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Agenda Sportpertutti Uisp 2024, guida per la transizione legislativa

Mettersi al passo con le riforme dello sport e del terzo settore, tra iniziative e progetti Uisp: uno strumento informativo per tutti i soci

 

L'Agenda Sportpertutti Uisp, che ci accompagnerà durante ogni giorno del 2024 e che in questi giorni è in distribuzione attraverso i Comitati Uisp, fornisce una serie di informazioni sulle manifestazioni e sui progetti nazionali Uisp. Inoltre, nelle pagine che aprono ogni mese, sono state inserite alcune utili schede che accompagnano il lettore nel percorso di transizione legislativa che in questi ultimi anni ha riformato il mondo dello sport e del terzo settore. Tenendo ben presente il contesto europeo, a partire dal Trattato di Lisbona del 2009, che per molti versi ha anticipato il riconoscimento legislativo del valore sociale dello sport anche in Italia e il suo ingresso in Costituzione, nell'articolo 33. Si tratta di utili schede che sviluppano due parole chiave del nostro tempo, coprogrammazione e coprogettazione, dalle quali parte Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, nel suo editoriale di apertura. 

AGENDA SPORTPERTUTTI UISP

Lo sportpertutti per accelerare la transizione: che cosa significa lo slogan scelto dall'Uisp per la stagione sportiva 2023-2024? Lo spiega Tiziano Pesce nell'editoriale di apertura:

"Coprogrammazione e coprogettazione attraverso lo sport, ovvero politiche pubbliche e buone pratiche integrate attraverso la “transizione sportiva”. L’Uisp ci crede.
Proprio oggi, nella particolare fase storica che stiamo vivendo, si avvertono maturi i tempi per un approccio finalmente in linea con la dimensione europea dello sport, che ci indica da tempo una strada: l’attività sportiva e fisica portatrice di salute, socialità, coesione sociale, educazione, parità di genere, contro ogni disuguaglianza e discriminazione.

Valori in linea con l’Agenda 2030, ovvero il programma di Azione Globale delle Nazioni Unite per attuare i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile nel mondo.
Accelerare la transizione significa mettersi al passo con le due riforme legislative che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Quella del sistema sportivo e quella del terzo settore. Con una novità importante: l’ingresso in Costituzione del riconoscimento del “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.
Le ragioni dell’accelerazione sono proprio qui: nell’adeguamento di mentalità, di cultura e di ruolo che si richiede anche tutti i dirigenti ed operatori dello sport sociale e per tutti, a cominciare, ovviamente, da quelli dell’Uisp.
Uno sforzo collettivo, tra doveri e diritti, per una nuova qualità della vita, che avrà proprio nel 2024 un decisivo banco di prova".

Perché accelerare la transizione?
Accelerare la transizione significa mettersi al passo con le due riforme che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Quella dello sport e quella del terzo settore. Con una novità importante che caratterizzerà il futuro del diritto all’attività sportiva: l’ingresso della parola sport nella Costituzione italiana, all’articolo numero 33.
Si tratta di modifiche importanti che vanno nella direzione di uno scenario auspicato dall’Uisp nel corso dei decenni: una riforma dello sport che affrancasse lo sportpertutti dallo sport olimpico; una definizione del valore sociale dello sport; un’apertura ad una visione europea di sport, come grande fenomeno del nostro tempo legato agli stili di vita attivi, al benessere di milioni di persone di tutte le età, alla cittadinanza attiva, ai diritti, all’ambiente, ala solidarietà.
Abbiamo finalmente anche nell’ordinamento giuridico italiano la definizione della parola “sport”, una regolamentazione di primo grado che definisce ruoli e ambiti di competenza dei suoi principali attori, un quadro legislativo (su cui c’è ancora da continuare il percorso di armonizzazione) che inquadra il fenomeno sportivo all’interno del più grande fenomeno associativo del terzo settore. Erano anni che l’Istat ricordava che tra i soggetti del terzo settore la stragrande maggioranza era rappresentata da quelli sportivi. Abbiamo fissato nell’Agenda Sportpertutti Uisp 2024 alcuni di questi passaggi, cercando di semplificare, con intenti divulgativi quello che sta avvenendo in ambito legislativo. Le ragioni dell’accelerazione sono proprio qui: nell’adeguamento di mentalità, di cultura e di ruolo che si richiede a tutti i dirigenti dello sport sociale e per tutti, a cominciare da quelli dell’Uisp. Uno sforzo collettivo che avrà proprio nel 2024 un decisivo banco di prova.

