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Perchè sport e terzo settore sono facce della stessa medaglia

A Roma corso Odg e Ussi: cosa cambia con le due riforme e con l'ingresso dello sport in Costituzione? Il nuovo orizzonte narrativo. L’intervento di T. Pesce

 

Sport e terzo settore, due mondi in movimento, due orizzonti narrativi dal cui incontro può nascere una nuova idea di racconto e di giornalismo. Un inedito orizzonte narrativo che può rappresentare un'opportunità da cogliere per gli operatori dell'informazione, chiamati ad adeguare la cassetta degli attrezzi.

Perché la cronaca e il commento giornalistico iniziano in campo e finiscono oltre di esso, nella società, nel territorio, con i suoi protagonisti. Senza porsi limiti: lo sport sociale esprime nuove trame narrative che il giornalismo sportivo può saper cogliere per contribuire a superare la crisi dell'editoria.

Lunedi 13 ottobre, presso il Salone d'Onore del CONI, si è svolto il seminario intitolato “Raccontare lo sport, raccontare la società: il giornalista di fronte alle continue trasformazioni tra mondo sportivo e terzo settore”, organizzato dal Gruppo Romano Giornalisti Sportivi –  USSI Roma  con il supporto di  USSI Nazionale  e  Ordine dei Giornalisti del Lazio . Tra gli invitati era presente il presidente Uisp Nazionale Tiziano Pesce .

L'evento, che ha assegnato  6 crediti formativi  deontologici ai giornalisti iscritti, inserito nelle attività che USSI porta avanti per i progetti di  Sport e Salute , si è aperto con i saluti del presidente USSI Nazionale, Gianfranco  Coppola , del presidente USSI Roma, Jacopo  Volpi , del presidente dell'OdG Lazio, Guido  D'Ubaldo , e del presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Vittorio  Di Trapani .

A seguire è stata la volta degli interventi di  Tiziano Pescepresidente Uisp Nazionale ,  Luciano Buonfiglio , presidente del CONI, e  Marco Giunio De Sanctis,  presidente del Comitato Italiano Paralimpico.


In particolare, Tiziano Pesce ha introdotto un tema centrale del seminario: il legame tra la materia sportiva e il terzo settore, la cui riforma, unitamente a quella dello sport, in questi ultimi anni "sta mutando profondamente il sistema sportivo, a cominciare dalle basi associative e dalle società sportive".

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DI TIZIANO PESCE

Nel corso del convegno, i cui lavori sono stati moderati da  Enza Beltrone , responsabile dei progetti USSI, ulteriori spunti ed approfondimenti sono stati offerti dal Mimma Caligaris , vicepresidente Vicaria USSI Nazionale,  Giorgio Caruso , Coordinamento Comunicazione Istituzionale Sport e Salute,  Guido Lo Giudice , generale USSI Nazionale,  Ivano Maiorella,  Consiglio di disciplina OdG Lazio,  Valerio Piccioni , giornalista e organizzatore de La Corsa di Miguel e  Giampiero Casale, responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa Special Olympics Italia. 

Il presidente del CONI  Luciano Buonfiglio , dal canto suo, si è rivolto direttamente ai tanti giornalisti sportivi presenti in platea: "Non dovete limitarvi a comunicare, il vostro obiettivo deve essere quello di informare correttamente. Siate consapevoli che raccontare le imprese sportive degli atleti è un privilegio ma, al contempo, un impegno molto importante. D'altronde il vostro lavoro è indispensabile per gli stessi atleti, che al giorno d'oggi non possono limitarsi a 'fare' ea 'fare bene' ma devono necessariamente anche 'far sapere' ciò che fanno”.   

Il presidente del CIP  Marco Giunio De Sanctis , invece, ha ampliato il focus sullo sport paralimpico: “La comunicazione non deve fermarsi soltanto ai Giochi Paralimpici ma deve seguire gli atleti paralimpici tutto l'anno ed in tutte le manifestazioni sportive, cercando di spiegare le difficoltà della competizione per le persone con disabilità”.

Di seguito l'intervento integrale di Tiziano Pesce.

