Vivicittà è una corsa podistica, nel nome della  solidarietà, e per una cultura dei diritti: protagonisti saranno anche  coloro che vivono negli istituti penali e minorili in tutta Italia.  Vivicittà "Porte aperte" quest'anno si correrà in 17 istituti. Il perché lo abbiamo chiesto a Giuliano Bellezza, responsabile nazionale Diritti sociali Uisp. 
 "Senza essere autoreferenziali, per spiegare il significato di Vivicittà  nella carceri vorrei riprendere le testimonianze di due detenuti che a  Genova hanno partecipato al convegno "Un ponte tra carcere e  territorio", momento conclusivo del progetto Ponte promosso dall'Uisp e  da una rete di partner all'interno di 7 carceri liguri". 
 
 "In tale occasione un detenuto del carcere di La Spezia ha raccontato di  non aver mai praticato sport nella sua vita perchè mentre gli altri  giocavano, lui è finito in carcere. Ed è qui, dietro le sbarre, che ha  scoperto il valore dello sport, che regole, disciplina e fatica sono elementi del divertimento.  Da uomo rinchiuso ha compreso il valore del rispetto delle regole  attraverso lo sportpertutti. Per Cristina, detenuta nella Casa  circondariale Pontedecimo il linguaggio dello sport è servito a fare  gruppo con altre detenute e a superare ostilità e sospetti nei confronti  di diverse culture e nazionalità di appartenenza. Mentre per gli uomini  il calcio e le donne sono argomenti unificanti, i rapporti tra detenute  sono segnati da atteggiamenti di inimicizia, e scarsa fiducia. Giocando  a pallavolo, Cristina ha scoperto lo spirito di gruppo: non più  albanesi, italiane o zingare ma amiche che giocano insieme. Nel suo  intervento il Commissario del carcere di Savona ha sottolineato come  nella cultura del carcere lo sport schiacciato da altre priorità sia  considerato superfluo. Le attività motorie promosse con il progetto  Ponte hanno invece dimostrato la sua utilità per la qualità della vita  dei detenuti: a testimoniarlo la notevole riduzione delle risse, dei casi di autolesionismo e dei fenomeni di depressione".
 
 "Lo sportpertutti in questo contesto - prosegue Bellezza - risponde  quindi in maniera efficacissima al bisogno di salute e benessere di  tutta la popolazione carceraria: detenuti, politizia penitenziaria e  operatori. Laddove il sovraffollamento è uno standard, con celle da 4  occupate da 9 persone, l'attività sportiva risponde ad un bisogno  primario dell'uomo in carcere. Vivicittà è una grande leva per agire sulla qualità della vita dentro le mura in maniera stabile ma è anche l'occasione per creare  ponti con l'esterno, per far parlare dei detenuti e della situazione  degli istituti, dell'Uisp e del suo impegno per recuperare in quei  luoghi elementi di civiltà. E' una manifestazione che ci rende  orgogliosi, che motiva gli operatori, che fa la differenza tra Uisp e  gli altri. Vivicittà è emblematico del nostro essere sportpertutti: è  una corsa che acquisisce significato proprio perchè si svolge nelle  carceri, a Beirut, nei campi profughi". 
 (S.S.A.)