Lo sport entra in Costituzione:
20 settembre 2023, una data storica20 storica
Con la seconda e ultima deliberazione da parte della Camera dei deputati, è terminato l’iter legislativo per l’approvazione del disegno di legge costituzionale n. 715-B che inserisce lo sport in Costituzione.
La Camera ha approvato all’unanimità la modifica all’art. 33 della Costituzione introducendo il nuovo comma «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».
Lo Sport in Costituzione rappresenta la prima tappa di un percorso che concentra, in poche parole, un significato profondo e un valore inestimabile, che possiamo sintetizzare nell’auspicio dello ‘sport per tutti e di tutti’, parte delle indispensabili ‘difese immunitarie sociali’ e importante contributo per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità. (fonte: Dipartimento per lo Sport)

La riforma dello sport
La riforma dello sport vede la luce l’8 agosto 2019, con la legge n. 86, sotto forma di legge delega al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazioni. E’ stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 191 del 16 agosto 2019 e si compone di 10 articoli nei quali vengono elencate in maniera specifica le deleghe attribuite al governo: Delega al governo per l’adozione di misure in materia di ordinamento sportivo; Delega al governo per il riordino e la riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonchè del rapporto di lavoro sportivo; Delega al Governo in materia di rapporti di rappresentanza degli atleti e delle società sportive e di accesso ed esercizio della professione di agente sportivo; Delega al Governo per il riordino e la riforma delle norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi e della normativa in materia di  ammodernamento o costruzione di impianti sportivi; Delega al Governo per la semplificazione di adempimenti relativi agli organismi sportivi; Delega al Governo in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali.

Il legislatore definisce la parola sportil Decreto legislativo 36/2021il 2021
Finalmente l’ordinamento giuridico italiano definisce le attività “fisico-motorie-sportive” introdotte dal Decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36, attuativo di una parte della delega per la riforma dello sport (legge 86/2019):
- attività fisica o attività motoria: “qualunque movimento esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello richiesto in condizioni di riposo” (art. 2, lett. f);
- pratica sportiva per tutti: l’’attività sportiva di base, “organizzata o non organizzata, promossa dalla Repubblica in favore di tutte le fasce della popolazione al fine di consentire a ogni individuo la possibilità di migliorare la propria condizione fisica e psichica e di raggiungere il livello di prestazione sportiva corrispondente alle proprie capacità” (art. 2, lett. ee);
- sport: “qualsiasi forma di attività fisica fondata sul rispetto di regole che, attraverso una partecipazione organizzata o non organizzata, ha per obiettivo l’espressione o il miglioramento della
condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli” (art. 1, lett. nn);
- sport di alto livello: “l’attività sportiva svolta dagli atleti e dalle atlete riconosciuti di alto livello dalla Federazione Sportiva Nazionale, dalla Disciplina Sportiva Associata o dalla Lega di riferimento” (art. 1, lett. oo).

I compiti del Dipartimento per lo sport, di Sport e Salute, del Coni, del Cip e degli Enti di Promozione Sportivadi Sportiva
Il Decreto Legislativo 28 febbraio 2021 n. 36, attuativo di una parte della delega per la riforma dello sport (legge 86/2019), definisce i compiti di Cio, Coni, Cip ed Enti di Promozione sportiva:
- Dipartimento per lo sport: la struttura amministrativa della Presidenza del Consiglio dei ministri operante nell’area funzionale dello sport (art. 2, lett.n);
- Sport e salute S.p.A.: la società per azioni a controllo pubblico che svolge attività di produzione e fornitura servizi di interesse generale a favore dello sport, secondo le direttive e gli indirizzi del Presidente del Consiglio dei ministri o dell’Autorità politica da esso delegata in materia di sport (art. 2 lett. rr);
- Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI): l’ente pubblico, riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale che, in conformità alla Carta olimpica, svolge il ruolo di Comitato olimpico sul territorio nazionale (art. 2, lett. l);
- Comitato Italiano Paralimpico (CIP): l’ente pubblico, riconosciuto dal Comitato Paralimpico Internazionale che, in conformità ai principi dell’ordinamento sportivo paralimpico internazionale, e autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive paralimpiche afferenti tutte le tipologie di disabilità (art. 2 lett. h);
- Enti di Promozione Sportiva: gli organismi sportivi
che operano nel campo della promozione e nell’organizzazione di attività motorie e sportive con finalità ricreative e formative, anche a tutela delle minoranze linguistiche (art. 2 lett. s).