SPORT e (è) TERZO SETTORE

Regole che cambiano, opportunità che aumentare, associazionismo di base da sostenere e accompagnare, raccontare la vita delle persone attraverso lo sport.


Le strade dello sport dilettantistico e quelle del Terzo settore sono sempre più intrecciate, con i principali punti di incontro rappresentati dalle recenti Riforme legislative del sistema sportivo e del Terzo settore, che, possiamo affermare, hanno trovato una straordinaria “sintesi” nell'articolo 33 della Costituzione.
Possiamo allora ritenere che si possa parlare, se non di un vero e proprio diritto, quantomeno di un accesso allo sport oggi costituzionalmente tutelato; una educazione civica e alla cittadinanza attiva attraverso lo sport che la Carta costituzionale in quel “riconosce”, lasciando trasparire la visione della realtà sportiva come realtà “preesistente”, che la Repubblica si impegna a tutelare e promuovere.
Il contenuto dell'attività sportiva si può sintetizzare quindi in 3 ambiti molto complessi e strategici: valore educativo, sociale e di beneficio per la salute psicofisica.

COSA E' IL TERZO SETTORE?
E' un sistema sociale ed economico che si affianca alle istituzioni pubbliche e al mercato e che interagisce con entrambi per l'interesse delle comunità. Condivide con il “primo” e il “secondo” settore alcuni elementi: come il mercato, è composto da enti privati ​​come le istituzioni pubbliche, svolge attività di interesse generale.
Un insieme di enti di carattere privato che agiscono in molteplici ambiti, dall'assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell'ambiente, dai servizi sanitari e socio-assistenziali all'animazione culturale, allo sport. Spesso gestiscono servizi di welfare istituzionale e sono presenti per la tutela del bene comune e la salvaguardia dei diritti negati.


Il Terzo settore esiste da decenni ma è stato riconosciuto giuridicamente in Italia solo nel 2016, con l'avvio della riforma che lo interessa, ne definisce i confini e le regole di funzionamento.

LEGGE DELEGA 106/2016:
“Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati ​​costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”

DECRETO LEGISLATIVO N. 117/2017 (“CODICE DEL TERZO SETTORE”):
“Sono enti del Terzo settore le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituite per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel Registro unico nazionale del terzo settore” (cd RUNTS).


LO 'SPORT DILETTANTISTICO' TRA LE ATTIVITA' DI INTERESSE GENERALE
L'art. 5, comma 1, CTS, presenta un elenco di attività di interesse generale. Tra queste, alla lettera t), vi è la “organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche”.
Di conseguenza, un'associazione che avesse come oggetto sociale lo svolgimento di un'attività sportiva dilettantistica può iscriversi nel RUNTS e così assumere la qualifica di ETS.


Nulla impedisce, più in particolare, che tale associazione possa iscriversi nella sezione APS del RUNTS, assumendo pertanto la qualifica particolare di Associazione di Promozione sociale. Anzi, la qualifica di APS, in ragione della natura mutualistica di questa particolare tipologia organizzativa del terzo settore, è quella “più naturale” per tali associazioni, poiché esse normalmente organizzano e gestiscono attività sportive dilettantistiche per ed a favore dei propri associati.


NB: non a caso, prima della riforma, molte ASD possedevano già la qualifica di APS (nella maggior parte dei casi perché APS nazionale era, sulla base dell'abrogata legge 383/2000, l'Ente di promozione sportiva cui aderivano)

GLI EPS RICONOSCIUTI DAL CONI APS-RETI ASSOCIATIVE RICONOSCIUTE DAL MINISTERO DEL  LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI ISCRITTE AL RUNTS
NB: su 13,2 milioni di persone fisiche tesserate come atleti e praticanti ad Organismi sportivi, quasi 9 milioni e mezzo sono quelle tesserate nella filiera degli Enti di promozione sportiva:  ACSI Aps,  AICS Aps,  ASC Aps,  ASI Aps,  Cns Aps LIBERTAS, Aps CSAIN  , Aps CSEN  , Aps CSI , Aps ENDAS, Aps  MSP,  Aps OPES,  Aps PGS,  Aps UISP,  Aps UsACLI.

