Nazionale

Uisp Sassari: educare i genitori per insegnare ai più piccoli

L'ultimo fatto di cronaca da Gabicce Mare fa riflettere sul rapporto tra sport, genitori e violenza: i progetti dell'Uisp Sassari

 

Sport e violenza? Due parole che non vanno d’accordo. I valori, quelli del sano sport, non abbracciano gesti di rabbia e di odio e rifiutano qualsiasi episodio discriminatorio, aggressivo o accusatorio. Eppure, la violenza irrompe spesso nei campi da calcio e fa capolinea sugli spalti, nelle tribune dei palazzetti, negli spogliatoi. L’ultimo episodio arriva da Gabicce Mare, località in provincia di Pesaro Urbino, dove un torneo di calcio tra ragazzini in giorni di festa e vacanze si è trasformato in un ring. A sfidarsi per l’ottava edizione della Regins Pasqua Football Cup erano ragazzini della categoria esordienti, di circa 12 anni. A dare il cattivo esempio non sono stati loro, bensì il papà di un calciatore della Ponte di Nona, che ha invaso il terreno di gioco per sferrare un pugno al mister dell'altra squadra, la Accademia Calcio di Terni. A pagare il prezzo è stato il coach, che una volta a terra è stato anche preso a calci, e che avrà da scontare un periodo di convalescenza di almeno un mese. L’uomo è stato denunciato e probabilmente avrà un Daspo a vita. Latini, questo il nome del mister, ha parlato del gesto come di “un fallimento che rischia di vanificare gli sforzi per tenere alti i valori del calcio". L’allenatore ha anche rischiato di perdere un rene.

Si tratta, però, soltanto dell'ultimo di una serie di episodi che si verificano puntualmente durante incontri o appuntamenti sportivi. Spesso l'aggressività e la frustazione di alcuni genitori irrompe e la cronaca porta traccia di insulti e minacce ad arbitri e guardalinee; di parolacce contro il compagno di squadra del figlio; o ancora di minacce verso i bambini colpevoli di "non segnare quel gol". Contro questi comportamenti assurdi, l'Uisp si schiera da tempo, facendosi portavoce di uno sport sano, che mette al centro i valori e non la competizione fine a se stessa. In particolare segnaliamo il progetto della Uisp Sassari, che punta a far capire che il calcio, prima che uno sport, è uno strumento educativo. 

 

Uisp Sassari ha voluto dimostrare che "un altro calcio è possibile", coinvolgendo i genitori dei più piccoli in alcuni incontri condotti da esperti per affiancare i bambini nel percorso di crescita sportiva. Gli incontri sono stati rivolti anche agli arbitri e agli allenatori.“I bambini, che si affacciano la per la prima volta in questo mondo, devono potersene innamorare e poter vivere con la loro naturale spensieratezza il bisogno di calciare la palla che si trovano davanti senza pensieri, con il solo desiderio di giocare per giocare", afferma Loredana Barra, presidente del comitato sassarese. "Il mondo dello sport è pensato per gli adulti e usa metodologie per i grandi. Questo a nostro parere non è il sentiero giusto. Non si devono avvicinare i bambini al calcio ma è il calcio e lo sport in generale che si deve avvicinare ai bambini", dice Barra. Mario Silvetti, responsabile del settore attività Calcio Uisp Sassari, e Veronica Sotgiu, dirigente Uisp, spiegano l'attuazione di una nuova metodologia che punta  al miglioramento delle capacità motorie e psicomotorie del bambino, non solo quelle tecniche.

Grazie a loro due è decisamente esploso: sono circa 70 i bambini e ragazzini dai 3 ai 13 anni coinvolti in un percorso che non vuole per forza sfornare dei piccoli campioni. La SporTen è stata nfatti pensata con il solo scopo di dare a tutti la possibilità di rincorrere e calciare un pallone in maniera naturale e spensierata. "Noi promuoviamo un calcio rigorosamente inclusivo - sottolinea una delle responsabili della scuola calcio, Veronica Sotgiu a La Nuova Sardegna - nessun obbligo di prestazione, nessun campionato, i bambini prendono parte a dei tornei infrasettimanali ai quali partecipano anche i genitori. Qui si gioca per divertirsi e per creare nuovi legami". La scuola calcio SporTen, che accoglie anche bambini con disabilità motorie e cognitive, nel giro di poco tempo è diventata una realtà importante, in grado di coinvolgere un alto numero di piccoli calciatori nell'area compresa all'interno del Rifugio Gesù Bambino gestita dalla Uisp Sassari. Due mesi fa è stato inaugurato il secondo campetto regolamentare da calcio a 5. "Tra non molto anche questi spazi risulteranno stretti - sorride fiduciosa Veronica - stiamo crescendo e la speranza è che le cose vadano bene anche in futuro. Cercheremo pure uno spazio al chiuso per gli allenamenti invernali". Praticare il calcio inclusivo significa quindi slegare il pallone dalle logiche del risultato a tutti i costi, che anche tra i bambini genera spesso ansia, stress e tensioni. Un nuovo modo di praticare il calcio che coinvolge anche le famiglie attraverso importanti percorsi di formazione e di sostegno alla genitorialità.