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Uisp e ambiente: “Andare oltre uno sport fatto di consumo”

La Cop24 si è conclusa con un nulla di fatto. Ma c’è sempre meno tempo per arginare i cambiamenti climatici. Parla Santino Cannavò

 

Con 24 ore di ritardo, sabato 15 dicembre si è conclusa in Polonia la Cop24 per il clima: numerose le tematiche affrontate, come le divergenze tra Stati. Nonostante da mesi riecheggiasse l’allarme lanciato dall’Ipcc-Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, la Cop24 di Katowice si è conclusa con un nulla di fatto. Un risultato in linea con le Cop precedenti, aggravato dalle dichiarazioni sempre più preoccupate del mondo della scienza.

Unica novità il Rulebook (il libro delle regole) per l’attuazione degli impegni di Parigi 2015. Un documento che però non riflette l’urgenza necessaria per affrontare la sfida del cambiamento climatico, e che non richiama alla responsabilità i governi in relazione agli effetti del cambiamento climatico. Questo “Rulebook di Parigi”, articolato in 133 pagine, “ha il merito di contrastare la tendenza al declino del negoziato multilaterale e sembra dare soddisfazione a coloro che desiderano soluzioni globali per i problemi globali - si afferma sul sito del Comitato scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile - Le regole adottate sono in effetti più complete di quanto molti si aspettassero da questa Cop 24 in un momento di profonde divisioni, incertezza e marce indietro”.

“Abbiamo bisogno di scelte ambiziose per la riduzione delle emissioni climalteranti – dichiara Santino Cannavò, responsabile politiche ambientali Uisp – e di gestire la fase di transizione tra il carbon fossile e le energie rinnovabili. Per invertire questo processo occorre procedere rapidamente alla decarbonizzazione del sistema energetico e alla conversione verso l’economia circolare e la bioeconomia. Questa sarebbe una trasformazione culturale, politica, economica e sociale senza precedenti. Una sfida per l’intera umanità che ha bisogno di un impegno collettivo e personale”.

Restano a disposizione solo 12 anni per salvare il Clima del pianeta, ma ancora meno per dare risposte all’umanità che soffre: infattim, continuano a crescere le disuguaglianze, le povertà, le migrazioni di massa, la perdita dei diritti e della dignità umana.

“Lo sport sociale e le sue organizzazioni di massa debbono coraggiosamente segnare una svolta – conclude Cannavò - Invertire la storia dello sport fatta di consumo e capitali. E’ arrivato il momento di organizzare uno sport decarbonizzato e a misura di tutti. L’unico sport sostenibile”. (Elena Fiorani)

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