GLI EPS PROTAGONISTI DELL'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO DI PROMOZIONE SOCIALE
All'interno di questa cornice, gli EPS rafforzano e rilanciano il proprio impegno, di associazioni di promozione sportiva, di associazioni di promozione sociale, di reti associative, protagonista di un Terzo settore sempre più generatore di cittadinanza attiva, partecipazione democratica, economia sociale.
Un Terzo settore vasto, capace di rappresentare valori e bisogni, da trasformare in programmi, politiche, atti di governo, a tutti i livelli, nel pieno interesse di cittadini e cittadine, contrastando differenze e disuguaglianze, povertà, contro ogni discriminazione, per l'interculturalità, per i diritti, l'ambiente, la solidarietà, l'inclusione e la coesione.

L'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO DI PROMOZIONE SOCIALE
Enti di promozione sportiva che si impegnano, ciascuno con la propria storia, specificità, consistenza organizzativa, con i propri valori, con i propri diversi radicamenti territoriali, per essere punti di riferimento, un pezzo della parte buona e bella del Paese, misurandosi ai tavoli della rappresentanza, volendo cogliere le sfide condivise delle opportunità dell'amministrazione (coprogrammazione e coprogettazione), della trasparenza e della resacontazione sociale,
vigilando e accompagnando la messa a terra delle Riforme.

IL “SALTO TRIPLO
Crescono allora le sfide, l'UISP, ad esempio, le ha volute riassumere in uno slogan ambizioso, che accompagnerà affiliati e associati per tutta la stagione appena avviata: SALTO TRIPLO, con al centro l'impegno nel rendere il riconoscimento costituzionale alla portata di tutti e di tutte, proprio “in tutte le sue forme”.
Un “Salto Triplo” capace di includere, rigenerare, innovare. Un invito collettivo a guardare avanti, oltre l'ordinarietà, oltre gli steccati delle discipline sportive, con consapevolezza, coraggio e creatività. Tre parole chiave, poi, che guardano all'ambito sportivo ea quello sociale.


INCLUDERE, non solo nell'impegno affinché nessuna persona sia esclusa o emarginata, ma anche nel rivendicare tutte quelle forme di attività sportiva che il sistema continua a faticare nel riconoscere.
RIGENERARE, per il bisogno di vedere un sistema sportivo italiano complessivamente rigenerato: nella rappresentanza, nelle definizioni degli ambiti di attività tra Organismi (FSN,DSA, EPS), nell'ordinamento complessivo e in un rapporto che diventi armonico con la legislazione e le opportunità del terzo settore, sostenendo associazioni e società sportive.
INNOVARE, un messaggio alla politica, alle istituzioni, alla cultura sportiva complessivamente intesa, al terzo settore, per chiedere, anche all'interno dell'Associazione, di assumere una postura che guarda al futuro e non al Novecento che tutto il sistema Paese, ha la necessità di superare.

L'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO DI PROMOZIONE SOCIALE
Al centro delle azioni degli EPS, la vitalità del territorio e delle decine di migliaia di associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate, con milioni di associati, praticanti, dirigenti, tecnici, giudici, volontari, lavoratori e lavoratrici, già protagonisti, spesso senza rendesene appieno conto, attraverso piccole o grandi iniziative che siano, in quelle attività di interesse generale svolte “per il perseguimento di funzioni civiche, solidaristiche e di utilità sociale” previste dalla normativa del Terzo settore, oltre quel modello per troppo tempo schiacciato su agonismo e ricerca esasperata della prestazione e del risultato.


Un percorso che seguiamo da molto tempo, attraverso attività e riflessioni frutto della convergenza tra fenomeni contigui, sport per tutti e sport sociale.
Una visione bivalente che abbiamo cercato sempre di interpretare sia nell'ambito della rappresentanza negli organismi interassociativi e unitari che il Terzo settore ha iniziato a darsi sin dagli anni Novanta, sia nelle iniziative e campagne che sul terreno del “fare” hanno contribuito alla crescita di esperienze e competenze originali, in ambito nazionale ed europeo.


