Nazionale

LiveLa diretta dal Congresso nazionale Uisp

Venerdì 14 marzo: gli aggiornamenti in diretta da Tivoli Terme (Roma) dove si sta svolgendo il XX Congresso nazionale Uisp

 

Ore 19.40: Tiziano Pesce chiude la prima giornata di lavori dichiarando decaduti tutti gli incarichi nazionali e propone la composizione della presidenza del Congresso, che viene approvata all'unanimità: presidente: Sara Vito; vicepresidente: Simone Ricciatti; segretario verbalizzante: il Segretario generale Uisp Tommaso Dorati. I componenti la Giunta nazionale uscente, delegati in questo Congresso, affiancheranno Vito e Ricciatti. 

Il Congresso nomina gli scrutatori e le scrutatrici: Teresa Di Sefano, Roberto Rodio, Francesca Caverni, Giampiero Barrocu, e presenta l'agenda dei lavori dei giorni successivi approvati all’unanimità. Sempre all’unanimità viene approvato l’orario massimo per l’accredito degli interventi, che risulta essere le ore 10.00 del 16 marzo

Ore 19:25 Chiude la tavola rotonda Tiziano Pesce che ringrazia i partecipanti, in speciale modo Nadir e Mame, per i loro preziosi contributi sul tema che poi verrà sviscerato anche nel corso dei lavori congressuali. "Bisogna lavorare sull'immaginare il futuro, partire dai giovani ma anche immaginare il futuro partendo dal presente. Oggi pomeriggio sono emersi spunti importantissimi per lavorare e impegnarsi all'interno della nostra Rete nazionale e nella nostra Associazione di promozione sociale, spunti che implicano l'assumersi responsabilità, non solo nei confronti dei giovani ma anche di tante altre fasce di età. Volontarietà; la partecipazione come elemento centrale; il lavorare in rete; essere flessibili; soffermarsi sugli impatti prodotti: sono tutti spunti e direttrici di lavoro di cui farci carico con forza e determinazione. Spazi di accoglienza, diritti, ascolto, formazione: sono assi su cui sicuramente possiamo fare ancora molto di più. Anche il tema dell'incontro e del suo valore, è un ambito a cui dare maggior peso per poter immaginare e avere il privilegio di consentire ai giovani di poter scegliere".

Ore 19:12 Loredana Barra: voglio immaginare educatori ed educatrici che usino strade nuove, che usino la lateralità, che diano medagliette a tutti e tutte, voglio immaginare che i progetti non siano a tempo ma che sostengano i ragazzi e le ragazze anche in tempi di tempesta. 

Ore 19:04 Melissa Bodo, sottolinea come i Punti Luce di Save the Children siano stati citati tante volte ma questi nascono dal partenariato con Uisp e la differenza la fanno proprio gli educatori e le educatrici, in questo caso dell'Uisp di Genova e Sassari. Le doti educative sono strumenti che consentono di guardare ai ragazzi e alle ragazze: guardare alle loro passioni, propensioni, talenti, e agire per fare in modo di personalizzare l'intervento sulla base delle loro aspirazioni, in modo da valorizzarle e assecondarle. E' importante cogliere le competenze e aspirazioni dei ragazzi e delle ragazze, doti che emergono in maniera formale ed informale e usarle per permettere ai ragazzi di scegliere e crescere anche imparando a distinguere ciò che piace e ciò che invece non è la propria strada.

Ore 18:56 Elisa Paluan: alla base della partecipazione è necessario individuare i pregiudizi nei confronti di qualcuno, che spesso sono legati all'età. Quando si lavora nei progetti con i giovani, bisogna soffermarsi a pensare ai pregiudizi nutriti e agli stereotipi nei loro confronti. Dal progetto Bella Storia, nelle attività del Camp, chiediamo a tutti gli adulti di praticare e cimentarsi con il parkour. L'obiettivo? Obbligare gli adulti a guardare e imitare i ragazzi, a condividere la loro stessa esperienza per comprendersi e comprendere il mondo giovanile. Un secondo strumento sono i tavoli di co-progettazione, uno strumento utile per conoscere i territori e anche come i giovani vivono in un determinato contesto.

Ore 18:50 Rosario Lerro: tornando sui valori del Servizio Civile, sottolinea come il tempo dei giovani non è un tempo futuro ma dovrebbe essere il presente, pertanto è necessario dare valore ai giovani e non dire solo che il Servizio Civile sia per loro un'opportunità. “Lo è anche per noi, per conoscerli ed imparare da loro. Dobbiamo selezionarli tramite concorso, bando e ci permettiamo addirittura di dire che ci sono dei giovani non idonei, e invece sarebbe utile e fondamentale che questa esperienza sia davvero accessibile a tutti e per tutti e tutte”.

