Nazionale

Terzo settore, il cambio del regime iva slitta al 1° gennaio 2025

L'appello lanciato al Parlamento dal Forum del Terzo settore con decine di migliaia di associazioni è stato accolto. Il commento di Tiziano Pesce

 

Il deciso appello lanciato al Parlamento dal Forum del Terzo settore con decine di migliaia di associazioni è stato accolto: slitta infatti al 1° gennaio 2025 l’entrata in vigore del regime Iva (da escluso a esente) per gli enti non commerciali, che altrimenti sarebbe scattata il prossimo primo luglio. Lo prevede un emendamento al cosiddetto decreto Milleproroghe (DL 30 dicembre 2023, n. 215), in corso di conversione in legge, sostenuto da tutti i gruppi parlamentari, approvato all'unanimità in serata dalle Commissioni riunite 1 Affari costituzionali e 5 Bilancio della Camera, con il parere favorevole di governo e relatori.

”Il nostro appello lanciato attraverso il Forum del Terzo Settore è stato colto all’unanimità da tutte le forze parlamentari e dal governo – commenta Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp e componente del coordinamento e dell’esecutivo del Forum stesso – quindi bene lo slittamento al 2025 dell’entrata in vigore del regime iva, con il passaggio da esclusione a esenzione, ma ciò non rappresenti semplicemente l’ennesima proroga ad una misura che, con il suo portato di appesantimento amministrativo e gestionale, sarebbe devastante per il tessuto associativo del nostro Paese, soprattutto quello dei sodalizi più piccoli, che svolgono un ruolo fondamentale per la coesione delle nostre comunità. Per ora esprimiamo quindi soddisfazione e tiriamo un sospiro di sollievo, ma consapevoli di come il sollievo sia solo temporaneo. Questi poco più di dieci mesi che ci separano dal nuovo anno vengano utilizzati al meglio dal legislatore per mettere a terra definitivamente la norma quadro fiscale della riforma del terzo settore e per arrivare alla tanto auspicata autorizzazione UE”.

Ricordiamo che la Commissione europea ha emesso una procedura di infrazione (n. 2008/2010) nei confronti del nostro Paese per il non corretto recepimento della Direttiva IVA, in quanto l’ordinamento italiano qualifica alcune prestazioni come “non soggette ad IVA” mentre la Direttiva comunitaria impone l'IVA a tutte le cessioni di beni e le erogazioni di servizi eseguite, dietro corrispettivo, da un soggetto "passivo", inteso come l'esercente di un'attività oggettivamente economica, risultando indifferente lo scopo, lucrativo o meno, della stessa attività, fatta salva la possibilità di avere alcune prestazioni – tassativamente elencate – che godono del regime di esenzione IVA.

“Questa situazione non coinvolge soltanto gli enti di terzo settore oggi iscritti al Runts – ricorda Tiziano Pesce - ma tutti gli enti associativi non commerciali, a partire da quelle oltre 100mila associazioni sportive dilettantistiche che rappresentano ben un terzo dell’intero associazionismo non profit italiano. Associazioni che sarebbero costrette ad aprire partita iva, affrontarne i costi, pur non dovendo poi pagare imposte. Considerato questo quadro mi aspetterei una maggiore attenzione anche da parte dell’intero sistema sportivo e non solo del Forum del Terzo Settore. Nel frattempo, al Governo chiediamo che prosegua convintamente nel dialogo con la Commissione europea facendole comprendere la specificità del non profit del nostro Paese, indubbiamente un unicum nel panorama continentale. Il risultato da portare deve essere quello di mantenere gli enti non commerciali nel regime di esclusione dall’iva”.

In un comunicato stampa, anche Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del terzo settore, ha commentato positivamente lo slittamento dell'entrata in vigore del nuovo regione Iva per il terzo settore.

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