Se oggi la Riforma del Terzo settore riconosce a pieno titolo le “attività sportive dilettantistiche ” è anche grazie all'azione caparbia portata avanti, con e nel Forum del Terzo settore, nel rapporto con le istituzioni nazionali, con al centro i governi e le forze parlamentari che si sono succeduti.

IL FORUM NAZIONALE DEL TERZO SETTORE ETS
E' un ente non profit ed è il principale organismo di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano. Si è ufficialmente costituito il 19 giugno 1997 ed è parte sociale riconosciuta. In attuazione degli artt. 59 e 64 del CTS, risulta essere l'associazione di enti del Terzo settore maggiormente rappresentativo sul territorio nazionale, in ragione del numero degli enti aderenti.
E' iscritto al Registro Unico Nazionale Terzo Settore (RUNTS) nella sezione “altri ETS”.
Rappresenta circa 100 organizzazioni nazionali per un totale di oltre 121.000 sedi territoriali, che lavorano negli ambiti dell'associazionismo di promozione sociale e di volontariato, della cooperazione sociale, della solidarietà internazionale, della finanza etica, del commercio equo e solidale del nostro Paese.


Il Forum del Terzo Settore ha quale obiettivo principale la valorizzazione delle attività e delle esperienze che le cittadine ei cittadini organizzati attuano sul territorio per migliorare la qualità della vita, delle comunità, attraverso percorsi, anche innovativi, basati su equità, giustizia sociale, sussidiarietà e sviluppo sostenibile.


I principali compiti:
- la rappresentanza sociale e politica nei confronti di Governo ed Istituzioni; il coordinamento e il sostegno alle reti interassociative;
- la comunicazione di valori, progetti e istanze delle realtà organizzate del terzo settore
- la formazione degli Enti di Terzo settore per potenziarne la capacità di intervento sui territori e di risposta ai cambiamenti sociali ed economici.

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEL TERZO SETTORE
È un organismo nazionale istituito dal Codice del Terzo settore presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con funzioni di promozione e sostegno del Terzo settore.
È presieduto dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (o da un suo delegato) ed è composto da: 10 rappresentanti designati dall'associazione di enti del Terzo settore più rappresentativo; 15 rappresentanti di reti associative; 5 esperti di comprovata esperienza professionale in materia di Terzo settore; 3 rappresentanti delle autonomie regionali e locali, di cui due designati dalla Conferenza Stato-Regioni; 1 rappresentante designato dall'associazione dei centri di servizio per il volontariato (Csv) più rappresentativa sul territorio nazionale.
Ne fanno inoltre parte: 1 rappresentante designato dal presidente dell'Istat; 1 rappresentante designato dal presidente dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp); il direttore generale della Direzione generale Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il Consiglio nazionale del Terzo settore svolge le seguenti funzioni:
- esprime pareri non vincolanti, nel caso in cui sia richiesto, sugli schemi di atti normativi che riguardano il Terzo Settore;
- esprime parere non vincolante, nel caso in cui sia richiesto, sulle modalità di utilizzo delle risorse finanziarie previste dal codice del Terzo settore;
- esprimere parere obbligatorio non vincolante sui modelli di bilancio e sulle linee guida inù materia di bilancio sociale e di valutazione di impatto sociale dell'attività svolta dagli enti del Terzo settore;
- designa un componente nell'organo di governo della Fondazione Italia Sociale;
- è coinvolto nelle funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo, con il supporto delle reti associative nazionali;
- designa i rappresentanti degli enti del Terzo settore presso il Cnel.

L'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO DI PROMOZIONE SOCIALE
Al centro di tutto questo, l'associazionismo sportivo di base, che svolge un ruolo fondamentale, cruciale nel tessuto sociale del Paese, tanto nelle città quanto nelle periferie e nelle aree più lontane dai centri urbani, nei luoghi che presentano contesti di maggiore fragilità, offrendo opportunità di incontro e confronto, aggregazione, crescita personale e benessere, in tutte le età della vita.
Le modalità con cui le Associazioni sportive dilettantistiche (Asd) lavorano presentano moltessime affinità strutturali e di scopo con altri sodalizi del Terzo settore. Tuttavia, l'analisi dei trattamenti nomativi e fiscali a cui sono soggette rivela un panorama complesso e variegato, caratterizzato spesso da differenze significative.

