L'Uisp aderisce agli appelli lanciati in questi giorni da AOI, l’Associazione delle Organizzazioni italiane di solidarietà e cooperazione internazionale e Rete pace e disarmo, che chiedono a gran voce il cessate il fuoco e adeguate operazioni umanitarie per sostenere la popolazione libanese, dopo quella di Gaza, allo stremo a causa degli attacchi indiscriminati in corso.
AOI ha espresso grande preoccupazione per la gravissima emergenza umanitaria che ha colpito il Libano negli ultimi giorni a causa degli attentati e dei bombardamenti israeliani. Siamo ormai ad oltre 500mila sflollati dalle loro case, più di 500 morti e un numero enorme di feriti nelle 88 località colpite, dati purtroppo in rapidissima e tragica ascesa. Il sistema sanitario, già messo alle corde nei giorni degli attentati ai cercapersone e ai walkie talkie, è ormai prossimo al collasso e non è in grado di far fronte al crescente numero di richieste.
Il Libano ospita da anni ormai quasi 2 milioni di profughi provenienti dalle aree di conflitto nella regione, di cui 500.000 palestinesi dal 1948. È un Paese in pieno default economico e in una drammatica crisi sociale e politica. Dalla diplomazia mondiale e dalle istituzioni internazionali preposte alla prevenzione dei conflitti le reazioni all’emergenza umanitaria, che colpisce un Paese già in ginocchio, ci appaiono inconsistenti ed inadeguate: si fermano ad una formale condanna per le morti della popolazione civile. Più dirette le parole del Segretario Generale dell’ONU, Guterres: “Il Libano è sull’orlo del baratro, si eviti un’altra Gaza”.
La guerra in Libano è diretta conseguenza del mancato raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza. Un effetto domino che rischia di travolgere altre parti del Medio Oriente, aumentando la sofferenza delle popolazioni civili ed avvelenando le prospettive di convivenza per il futuro.
L’irresponsabilità con la quale si è dato carta bianca al Governo Netanyahu di agire un illegittimo ed indiscriminato “diritto di vendetta” per i fatti del 7 ottobre contro la popolazione palestinese, produce adesso un incendio in rapida espansione di cui si fatica ad intravedere la fine.
Le nostre organizzazioni operanti in Libano sono testimoni dell’immensa sofferenza inflitta alla popolazione civile originaria di un Paese profondamente in crisi e alle persone rifugiate che ci vivono. AOI chiede al governo italiano e alle istutuzioni europee di intraprendere un’immediata ed adeguata operazione umanitaria di soccorso della popolazione libanese e della gente rifugiata. Le ong di AOI presenti nel Paese stanno volontariamente assistendo con il proprio personale locale le vittime, distribuendo aiuti alimentari e sanitari e insieme fornendo supporto psicologico. Siamo pronte/i a intervenire con AICS nella primissima emergenza. Occorre un pressing internazionale per il cessate il fuoco, a partire da un efficace ed immediato embargo degli armamenti ai contendenti, garantendo il ritorno della popolazione in sicurezza alle proprie abitazioni.
Anche la Rete pace e disarmo ha lanciato un appello in difesa delle popolazioni civili colpite dalla violenza di questi ultimi gioni: le azioni di guerra in corso in Libano rischiano di diventare un nuovo, sanguinoso passo di escalation verso una guerra aperta e totale in Medio Oriente. Rete Pace Disarmo chiama alla mobilitazione allargata affinché le istituzioni italiane ed europee si assumano la responsabilità di passi concreti che impediscano l’inizio di una situazione di violenza e carneficina simile a quella in corso a Gaza.
Dopo i tremendi attentati dei cercapersone e dei walkie-talkie dei giorni scorsi, anche la data scelta per lanciare la nuova offensiva su un Paese sovrano – il giorno di apertura a New York dell’Assemblea generale dell’Onu – è indicativa non solo del disprezzo per le sofferenze verso la popolazione civile, ma anche di ogni norma del diritto internazionale.
Questo nuovo fronte di guerra non vede come attori solo il governo estremista e fondamentalista di Netanyahu e le milizie di Hezbollah, ma anche gli Usa e l’Unione Europea che non hanno voluto adottare sanzioni efficaci verso Israele e attenersi agli obblighi previsti dalle prescrizioni della Corte Internazionale di Giustizia in merito alla potenziale violazione di diversi articoli della Convenzione contro il genocidio.
Proseguire il rifornimento di armamenti verso Israele – nonostante 41 mila morti e il lancio sulla popolazione di Gaza di oltre 80 mila tonnellate di bombe – rappresenta una vera e propria luce verde per la costruzione, “dal Giordano al mare”, della “Grande Israele” in cui i palestinesi sono cancellati e i loro territori confiscati ed annessi. Ciò che sta avvenendo è la negazione nei fatti (e nelle risoluzioni del parlamento israeliano) della politica di “due popoli, due stati”.
Nell’esprimere piena solidarietà nei confronti della popolazione civile colpita, chiediamo al governo italiano e a quelli dell’Unione Europea di farsi promotori di una riunione urgente del consiglio di sicurezza dell’Onu per deliberare la richiesta di immediato cessate il fuoco, il rientro in sicurezza della popolazione sfollata nelle loro case, un chiaro mandato alla missione Unifil per la protezione dei civili, la demilitarizzazione delle aree di confine e la garanzia ad entrambe le parti della fine della guerra.
Al cessate il fuoco deve seguire anche l’immediata indizione di una Conferenza sulla pace in Medio Oriente, da tenersi sotto l’egida dell’Onu, con l’obiettivo di ripristinare il diritto internazionale e dare risposta finalmente al diritto di autodeterminazione del popolo palestinese.
Dopo anni di afasia della politica e della diplomazia, pretendiamo che siano adottate nei confronti di tutti i belligeranti sanzioni efficaci ed un embargo ermetico ed immediato sugli armamenti. (Fonti: AOI e Rete pace e disarmo)
(Foto: Rete pace e disarmo)