Gli obiettivi dello sport secondo la legge di Riforma 86/2019 
Il Decreto Legislativo 28 febbraio 2021 n. 36, attuativo di una parte della delega per la riforma dello sport di cui (legge 86/2019), definisce principi e obiettivi all’articolo 3, comma 2:
- riconoscere il valore culturale, educativo e sociale dell’attività sportiva, quale strumento di miglioramento della qualità della vita e di tutela della salute, nonche’ quale mezzo di coesione territoriale (art. 3, comma 2, punto a);
- promuovere l’attività motoria, l’esercizio fisico strutturato e l’attività fisica adattata quali strumenti idonei a facilitare l’acquisizione di stili di vita corretti e funzionali all’inclusione sociale, alla promozione della salute, nonche’ al miglioramento della qualità della vita e del benessere psico-fisico sia nelle persone sane sia nelle persone affette da patologie (art. 3, comma 2, punto b).
Gli altri punti sottolineano la necessità di consentire ad ogni individuo di praticare sport in un ambiente sicuro e sano;promuovere la pari opportunità delle donne; riconoscere e garantire il diritto alla pratica sportiva dei minori, anche attraverso il potenziamento delle strutture e delle attività scolastiche; incentivare la pratica sportiva dei cittadini con disabilità; valorizzare la formazione; sostenere e tutelare il volontariato sportivo; valorizzare la figura del laureato in scienze motorie.

Lavoro sportivo
Il Decreto Legislativo 28 febbraio 2021 n. 36, attuativo di una parte della delega per la riforma dello sport (legge 86/2019), fornisce le disposizioni in merito al lavoro sportivo, nell’intero Titolo V, dall’articolo 25 all’articolo 38.
Gli articoli forniscono un dettaglio su varie materie che per la prima volta vengono regolate dal legislatore, e vanno dalla definizione di tipologia alla natura contrattuale, dal superamento del vincolo sportivo ai controlli sanitari, dalla sicurezza e assicurazione dei lavoratori sportivi sino al trattamento pensionistico e tributario.
Il 4 settembre 2023 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficile il Decreto legislativo n.120 del 29 agosto 2023, cosiddetto Decreto “correttivo bis”, con disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi 28 febbraio 2021, numeri 36, 37, 38, 39 e 40, attuativi della riforma dello sport. Il testo costituisce uno strumento significativo nella promozione e nello sviluppo dello sport in Italia ed è il risultato di un lungo processo di consultazione e collaborazione con gli stakeholder del mondo dello sport. L’obiettivo principale è quello di creare le condizioni per passaggi graduali alla piena attuazione della riforma. Si tratta di un provvedimento per il quale c’è stato un forte impegno dell’Uisp.