Nonostante le affinità in essere, le Asd e gli altri enti del Terzo settore sono soggetti a trattamenti normativi che presentano ancora troppe differenze significative, disallineamenti che alimentano situazioni di disparità e difficoltà di gestione per le associazioni che lavorano in contesti ibridi o di doppia qualifica, spesso Asd/Aps.
Occorre proseguire sul percorso di armonizzazione delle riforme legislative di riferimento, per arrivare a un quadro regolamentare più omogeneo, con procedure semplificate, rendendo più agevole il lavoro di chi opera quotidianamente per il bene comune, all'interno di una ormai fondamentale azione sussidiaria.

- pieno coordinamento tra i 2 Registri di riferimento di sport e terzo settore, ossia tra il RASD, istituito presso il per lo Sport e gestito telematicamente da Sport e Salute Spa, che ha superato il cosiddetto Registro CONI (a tutti gli efetti però ancora in uso ai fini del riconoscimento degli OO.SS.), e il RUNTS, presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e gestito da Unioncamere
- riallineamento delle per i normativi e degli sportivi sportivi degli ETS
- completare la messa a terra della Riforma del Dipartimento lavoro sportivo, che richiede ulteriori interventi migliorativi e di supporto alla sua sostenibilità, oltre che tutele assicurative e previdenziali più adeguate. A ciò si aggiunge il tema delle mansioni dei lavoratori sportivi, elenco già più volte integrato con DPCM senza alcuna armonizzazione delle figure previste indicate da FSN e DSA, che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento anche per gli Enti di promozione sportiva e le associazioni e società sportive dilettantistiche loro affiliate
- attesa di ulteriori interventi normativi e di loro armonizzazione nell'ambito della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

A tutto ciò si aggiunge l'ormai imminente passaggio dl regime di esclusione IVA a quello di esenzione per i soggetti associativi non commerciali...
NB Sul punto auspichiamo che si possano aprire soluzioni. Recentemente il viceministro del MEF Maurizio Leo, nel corso dell'intervento presso Telefisco dello scorso 18.09.2025, ha confermato l'esistenza di trattative avanzate con le istituzioni europee per ottenere un significativo slittamento dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni Iva. La scadenza attuale del 1.01.2026 potrebbe subito quello che lo stesso Leo definisce come un rinvio di “durata considerevole”.

Stiamo evidentemente vivendo una situazione di “transito” e tutti noi, operatori e operatrici dello sport di base e sociale, siamo chiamati, a tutti i livelli, a essere sempre più proattivi nel rapporto con le istituzioni e portatori di interesse.
Si tratta di agire, attraverso lo sport, coprogrammando e coprogettando, ai tavoli con le istituzioni, su tematiche più ampie e trasversali, che vanno dalla mobilità e dalla rigenerazione urbana allo sviluppo sostenibile, da una rinnovata cultura del movimento e di sani stili di vita attivi, dalla prevenzione e promozione della salute al contrasto alla povertà educativa agli interventi sociali più articolati e complessi, fino all'impegno, attraverso attività, progettualità, a promuovere partecipazione, democrazia e convivenza pacifica.
Oggi siamo chiamati a riflettere e confrontarci su un tema che non è solo attuale, ma decisivo per il futuro: il nuovo ecosistema dello sport.


Negli ultimi anni abbiamo assistito a un mutamento profondo anche dello scenario sportivo: la pandemia, la crisi energetica, l'emergenza climatica, l'innovazione digitale e il cambiamento sociale hanno imposto una ridefinizione dei modelli di partecipazione, fruizione e organizzazione dello sport.
Non parliamo più solo di prestazioni, di attività motoria, ma bensì, trasversalmente, di benessere, comunità, diritti, sostenibilità.
Lo sport sociale e per tutti è un terreno d'incontro, un acceleratore di confronto e crescita, oggi anche grazie all'impulso dato dal CESE, il Comitato Economico Sociale Europeo - con il parere di propria iniziativa del 2022 - nel riconoscere lo sport tra i principali fattori europei di comunità e benessere sociale, di riattivazione nel post pandemia da covid-19 e per superare le ulteriori successive pesanti crisi ed emergenze.


