Loredana Barra, presidente Uisp Sardegna e responsabile Formazione e sviluppo Uisp, e Vincenzo Spadaro, operatore Uisp Iblei, sono nella località di Kobayat, nel nord del Libano, per la prima missione del progetto “Ana Kamen (Phase 2)". Obiettivo del viaggio è promuovere l’accesso a servizi educativi inclusivi e di qualità per i bambini libanesi vulnerabili e i rifugiati, promuovendo l’inclusione educativa e sociale delle ragazze e dei ragazzi in quattro scuole pubbliche libanesi. Il progetto è finanziato dall’AICS-Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e con la partnership di WeWorld-GVC.
L’Uisp, attraverso i suoi operatori qualificati ed utilizzando lo sport ed il movimento come strumenti, realizzerà missioni in loco volte a migliorare la consapevolezza e le conoscenze degli insegnanti per promuovere l’inclusione sociale ed educativa delle persone svantaggiate.
Grazie al diario di viaggio di Loredana Barra possiamo seguire il viaggio e comprendere stati d’animo e atmosfera della missione Uisp: “La mattina in Libano inizia molto presto, ma molto lentamente - scrive Barra - Tutti qui si prendono il tempo per fare colazione insieme, chiacchierare, ridere e scherzare. L'ufficio di WeWorld la mattina si incontra con un saluto bellissimo “Sabah alkhayr-Che sia un mattino di bene”, a cui si risponde “Sabah al-noor-Che sia un mattino di luce”. E così, tra l'organizzazione dei materiali per la formazione, la preparazione delle macchine per lo spostamento a Al Machha, il caffè e un manouche ci si augura che la giornata sia illuminata dalla luce, della speranza, della resilienza e della resistenza. Si sente però uno stato costante di allerta, nonostante tutto. Uno scoppio rende visibile la difesa del corpo, memore di ripetuti attacchi di droni: tutti ci alziamo di scatto, ci allontaniamo dalle finestre e poi si sbircia, con attenzione, da dietro le tende. Solo quando si capisce che è uno scoppio proveniente da un'officina vicina, e che non è quello che si pensava, la tensione cede e il sorriso e il fare riprendono. Si vive così qui...un giorno alla volta, un momento alla volta, un passo alla volta”.
“Oggi è la mia testa che scoppia - prosegue il racconto - forse per la consapevolezza che questa è un’occasione importante per piantare un semino, per creare una luce, così come l'abbiamo accesa in questi giorni negli occhi di quelle piccole persone sfollate, da cui era sparito il luccichio tipico dell'infanzia. Lavoriamo con la formazione degli insegnanti affinchè accrescano le loro luci e possano trasferirle ai giovani, dentro e fuori dalla scuola, in una visione di comunità educante che si prende cura del futuro”.
"Arriviamo in Al Machha con queste emozioni nel cuore e incontriamo le mamme, tutte con un figlio o figlia con disabilità. In questa zona per le donne è un momento molto faticoso: preparano le conserve per l'inverno eppure sono qui, per ascoltarci. La fatica e il bisogno si sentono dalle parole e dal tono di voce, si vedono dalla postura del corpo e dalla volontà di essere invisibili. Poi avviene la magia, come spesso succede nei percorsi formativi: si crea un flusso che forma e deforma quelli che siamo e fa nascere nuove gemme che ci aiuteranno ad essere persone migliori, capaci di ascoltare e di fidarci, e di costruire cerchi intorno ai bambini e alle bambine. Vanno via felici, insieme e con gli occhi che brillano di fiducia e speranza”.