Non era affatto scontato: i Giochi Paralimpici di Parigi si chiuderanno domenica 8 settembre e il saldo è positivo in termini di pubblico, di partecipazione, di segnali lanciati. Lo sport ha bisogno di aprirsi al sociale e i protagonisti di questi Giochi ce l'hanno messa tutta: grazie a tutti i 4.400 atleti e atlete che sono scesi in campo ed hanno "gareggiato", come ci ha tenuto a sottolineare Bebe Vio Grandis. "D'altra parte il primo indicatore di successo viene dal pubblico, migliaia di persone in presenza, milioni davanti agli schermi", commenta Loredana Barra, responsabile Politiche educative ed inclusione Uisp.
Visto il successo, l'asticella si alza e manca un ultimo tassello, quale? "Vedere e seguire questi atleti, la loro bellezza e la loro passione nel superare i propri limiti, nel mettersi in gioco nonostante le difficoltà, deve ispirare tutti noi nell’ affrontare le criticità che ancora permangono nella realizzazione di progetti sportivi di inclusione per tutte e per tutti. Ad oggi , nonostante molti provvedimenti normativi a sostegno delle persone con disabilità, e che dovrebbero salvaguardare il diritto per tutte e per tutti ad avere opportunità di praticare attività sportiva, sappiamo che questo aspetto è di fatto ancora secondario".
"È questo l’ importante tassello mancante - prosegue Loredana Barra - in un percorso che ha come obiettivo la piena inclusione e integrazione delle persone disabili nel tessuto sociale, dal quale sono troppo spesso emarginate. E su questo tassello mancante è richiesto l’impegno di tutti e tutte noi. Dentro e fuori lo sport. Il merito dei Giochi Paralimpici di Parigi è stato quello di aver portato in tutte le case del mondo queste contraddizioni. Ed è un merito dello sport".
"Vedere questi atleti e queste atlete gareggiare ci fa capire e ci rende consapevoli della vera essenza e purezza dello sport: resilienza, diritti, realizzazione delle persone, inclusione, perno essenziale per una vita migliore. Abbiamo avuto la conferma che lo sport paraolimpico è una vetrina di grande importanza per il mondo della disabilità e per sensibilizzare le coscienze delle persone. Le Paralimpiadi nascono dalla consapevolezza di quanto lo sport sia fondamentale nella vita di tutte le persone, senza distinzione di abilità".
"Le Paralimpiadi non sono e non devono essere una gentile concessione dello sport di prestazione e supercampionistico. Rispondono a bisogni e diritti legittimi in tutte le persone. Nello sport e fuori dallo sport. Devono essere sempre di più uno spunto, una occasione dalla quale trarre ispirazione e coraggio per le tantissime persone che restano a casa e, dall'altro versante, per le tantissime persone che hanno responsabilità di governance e dirigono il mond
"I recenti dati Istat - conclude Loredana Barra - ci dicono che solo il 9,1% delle persone con disabilità in Italia pratica sport, contro il 36,6% relativo al resto della popolazione, il che vuol dire che circa l’80% è in una condizione di sedentarietà contro il 34% circa della popolazione senza disabilità. Un preoccupante segnale rispetto a quanto recitano le “Linee guida 2020 su attività fisica e comportamento sedentario. Questo perché, nella realtà, non esistono solo gli atleti paralimpici che sono riusciti ad ottenere risultati incredibili, ci sono anche persone che non hanno questa forza, questo coraggio e questa opportunità. I diritti sono per tutti". (a cura di Ivano Maiorella)
foto: Sheetal Devi, la prima campionessa di tiro con l'arco senza braccia (tratta dal suo profilo Facebook