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Sport non è solo competizione, ma riflesso della società

Il 6 e il 7 dicembre si è svolta la Conferenza sull'integrità nello sport. Ha partecipato anche Daniela Conti, Uisp

 

La Conferenza europea sull'integrità nello sport si è svolta il 6 e il 7 dicembre in una doppia modalità: in Villa Ruffo a Roma e online. Ad organizzarla l'EPAS-Accordo parziale allargato sullo sport, e il Dipartimento italiano per lo sport, nell’ambito della Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Tema dell'incontro quello dell'integrità,  intrinsecamente legata alla questione dell’etica nello sport. Tra gli obiettivi, l'elaborazione di linee guida per l’integrità nello sport; la lotta alla manipolazione delle competizioni sportive, così come ribadito nella Convenzione di Macolin; la garanzia di una buona governance nello sport. L’evento è stato aperto dalla sottosegretaria di Stato allo Sport Valentina Vezzali, e dal vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Bjørn Berge

Durante la conferenza, rappresentanti, consulenti e ricercatori hanno affrontato il tema dell'integrità nello sport, discutendo su come implementare al meglio le linee guida sull'integrità, combattere la manipolazione delle competizioni sportive e garantire il buon governo nello sport. Principi ribaditi dalla Convezione di Macolin - convenzione sulla manipolazione delle competizioni sportive e scommesse clandestine - che si fonda principalmente sulla cooperazione fra stakeholder, sul dialogo fra paesi, sul rispetto della protezione dati. Le sessioni delle due giornate hanno ribadito la necessità di dare una risposta globale ai vari problemi che minacciano l’integrità nello sport, come il doping, le frodi, la turbativa negli appalti, le pratiche illegali che incidono sui valori dello sport. Alla luce di queste problematiche, appare fondamentale promuovere una corretta governance nello sport, puntando sulla trasparenza e su un approccio olistico. Lo sport, infatti, non è solo competizione, ma riflette la società e i suoi problemi.

La conferenza si è rivolta principalmente alle autorità governative di una vasta gamma di settori, tra cui ministeri dello sport, autorità anticorruzione, dipartimenti degli affari esteri, forze dell'ordine, uffici nazionali per la protezione dei dati, agenzie di integrità sportiva, autorità di regolamentazione delle scommesse, il settore della giustizia. Sono state invitate a partecipare alla conferenza, divisa in tre sessioni, anche le organizzazioni partner del movimento sportivo, le autorità di regolamentazione delle scommesse e le ONG coinvolte nello sport. Per l'Uisp, ha preso parte ai lavori Daniela Conti, in qualità di responsabile delle Politiche per l'interculturalità e la cooperazione.

“Quando si parla di sport e integrità si dovrebbe anche parlare del principio di non discriminazione nell'accesso allo sport. Al contrario, si rilevano ancora molte discriminazioni di carattere istituzionale, come accade per la partecipazione di stranieri in diversi campionati sportivi a tutti i livelli, anche amatoriali, e ancor di più di rifugiati e richiedenti asilo", ha detto Conti a margine dell'incontro richiamando al fenomeno del nuovo schiavismo sportivo. "Personaggi senza scrupolo cercano talenti nelle zone più povere di Africa e America Latina per poi portarli in Europa e ricavarci successo e denaro. Se non ottengono risultati, li abbandonano per strada. Nel tempo, le varie soluzioni pensate per arginare il fenomeno hanno finito per penalizzare solo gli atleti, che hanno dovuto presentare complesse documentazioni legate alla residenza, dovendo dimostrare di avere un lavoro e di non essere stato tesserato precedentemente in un altro stato. Bisognerebbe promuovere delle politiche di accoglienza per impedire abusi e di operare in maniera criminosa proprio nelle pieghe di queste situazioni di non inclusione”, ha concluso Conti. 

Proprio sulla questione discriminazione e traffici umani, è stata ribadita la necessità di operare per il suo contrasto, puntando anche sul gender mai­nstreaming, includendo le donne e i giovani in tutti i programmi di forma­zione. Diversi aspetti nel mondo dello sport e dei diritti umani appaiono collegati tra di loro e proprio per questo serve un approccio integrato e olistico. Inoltre, serve sensibilizzare sul tema delle denunce, lavorando sul sistema di protezione degli informatori che denunciano i casi di corruzione e implementando la fiducia dei cittadini nel sistema democratico. Lavorare nello sport equivale, allora, a lavorare per un miglioramento dei sistemi democratici. (a cura di Chiara Feleppa)