Lo sport e i poteri regionali: il percorso iniziato negli anni ‘70 verso un “governo programmato dello sport”
Negli anni ’70 si faceva strada una nuova consapevolezza della funzione degli enti territoriali, più vicini alle esigenze del territorio. Tale consapevolezza emergeva innanzitutto per quanto concerneva l’organizzazione amministrativa dello sport “con conseguente stimolo alla ricerca di forme nuove di azione amministrativa, in particolar modo nella amministrazione di servizio, propria di uno Stato sociale, e per raggiungere più effettive frontiere di democraticità e di partecipazione dei substrati comunitari alla gestione di interessi che le riguardavano”. Ecco, in sintesi, le tappe più significative:
- Il Dpr. 15 gennaio 1972, n. 8, assegnava alle Regioni le competenze amministrative in materia di “tutela sanitaria delle attività sportive” e le competenze relative alle “attrezzature sportive di interesse regionale”.
- Il Dpr. 24 luglio 1977, n. 616, provvedeva a ripartire le competenze sportive tra CONI, da un lato, e Regioni e enti locali, dall’altro.
- L’art. 157 del d.lg. 31 marzo 1998, n. 112, estendeva per via legislativa le competenze regionali disponendo che alle Regioni spettasse l’approvazione di programmi relativi agli impianti sportivi anche agonistici, riservando alle autorità di governo (dietro parere del CONI) la definizione di criteri e parametri.
- L’art. 117 della Costituzione, nella formulazione del 2001 e dell’introduzione del concetto di “sussidiarietà” territoriale, introduce la competenza concorrente relativamente ad alcune materie, tra cui l’ordinamento sportivo.

La lunga marcia del riconoscimento dello “sport per tutti” parte dall’Europa, era il 1992
Nel 1992 il Consiglio d’Europa, nell’ambito della Carta Europea dello Sport, scriveva che si intende per sport qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, avesse per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli.
I principi fissati nel Libro Bianco sullo Sport del 2008 della Commissione Europea riconoscono e valorizzano il ruolo sociale dello sport, non solo quale strumento per migliorare la salute ma anche per la sua funzione educativa, culturale e ricreativa.

Una tappa storica: la Carta di Lisbona del 2009
Lo sport è un settore in cui le responsabilità dell’UE sono relativamente nuove in quanto sono state introdotte solo con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona nel dicembre 2009. L’UE è competente per lo sviluppo di politiche fondate su elementi concreti, nonché per la promozione della cooperazione e la gestione di iniziative a sostegno dell’attività fisica e dello sport in Europa.
Con il Trattato di Lisbona l’UE ha acquisito una competenza specifica nel campo dello sport. L’articolo 6, lettera e), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) conferisce all’Unione la competenza per sostenere o integrare l’azione degli Stati membri nel settore dello sport, mentre l’articolo 165, paragrafo 1, contiene gli aspetti particolareggiati della politica per lo sport stabilendo che l’Unione “contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa”. L’articolo 165, paragrafo 2, specifica che l’azione dell’Unione è intesa “a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l’equità e l’apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo l’integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi”.

Dal Libro Bianco alla “Dimensione europea dello sport” del 2011
La creazione di una nuova competenza specifica nei trattati ha aperto nuove possibilità per l’azione dell’UE nel campo dello sport. L’UE si adopera per promuovere un maggiore livello di equità e apertura nelle competizioni sportive e una migliore protezione dell’integrità morale e fisica degli sportivi, tenendo conto della natura specifica dello sport. Inoltre, l’UE sostiene l’idea che lo sport può migliorare il benessere generale, aiutare a superare questioni sociali più ampie, come il razzismo, l’esclusione sociale e la disuguaglianza di genere, apportare notevoli benefici economici in tutta l’Unione ed essere un importante strumento nelle relazioni esterne dell’UE. Nello specifico, l’Unione si concentra su tre aspetti: 1) il ruolo sociale dello sport; 2) la sua dimensione economica; e 3) il quadro politico e giuridico del settore dello sport.
Il libro bianco sullo sport della Commissione e l’entrata in vigore del trattato di Lisbona nel 2009 hanno spianato la strada alla comunicazione della Commissione del gennaio 2011 dal titolo “Sviluppare la dimensione europea dello sport”. Si tratta del primo documento strategico riguardante lo sport adottato dalla Commissione dopo l’entrata in vigore del trattato. La comunicazione evidenzia le potenzialità dello sport per contribuire in modo significativo agli obiettivi generali della strategia Europa 2020 in materia di crescita e occupazione (2010-2020), riconoscendo che lo sport migliora l’occupabilità e l’inclusione sociale.