Ore 18:45 Giovanni Serra, il momento dell’immaginazione è prezioso: dobbiamo osare, immaginare in grande, dobbiamo sognare. La società che abbiamo costruito non è così buona da premurarci di lasciarla così ai giovani. La situazione degli adulti è drammatica: un terzo ha difficoltà a comprendere un testo più lungo di poche frasi. Anche per questo facciamo fatica a dialogare, ci accontentiamo degli slogan, questa però è una società problematica, che dovremmo tentare di cambiare. La partita che si gioca è quella di apprendere sempre. Dobbiamo lavorare sulla partecipazione, creando spazi in cui i giovani abbiano la possibilità di decidere: il mondo associativo è governato dagli adulti, il punto è che un contesto come il nostro potrebbe favorire un'inversione di tendenza, Immagino un mondo in cui le associazioni si rinnovano creando gli spazi per la responsabilità giovanile. Le cose che vediamo anche fuori dal terzo settore formale (Fridays for future, Extinction rebellion) vengono viste con sospetto dagli adulti, se non come criminali, invece ci proiettano nella prospettiva che i giovani sanno immaginare un futuro diverso da quello che abbiamo costruito e vogliono metterci le mani anche prendendosi dei rischi.

Ore 18.40 la tavola rotonda prosegue con Chiara Meoli: gli enti del terzo settore possono essere un veicolo di cittadinanza attiva per promuovere la partecipazione giovanile. I giovani intervistati in occasione affermano che le associazioni, gli enti devono saper ascoltare i giovani: ascoltare le loro esigenze e saperli trattenere e per farlo invocano anche una formazione teorica e pratica, che è un moto circolare sia in entrata che in uscita per l'Ente.

Ore 18.25 Nadir Tidghi, testimone del Punto Luce di Genova racconta come lo sport lo abbia aiutato a crescere e diventare forte nella pallanuoto ottenendo borse di studio e il ruolo di capitano nella sua squadra. "Io sono straniero, sono nato quì ma mio padre è marocchino e sono cresciuto in Ecuador perchè mia madre è di lì. Ora sono tornato in Italia dove pratico questo sport che mi sta dando molto" 

Ore 18.15 Loredana Barra, responsabile Politiche educative e inclusione Uisp, ha seguito il progetto di Sassari e racconta l'emozione di lavorare con i ragazzi sottolineando che ciò che ha contribuito a renderla l'adulta che è, non è una persona, ma è l'Uisp. La dispersione scolastica e l'abbandono delle attività sportive sono fenomeni allarmanti. L'età "spartiacque" dell'abbandono dell'attività sportiva si è abbassata a 10 anni. Si parla da sempre dell'"emergenza giovani", e le emergenze sono sempre le stesse (alcol, abusi, poca voglia di vivere, demotivazione...). Abbiamo l'abitudine di misurare - di misurare i giovani e i bambini - e di metterli in gara fra di loro. E' il momento di fare scelte cruciali, i giovani non hanno dei punti di riferimento "adulti". La gioventù esprime il mondo che vive: per contrapposizione, per complementarietà, per specularità. Sono i figli del nostro tempo e sono in stretta connessione con le famiglie e gli adulti di oggi. Per ragionare della dispersione dobbiamo chiederci come queste "piccole persone" si sentano quando vengono accolte nei nostri sistemi. Se hanno emozioni di gioia, di tenacia, oppure di paura.

Ore 18.07 Mame Mbaye, testimone del progetto Futuro Prossimo di Sassari. Mame racconta di essere arrivata in Italia a 10 anni, dovendo imparare del tutto la lingua. Voleva continuare gli studi al liceo scientifico perchè il suo sogno era studiare medicina, ma ha incontrato molte difficoltà finché il vicepreside della sua scuola non le ha consiglia lo spazio "Futuro Prossimo", dove ha trovato il supporto degli operatori che le hanno fatto conoscere non solo la lingua, ma l'Italia in senso largo. "Un progetto che mi ha permesso di studiare, di essere autonoma, non solo nell'ambito scolastico, ma anche di scoprire l'Italia, la sua cultura, la sua storia, il cibo, perchè tramite il progetto ho potuto viaggiare. Tutti dicono che i giovani sono il futuro - conclude - ma ciò che manca è il supporto: i Punti luce di Genova e Sassari sono eccezioni".

Ore 17.58 Melissa Bodo, responsabile Povertà educativa e materiale Save the Children, si sofferma sul numero dei bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta, si tratta di un dato allarmante: il 13,8% dei bambini in Italia sono sempre più poveri, e i bambini di oggi sono i giovani del domani. Vivere in povertà significa per esempio non avere libri, non poter far sport. I NEET in Italia raggiungono percentuali altissime, ma chi sono? Sono ragazze e ragazze che probabilmente non hanno avuto la possibilità di proseguire gli studi o di uscire dal proprio quartiere. Le esperienze che i giovani hanno la possibilità di fare contribuiscono creare gli adulti che saranno.

