Quando il fischio non basta interviene il linguaggio del corpo. Questa è una buona regola per arbitrare il calcio, ma diventa un fattore fondamentale se i calciatori sono atleti sordi. Lo hanno sperimentato di persona Antonio Naitana - coordinatore del settore arbitrale calcio UISP del Comitato di Milano - e 10 arbitri del suo team che hanno diretto alcune gare della Deaf Champions League, il campionato europeo di calcio per atleti sordi.
22 squadre provenienti da 11 paesi europei differenti hanno disputato la quinta Deaf Champions League proprio a Milano che è stata scelta, a seguito della sua candidatura, grazie all’efficienza degli impianti sportivi proposti e delle infrastrutture presenti.
“La differenza più significativa nell’arbitrare dei calciatori sordi sta nel fatto che l’arbitro centrale deve accompagnare il fischio con il movimento del braccio munito del drappo. – spiega Antonio Naitana – Inoltre, anche i guardialinee devono devono collaborare nel segnalare l’avvenuto fischio, qualora i giocatori in campo non se ne accorgano.”
“Quello di alzare il drappo non è un movimento al quale l’arbitro è abituato, - continua Naitana - ma questo ci ha fatto capire come la gestualità e il linguaggio del corpo siano decisamente importanti nell’arbitrare. Questo non solo per quello che concerne gli atleti sordi, ma in generale durante ogni partita. Per questo, con la squadra di arbitri UISP che coordino, poniamo sempre molta attenzione a sviluppare e migliorare il nostro linguaggio non verbale durante le partite.”
“L’organizzazione complessiva del torneo è stata molto buona – conclude Naitana – inoltre, ogni squadra era decisamente organizzata. Le terne arbitrali hanno sempre avuto il giusto supporto. Mi ha anche stupito in modo positivo l’aspetto tecnico e agonistico degli atleti presenti, la loro preparazione fisica decisamente buona. Infine, la sportività in campo è stata eccellente: abbiamo incontrato un clima di rispetto tra arbitri e avversari che raramente incontriamo.”