Inizia allora a farsi largo, tra le principali strategie di sviluppo sostenibile, la definizione di “transizione sportiva”, all'interno della cornice dati dalle transizioni sociale, ambientale, economica, all'interno di una nuova visione di mainstreaming sportivo, un processo per qualificare lo sport in politica pubblica e come strategico strumento a sostegno dei processi finalizzati alla promozione sociale, alla tutela della salute, allo sviluppo sostenibile e alla crescita economica, richiamati e promossi dalla politica di coesione dell'Unione Europea, dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dal Piano di Azione Globale OMS 2018-2030, dal Piano di lavoro dell'Unione Europea per lo sport 2024-2027.


SPORT E SOCIETA': UN RAPPORTO CHE CAMBIA
Lo sport non è più solo spettacolo, competizione o business. Lo sport non è più neppure mera attività ricreativa.
Lo sport è diventato anche una lente per leggere le dinamiche sociali: il modo in cui le persone vivono il proprio corpo, lo spazio pubblico, la salute, le relazioni, l'ambiente.
La promozione sportiva sociale e il giornalismo sportivo, in realtà, possono condividere la stessa missione: promuovere e raccontare la vita delle persone attraverso lo sport.
Raccontare lo sport, oggi, significa non stare relagati all'interno di un genere ma raccontare trasversalmente la società. Significa leggere le sue trasformazioni, le sue contraddizioni, i suoi limiti ma anche opportunità e speranze.
Pensiamo alle nuove forme di sport informale e destrutturato, ai parchi con runner e gruppi di cammino, al parkour, al ritorno delle bici nelle città, alle attività inclusive per persone con disabilità o fragilità sociali.
Tutto questo racconta una domanda di sport diverso: più accessibile, più sostenibile, più umano.

IL RUOLO DEL GIORNALISTA: TRA INFORMAZIONE E RESPONSABILITÀ SOCIALE
Il giornalista sportivo oggi non può più limitarsi a raccontare il risultato, la classifica o la prestazione, deve saper interpretare il senso sociale dello sport, deve dare voce alle tante storie che vivono lontano dai riflettori, nei quartieri, nelle società di base, negli impianti di periferia, nei parco giochi o nelle palestre popolari. In questo senso, il giornalismo sportivo ha un'enorme responsabilità culturale: aiuta a formare l'immaginario collettivo. Se racconta solo il campione, crea distanza. Se racconta anche la comunità, con la propria quotidianità, generi appartenenza. L'associazionismo di promozione sociale sportiva lavora da anni su questa visione: lo sport come diritto di cittadinanza. E per questo spesso chiediamo ai media di ampliare sempre di più lo sguardo, di passare dal “chi vince” al “chi partecipa”, dal “record” al “valore”.

UN'ALLEANZA PER RACCONTARE QUALE SOCIETA' VOGLIAMO COSTRUIRE INSIEME
Nel linguaggio del Terzo settore, abbiamo visto come si parli molto di coprogrammazione e coprogettazione: processi che coinvolgono associazioni, comunità, istituzioni.
Ecco, il giornalismo sportivo può essere il terzo elemento di questo triangolo, contribuendo con la forza del racconto, della narrazione, della testimonianza. Perché ciò che non si racconta, spesso, non esiste.
In conclusione, credo che il filo rosso che unisce giornalisti e operatori della promozione sociale sportiva sia l'impegno a costruire una narrazione inclusiva dello sport e della società.
Da parte nostra vorremmo essere sempre più parte di questa “ALLEANZA”:
- portando esperienze dal territorio, offrendo storie e buone pratiche,
- costruendo reti con chi fa informazione in modo etico e responsabile,
- arricchendo la cassetta degli attrezzi e le conoscenze del giornalista sportivo.
Perché raccontare lo sport non è mai solo sport o cronaca e non si può essere relagati in un genere: è raccontare chi siamo, dove stiamo andando, e quale società vogliamo costruire insieme!

Nella foto: Enza Bertone, Tiziano Pesce e Gianfranco Coppola