenuto il cittadino condannato per un reato grave contro la persona al quale è stata riconosciuta una infermità mentale. Sono quelle strutture retaggio di un’impostazione vecchia almeno di un secolo, figlie di chi pensava che la follia fosse un ulteriore elemento di aggravamento della pena”.

“La nostra esperienza con la malattia mentale si colloca dentro la cultura basagliana, quindi più moderna, anche se ancora con tanti limiti – continua Bellezza - La nostra cultura ci dice che il malato di mente di tutto ha bisogno tranne che di vivere in reclusione, sotto coercizione, ha soprattutto bisogno di misurarsi con uno spazio di relazioni sane, protettive, atte a promuovere la sua salute mentale. A noi sembra che l’impostazione ovviamente punitiva e coercitiva dell’OPG, che non è niente di meno di un manicomio per criminali, non risponda né in termini giuridici né in termini di inclusione e cura, alle necessità di un cittadino. Per altro l’associazionismo impegnato in prima linea sul tema dei diritti dei detenuti da anni sostiene che proprio negli OPG ci sia una vera e propria sospensione dei diritti della persona, lanciando anche diverse denunce sulla legittimità di certi approcci in materia di difesa di diritti umani. L’Uisp ha pochissime esperienze operative nell’ambito degli OPG e questo ci mette in difficoltà nel dare valutazioni di carattere generale, non possiamo affermare di condividere in pieno la dura posizione dell’associazionismo che si occupa di diritti umani. Però certo è innegabile che follia e detenzione non possano stare insieme”.

Cosa può fare la nostra associazione su questi temi?

“Intanto il tema dei diritti sarà al centro del prossimo Congresso nazionale Uisp (12-14 aprile). In quella circostanza tutti i dirigenti si impegneranno a lavorare su una proposta che preveda nuovi approcci e modelli operativi, e anche politici, per intervenire in questo settore, per aumentare la nostra presenza nelle strutture, per costruire alleanze con le istituzioni, affinchè si proceda velocemente e si favorisca l’evoluzione della situazione. Soprattutto, però, auspichiamo che il nuovo parlamento, e in particolare i candidati della società civile che ne faranno parte, portino nuova sensibilità e disponibilità a ragionare con noi su questi argomenti”. (E.F.)

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