Sport e lavoro in Italia, il secondo libro bianco di NIdiL CGIL
Tiziano Pesce, presidente Uisp, è intervenuto nel corso della presentazione: più tutele, più sicurezza, più risorse per le società sportive di base
"Sport e lavoro in Italia" è il titolo del Libro bianco presentato giovedì 18 luglio a Roma da NIdiL CGIL Nazionale. Nel nostro Paese si pratica e s’investe poco, i lavoratori hanno scarse tutele. Tiziano Pesce, presidente Uisp, nel suo intervento ha posto il tema della sperequazione delle risorse tra sport di vertice e sport di base.
"Continua a esserci uno scarso finanziamento allo sport di base e sociale”, ha detto Roberta Turi della segreteria nazionale Nidil Cgil: “Nel frattempo, con l’ingresso in Costituzione, avrebbe dovuto diventare un diritto di tutti e di tutte, ma siamo ancora lontani da questo obiettivo. Sport significa promuovere benessere e fare prevenzione, e in un Paese che invecchia sempre di più dovrebbe essere una priorità”.
“Il Libro bianco Sport e Lavoro in Italia è un importante contributo ad aprire e a conoscere meglio il mondo sportivo - ha detto Tiziano Pesce - a cominciare dagli aspetti economici, legislativi e lavoristici. Ci sono continui elementi di novità che attraversano lo sport che il Libro bianco indica con precisione. A cominciare dall’ingresso in Costituzione sino al recente Decreto sport. Non dobbiamo perdere la visione d’insieme alla quale il Libro bianco ci richiama: giuste tutele e sicurezza del lavoro sportivo, diritto alla pratica sportiva di tutte le persone, sostegni allo sport di base e alle società sportive per accompagnarle nel percorso di riforma e per le semplificazioni degli adempimenti; riordino del mansionario sportivo”.
“Il recente Decreto sport perde di vista la necessità di armonizzare la riforma dello sport con quella del terzo settore, aspetto che l’Uisp, insieme al Forum del Terzo settore, ha sempre richiesto. Non sono arrivate le auspicate semplificazioni. Permangono ambiti di ambiguità e contraddizione rispetto al cosiddetto volontariato sportivo, che creano figure ibride che disallineano le riforme dello sport e del terzo settore, generando nuovi interrogativi. Aumentando i rischi, già presenti in ambito sportivo, dei brevettifici, dei tesserifici e degli eventifici. L’Uisp da sempre chiede trasparenza e rendicontabilità delle cose fatte, soprattutto quando di mezzo c’è la gestione di risorse pubbliche. Stiamo uscendo da un tunnel di difficoltà iniziato con la crisi del Covid-19: oggi è una giornata importante per l’Uisp perchè siamo finalmente tornati a superare il milione di associati”.
“Lo sport muove un indotto economico importante, interpreta una funzione sociale e costituzionale importante, ambisce ad un riconoscimento pubblico certo e definito. C’è bisogno, come ha detto anche il giurista Giorgio Sandulli, di una definizione degli ambiti di attività tra Federazioni sportive ed Enti di promozione sportiva, come ha recentemente sancito l’AgCom multando la Figc per posizione dominante nell’ambito della promozione sportiva giovanile”.
“La riforma dello sport è un cantiere aperto - ha concluso Pesce - dobbiamo partire da un vocabolario e una metrica comune che vede in campo l’Uisp e la Cgil: trasparenza, perequazione di risorse a sostegno dello sport di vertice e di base, tutele certe e sicurezza per i lavoratori”.
Il Libro bianco Sport e lavoro in Italia mette a confronto una serie di dati provenienti da varie ricerche intorno al tema del lavoro e dell’indotto economico dello sport, in relazione ai numeri della pratica sportiva: in media il 44 per cento degli europei dai 15 anni in su pratica qualche attività fisica almeno una volta a settimana. In Italia questa quota è al 27 per cento. D’altra parte la spesa pubblica annua destinata allo sport nel continente è alta, 134 euro per abitante. La Francia si attesta ben al di sopra con 216 euro, 14,6 miliardi totali, trainata certamente dagli investimenti per le Olimpiadi 2024. La Germania destina 119 euro, la Spagna 126 euro, mentre l’Italia, nonostante il miglioramento degli ultimi anni è ferma a soli 88 euro per cittadino. Siamo quindi il fanalino di coda quanto a impegno sullo sport di base: si pratica poco e s’investe troppo poco. (a cura di Ivano Maiorella)