Ore 17.52 Elisa Paluan, responsabile programma “Bella storia. La tua” di Fondazione Unipolis, evidenzia come sempre più le fondazioni lavorino con e a favore dei giovani ma per farlo è necessario fare rete e per fare rete bisogna essere flessibili, pronti a cambiare, a condividere ed essere aperti. Flessibilità, apertura e ascolto: sono le parole chiave quando si lavora su progetti che vogliono intervenire sui giovani. Questo per evitare il rischio del cosiddetto “progettificio”: è necessario cedere la sovranità dei progetti, e parlare non di “mio” progetto ma di “nostro”. Un altro fattore da tenere in considerazione è l’arco temporale: lavorare sul medio - e non sul breve periodo; questo tema è collegato alla necessità di avere un rapporto strategico con quello che si lascia dopo la fine dei progetti, e porsi la domanda “Io me ne vado, ma cosa lascio?”. Bisogna lavorare sull’advocacy per non lasciare dei vuoti.

Ore 17:45 Carlo Notarpietro, policy expert Will Media, come comunicano i giovani, che strumenti hanno e cosa fa lo Stato per loro? Sono questi i temi del suo intervento che si sofferma sui dati della partecipazione giovanile alla vita politica. E’ vero che la partecipazione politica dei giovani è cambiata, ma analizzando le motivazioni si scopre che il problema è soprattutto pratico: di tempo, di necessità economiche. Questo Governo ha almeno dato la possibilità ai giovani di votare per i prossimi referendum anche se fuori sede, scelta fondamentale che ci mette al pari di altri Paesi europei, uno strumento concreto. Sfatiamo il mito che i giovani non partecipano alla vita politica di questo paese.

Ore 17:32 Rosario Lerro, presidente Arci Servizio Civile, racconta gli esiti positivi dell’ultimo bando, con un incremento di domande provenienti dal centro nord. Interessante è comprendere chi sono questi ragazzi: la maggior parte (più del 60%) ha un diploma di scuola superiore, le motivazioni variano dalla voglia di acquisire competenze al desiderio di "essere utili" agli altri. La scelta di impegnarsi nel servizio civile, per 12 mesi - che per i giovani è un tempo lunghissimo - è un dato importante. I giovani ci restituiscono però di non sentirsi compresi, e schiacciati tra la mancanza di prospettive future e il non avere dei luoghi dove esprimere le proprie fragilità.

Ore 17:25, interviene Giovanni Serra, ricercatore dipartimento di Scienze della Formazione Università degli Studi di Roma Tre, sottolinea come nel mondo del volontariato solo il 12% della popolazione sia  rappresentato dai giovani (in numeri, 600.000) di cui 100.000 nello sport. Si può parlare senza dubbio di una crisi del volontariato giovanile: i giovani impegnati in percorsi partecipativi sono diminuiti progressivamente dal 2013 al 2021. L’altra faccia della medaglia è che i giovani impegnati nel volontariato la considerano un’attività continuativa fondamentale, un modo per crescere e acquisire competenze (sociali, relazionali, personali). "Cambia il mio modo di pensare", "Mi fa vedere le cose in maniera diversa e mi fa acquisire nuove competenze" - affermano gli intervistati - in particolare quelle sociali e relazionali, indispensabili per vivere come cittadini attivi ma anche nel campo lavorativo". "Impariamo ad imparare e ad acquisire pensiero critico". I giovani percepiscono di cambiare sè stessi ma anche che si tratta di un'opportunità per incidere nella società, cambiando il paradigma che li vede contare poco nella società.

17:07 Chiara Meoli, Ufficio Studi e Documentazione Forum terzo Settore, cita il rapporto Istat che afferma: "meno giovani, significa meno futuro". Chi sono i giovani e fino a quando si è considerati giovani? La Carta costituzionale cita i giovani una sola volta sottolineando la necessità di proteggerli e favorirli. Ma gli interventi in favore dei giovani sono più episodici e anche nei vari decreti (ad esempio il Decreto Caivano) ci si focalizza più sulle strutture che sul fattore umano. Spesso si parla di riqualificazione, rigenerazione ma le persone non vengono coinvolte, l'amministrazione condivisa non trova terreno soprattutto sul coinvolgimento dei giovani. Uno Stato che immagina un futuro per i giovani e li considera un'opportunità dovrebbe ipotizzare politiche coniugate al futuro per agire nel lungo periodo ed essere propositivo. 
Se dovessi immaginare un futuro per i giovani - conclude - gli stessi andrebbero considerati come una priorità”. 

Ore 17, inizio lavori: il presidente Uisp Tiziano Pesce apre il XX Congresso Uisp nazionale.
Miriam Palma modera il talk "L'Italia non è un paese per giovani: immaginare un futuro diverso attraverso la promozione sociale", la tavola rotonda che parte dallo slogan Uisp per ragionare su giovani e futuro.