Risorse e progettazione europea per lo sport: per la prima volta nel 2014 viene istituita una linea specifica di finanziamento
Il piano di lavoro dell’UE per lo sport: per la prima volta viene introdotta una linea di bilancio specifica nell’ambito del programma Erasmus+ (2014-2020) per sostenere progetti e reti nel settore dello sport.
Il piano di lavoro dell’UE per lo sport rappresenta il più importante documento dell’UE sulla politica in materia di sport. È incentrato sulle principali attività dell’Unione nel settore e funge da strumento di orientamento per la promozione della cooperazione tra le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e le parti interessate del settore dello sport.
Il primo piano di lavoro per lo sport (2011-2014) è stato adottato dal Consiglio nel 2011. Il 1º dicembre 2020 il Consiglio dei ministri europei dello sport ha adottato il quarto piano di lavoro dell’UE per lo sport (2021-2024). L’attività fisica occupa un posto di prim’ordine nel piano che, tra le priorità fondamentali, prevede la creazione di opportunità sportive per tutte le generazioni. Il piano mira inoltre a rafforzare “la ripresa e la resilienza alle crisi del settore dello sport durante e dopo la pandemia di COVID-19”. Tra gli altri settori d’intervento chiave figurano la determinazione delle priorità per le competenze e le qualifiche nello sport attraverso lo scambio delle migliori prassi e lo sviluppo delle conoscenze, la tutela dell’integrità e dei valori, nonché la dimensione socioeconomica e ambientale dello sport e la promozione della parità di genere.

Lo sport verde e lo sviluppo sostenibile: l’Europa guarda al futurol’Europa futuro
In linea con la transizione verde dell’UE, anche lo “sport verde” figura tra le priorità, in quanto il piano propone l’elaborazione di un quadro comune con impegni condivisi che tengano conto del patto europeo per il clima. L’accento è posto maggiormente sull’innovazione e sulla digitalizzazione in tutti i settori sportivi.
Il 22 giugno 2020 il Consiglio ha adottato le sue conclusioni sull’impatto della pandemia di COVID-19 sul settore dello sport, proponendo diverse misure per la sua ripresa. Il documento sottolinea come l’intero settore sia stato duramente colpito, anche in termini economici, in quanto la pandemia ha avuto conseguenze devastanti sulle attività sportive a tutti i livelli.
Il 10 febbraio 2021 il Parlamento ha approvato una risoluzione che riafferma le conclusioni del Consiglio, ma evidenzia che l’aiuto finanziario non dovrebbe essere limitato ai grandi eventi sportivi e che le misure per la ripresa rivestono un’importanza cruciale per lo sport di base. Inoltre, è stato chiesto alla Commissione di sviluppare un approccio europeo per affrontare gli effetti negativi della pandemia sul settore dello sport.
Gli obiettivi della Comunità Europea sono in sinergia con quelli dell’Agenda 2030 dell’Onu per uno sviluppo sostenibile.
Fonte: sito internet del Parlamento Europeo

Il parere del Cese-Comitato Economico e Sociale Europeo: includere il tasso di deprivazione sportiva tra gli indici Eurostat
Il 24 marzo 2022 resterà una data importante da ricordare nel percorso di riconoscimento concreto del valore sociale dello sport. In un parere di propria iniziativa, dal titolo “L’azione dell’UE per il periodo post Covid-19: migliorare la ripresa attraverso lo sport”, adottato nella 568ª sessione plenaria, a Bruxelles, il Comitato economico e sociale europeo (CESE), presieduto da Christa Schweng, sollecita l’Unione Europea a rendere più visibili nella politica comunitaria i valori che lo sport e l’attività fisica rappresentano, garantendo loro piena dignità al pari delle altre politiche europee. Non solo quindi politiche di coesione, ma un vero percorso di emancipazione, ovvero la visione di una vera e propria “transizione sportiva”, che valorizzi significativamente l’impatto prodotto sulla salute, sul benessere delle persone e sulla qualità della vita.
Un percorso estremamente importante, che ha visto l’Uisp avanguardia di un movimento di pressione, insieme al Forum del Terzo settore, che ha coinvolto parlamentari europei e rappresentanti delle parti sociali, sindacali e datoriali, insieme al Cese e al suo interno Pietro Barbieri, vicepresidente del Gruppo 3, l’Area di rappresentanza dedicata al sociale, e relatore del parere d’iniziativa.